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Recensione

80/100

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17 Crash – Stamina – Recensione

16 Novembre 2022 Comment Vittorio Mortara

genere: Hard Rock
anno: 2022
etichetta: Rockshot Records

Tracklist:

1. A Song For Ennio
2. Higher
3. My World
4. Soul
5. Keep Yourself Alive
6. In My Dreams
7. Reach For The Sky
8. Flashing Lights
9. Brand New Way
10. Danger Zone
11. Strike First

Formazione:

Ros Crash - Voce
Steve Poison - Chitarra
Frankie Musi - Chitarra
The Mess Mistress - Basso
Phil Hill - batteria

 

I livornesi 17 Crash sono giunti qui al quarto album in studio. Esperienza live ne hanno fatta un bel po’ aprendo concerti per nomi importanti del metal e dell’hard rock. Insomma, sono arrivati ad un punto per cui sarebbe lecito aspettarsi il salto definitivo di qualità per affrancarsi dal folto underground delle band nostrane. Prima di procedere con l’analisi dell’ascolto, ricordo che è stata inserita in formazione l’agguerritissima bassista The Mess Mistress e che “Stamina” è edito dai miei concittadini della Rockshot Records. Al mixaggio ed alla produzione, infine, hanno provveduto i soliti Lucatti e Mularoni, già autori di un lavoro più che degno già con il precedente LP. Andiamo subito con i pezzi.

Un breve omaggio al maestro Ennio Morricone fa da intro all’opener “Higher”, più metal che hard rock, dove Ros non fa mistero della sua stima nei confronti di sir Rob Halford. “My world”, ingentilita dalle keys e catchy nel coro, fa il verso ai migliori Eclipse. Vagamente vintage, e per questo vincente, batte il terzo colpo “Soul”, ben giocata sulle armonie corali. Scorie Skid Row appaiono evidenti sull’anthemica “Keep yourself alive”. Ascoltando, poi, il lento “In my dreams”, lo spirito degli Axxis aleggia fra le casse dello stereo provocando una gradevole sensazione. La scintillante livrea metallizzata del riff introduttivo di “Reach for the sky” non dà adito ad equivoci: il brano è un ottimo speed di matrice teutonica, tutto chitarre e cori epici. Leggero calo di tensione con la canonica “Flashing lights” ed il secondo lento “Brand new way”, sottotono rispetto al resto del disco, ma compensato dall’ottantianissima “Danger zone” e dalla bellicosa “Strike first” che chiude il lavoro in bellezza tra atmosfere soffuse e pieni corali potenti.

Lontani ormai anni luce dallo street/glam del primo lavoro, i ragazzi partono dalle basi di hard rock moderno del secondo e terzo disco tentando di affinare ancor più il songwriting e gli arrangiamenti. I musicisti sono bravi ed affiatati. Ros Crash, non lo scopriamo oggi, è dotato di un’ottima ugola e i suoi acuti stendono una gradevole patina priestiana sull’intero lavoro. Il quale è decisamente variegato pur mostrando una buona omogeneità generale. Insomma, ragazzi, per me questo album pesa assai più di parecchie ciofeche provenienti dal nord Europa! L’ho ascoltato e riascoltato più volte con piacere. E lo dico con particolare orgoglio, visto che sono nostri connazionali! Solo un consiglio per Ros: la pronuncia!!! Corretto quello siete pronti! Forza 17 Crash!

© 2022, Vittorio Mortara. All rights reserved.

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