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10 Febbraio 2023 7 Commenti Vittorio Mortara
genere: AOR
anno: 2023
etichetta: Frontiers
Tracklist:
1. April Rain
2. Naked Soul
3. Nights
4. Time Is Coming
5. Silent Cries
6. Torn
7. I Could
8. Mother Love
9. Set Fire To The Rain
10. Stand For Love
11. Strength To Carry On
12. April Rain (Robbie’s Version)
13. I Could (Toby’s Version)
14. Strength To Carry On (Kent’s Version)
Formazione:
Robbie LaBlanc, Toby Hitchcock, Kent Hilli: voci
Francesco Savino: Chitarra
Alessandro Del Vecchio: basso, chitarra, tastiere e cori
Jacopo Martignoni: batteria
C’è un preliminare che voi lettori dovete assolutamente compiere prima di accingervi all’ascolto di questo disco. E’ un atto di astrazione: mettete da parte per un momento i vostri pregiudizi nei confronti di operazioni commerciali consistenti nel mischiare elementi di varie band per ottenerne di nuove. Dimenticatevi che Kent “prezzemolino” Hilli presta la sua ugola ad altre 45 bands e che il veterano Robbie Le Blanc canta in altri 27 gruppi. Poi cercate di non leggere i credits dell’album per non vedere che ad architettare tutto è sempre Perugino con il suo braccio destro Delvecchio. Fatto? Bene! Adesso concentratevi sul fatto che qui canta una delle migliori ugole del panorama hard/AOR, il leoncino Toby Hitchcock, e che la band tutta italiana che sta alle spalle dei “tenori” non è affatto composta da sprovveduti.
Se sarete riusciti in questo training autogeno preliminare, allora apprezzerete le melodie ammiccanti e senza tempo del singolo “April rain” e gli intrecci delle voci dei tre protagonisti. Purtroppo l’anonimato che pervade la title tarck delude e non invoglia a proseguire l’ascolto. “Nights”, invece, è un altro buon pezzo, pur odorando di già sentito, trascinato dal vocione baritonale di Hitchcock. L’AOR mainstream di “Time is coming” non lascia il segno, così come la più movimentata “Silent cries”. Apprezzabile il ritornello di “Thorn”, orecchiabile e ben interpretato. Le tre voci si alternano magnificamente nel lento epico “I could”, per chi vi scrive, l’apice qualitativo dell’album. Non è male neppure “Mother love”, facile e diretta. Ma piace anche l’agilità delle parti strumentali di “Fire to the rain”. Purtroppo si ricade nella mediocrità con “Stand for love” e neppure la conclusiva “Straight to carry on” presenta un livello qualitativo adeguato.
Giungendo alle conclusioni, astraendosi, come consigliato sopra, da tutte le premesse, ci troviamo fra le mani un disco di AOR contemporaneo, ben suonato e ben cantato, con qualche pezzo degno di nota ed altrettanti filler. Certo lo si ascolta volentieri, ma non ci si trovano quei picchi che ci si aspetterebbe da un lavoro che mette insieme tre delle più gettonate ugole degli ultimi anni. Comunque da sufficienza piena. Anche se il tutto avrebbe meritato composizioni ed arrangiamenti di gran lunga migliori. Se, invece, non ci astraessimo dal contesto, allora bisognerebbe sprecare fiumi di inchiostro per cose già dette e stradette. Quindi lasciamo perdere. Un solo consiglio a chi di dovere: almeno un video in cui i tre tenori sono filmati nella stessa sala di registrazione fatelo! Darebbe quella parvenza di progetto vero e non solo commerciale.
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