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Recensione

80/100

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Vinnie Moore – Double Exposure – Recensione

22 Novembre 2022 Comment Alberto Rozza

genere: Hard n' Heavy
anno: 2022
etichetta: Mind’s Eye Music

Tracklist:


1. Vertical Horizon
2. Rise
3. Still Waters Run Deep
4. Paid My Dues
5. River Flow
6. Hummingbird
7. Astro Man
8. Breaking Through
9. In Too Deep
10. Rocket
11. One Day
12. Southern Highway

Formazione:

Vinnie Moore – Guitar
Richie Monica, John Pessoni – Drums
Michael Bean, Pete Griffin – Bass
John Cassidy – Keyboards

Ospiti:

Ed Terry, Keith Slack, Mike DiMeo, Brian Stephenson - Vocals

Contatti:

Sito: https://vinniemoore.com/

Facebook: https://www.facebook.com/Vinnie.Moore.Official

 

Quando si parla di Vinnie Moore, non serve aggiungere molte presentazioni: virtuoso e visionario, il chitarrista statunitense ex – Ufo torna con un succulento album solista ricco di tecnica e spunti chitarristici.

Inusualmente rispetto alla stragrande maggioranza degli album solisti di virtuosi della chitarra, questo lavoro presenta un alternarsi di diverse voci nelle tracce: ecco quindi “Vertical Horizon”, fresca, frizzante, molto hard rock nelle sonorità, perfetta come inizio. Passiamo alla successiva “Rise”, più gagliarda e cadenzata, anch’essa ricchissima di spunti tecnici e di fraseggi anche melodici. “Still Waters Run Deep” è un brano contemporaneo, ampio e solare, fruibile e godibile da una platea molto larga. Le voci e le linee chitarristiche si intersecano sulla deliziosa “Paid My Dues”, sino ad ora il pezzo più articolato e “strano”, che si lancia nella successiva “River Flow”, tranquilla e soave, dai richiami blueseggianti, magnificamente bilanciata da una traccia vocale calda e intensa. “Hummingbird” fa parte di quella schiera di pezzi piacevoli e aperti, dal grande trasporto emotivo, dal suono proprio “americano”. Passiamo a livelli più strani e virtuosi con “Astro – Man”, folle e scatenata, dimostrazione delle capacità tecniche indiscusse del grande Vinnie Moore, così come “Breacking Through”, ancora strumentale, ancora tecnicissima, ancora vivacissima. Proseguendo con questa seconda parte “senza voce”, “In Too Deep” presenta nuove sonorità e atmosfere, sempre per mettere in mostra le incredibili e poliedriche doti di Moore. “Rocket” aumenta i giri, sia a causa di una struttura ritmica serrata, sia grazie a uno sviluppo solistico veramente sfrenato: ottimo risultato. Torniamo alla tranquillità con “One Day”, sul quale poco c’è da aggiungere rispetto a quanto già precedentemente affermato sulla tecnica e sul gusto di questo straordinario interprete, che ci saluta con “Southern Highway”, ancora senza voce, ma deliziosa per tocco e capacità di cesellare le note, un’ultima traccia a chiusura di un grande lavoro solistico, di grande spessore tecnico, gradevole anche per quegli ascoltatori che non cercano il solito album composto da uno shredder.

© 2022, Alberto Rozza. All rights reserved.

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