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Recensione

88/100

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Violet – Illusions – Recensione

17 Novembre 2022 5 Commenti Vittorio Mortara

genere: Aor
anno: 2022
etichetta: Yellow Muffin Records/Metalpolis

Tracklist:

1. The Looks Of A Winner
2. Blame It On The Night
3. Sophie
4. Do Ya Do Ya (Wanna Please Me)
5. Francine
6. Burning May
7. Only Love
8. Cover Model
9. Run Away

Formazione:

Jamie Beckham - Voce
Manuel Heller – Chitarra, voce
Filip Kuzanski - Tastiere
Eric Hart - Basso
Maurice Probst – Batteria
Frank Dapper - Batteria

Contatti:

https://www.facebook.com/violetAORofficial

 

Era il lontanissimo dicembre del 2019. Il sottoscritto si trovava in quel di Ludvigsburg, Germania, per godersi l’H.E.A.T. festival con headliner il miglior gruppo AOR di tutti i tempi: gli Stage Dolls. Sparsi fra il pubblico, insieme a me, si aggiravano quattro giovanissimi ragazzi tedeschi appassionati di questa nostra meravigliosa musica che, conosciutisi in quell’occasione, hanno pensato di provare a suonare qualche pezzo insieme. Scoprendo di avere un’ottima intesa, hanno poi deciso di mettere su una band e cominciare a scrivere qualche pezzo. Da cosa nasce cosa, ed i nostri sono riusciti ad agganciare la Yellow Muffin con alcuni buoni demo ed a strappare un contratto per il disco di debutto. Quei quattro ragazzi sono i Violet, e il disco di debutto è questo “Illusions”. Registrato nei Peak Studios sotto l’egida di Chris Jones e ben prodotto da Andy Konstandaras, il disco vede le parti di batteria suonate dal drummer del gruppo pop tedesco PUR, Frank Dapper, mentre oggi dietro i tamburi siede il nuovo batterista Maurice Probst a dare manforte alla cantante Jamie Beckham, al chitarrista Manuel Heller, al tastierista Filip Kuzanski ed al bassista Eric Hart.

Quando le prime note di “The look of a winner” escono dagli altoparlanti dello stereo una cosa è subito chiara: anche se le dichiarazioni di intenti parlano di influenze Styx, Heart, Journey, AOR anni 80 insomma, qui c’è una enorme componente pop proveniente dallo stesso periodo: Samantha Fox, Kim Wilde, Kim Carnes… Il brano si rifà anche a certe cose di Pat Benatar, impreziosendole con magniloquenti keys e duetti fra Jamie ed il chitarrista Manuel. Ottimo biglietto da visita. Il piedino comincia a battere ascoltando la ritmata “Blame it on the night”, pop rock di facile presa. La voce della diciannovenne cantante danza sulle tonalità care a Nena e Bonnie Tyler cavandosela egregiamente. La questione non cambia passando al singolo “Sophie”, da cantare e ballare come se non ci fosse un domani, assaporandone le curate parti corali. Grandissima la cover di “(Do ya do ya) wanna please me” del sogno erotico Samantha Fox, soltanto leggermente energizzata. D’altronde l’originale non ne aveva affatto bisogno! “Francine” innesta piacevoli melodie pop su una base di tastiere à la Saga squarciate da un breve assolo di chitarra e accompagnate dal sax nel finale. Si ispira ancora ai seminali canadesi la drammatica “Burning may” in cui il chitarrista Manuel Heller si ritaglia anche il ruolo di voce principale con discreti risultati. La spensieratezza torna a fare da padrona sull’americaneggiante “Only love”. Di seguito possiamo goderci Jamie che si fa sensuale nell’interpretazione della quasi hard “Cover model” non nascondendo la propria ammirazione per la Wilson mora. Ottimo pezzo. Purtroppo il semi slow “Run away” è già l’ultimo brano. Ed il commiato è una canzone che richiama da vicino i lenti dei Roxette con la solita spolverata di AOR vecchio stampo.

Allora, prima un avvertimento: metallari duri e puri, state alla larga da questo disco. Qui non c’è traccia dell’Eclipse sound tanto di moda di questi tempi. La Scandinavia è lontana anni luce dalla musica che fanno i Violet. Piuttosto le loro radici stanno in un’altra landa freddissima: il Canada. Se avete amato i Saga più commerciali, Pat Benatar e i Toronto e non avete disdegnato il pop energico di fine ’80, allora vi scioglierete nell’ascolto di “Illusions”. Come ho fatto io d’altronde! Anche se il primo paragone che può venire in mente è la pompatissima Chez Kane, i ragazzi di Stoccarda, in realtà, si pongono su tutto un altro piano. Le composizioni sono più pop e raffinate, meno tamarre. C’è una maggiore spontaneità e meno pose ammiccanti… Tenendo conto che l’età media del gruppo è intorno ai 20 anni, direi proprio che, per chi vi scrive, questi sono la rivelazione dell’anno! Buy or Die!

© 2022, Vittorio Mortara. All rights reserved.

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