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06 Maggio 2022 4 Commenti Giorgio Barbieri
genere: Heavy metal
anno: 2022
etichetta: Frontiers
Tracklist:
1 - The Hurricane
2 - Space Travel
3 - Break The Chains
4 - No Turning Back
5 - Darkest Night
6 - Midnight Sunset
7 - Under Enemy's Fire
8 - The Landing
9 - Don't Trust Anyone
10 - When You're Gone
11 - Time Stand Still
Formazione:
David Readman - Vocals
Aldo Lonobile - Guitar
Luca Princiotta - Guitar
Andrea Arcangeli - Bass
David Folchitto - Drums
Ospiti:
Antonio Agate, Mattia Gosetti - Keyboards & Orchestral Arrangements
Chiariamo un punto fin da subito, io ho il massimo rispetto dei progetti che coinvolgono artisti di grande spessore provenienti da altri gruppi, le cosiddette superband, anche perchè è difficile che queste unioni diano seguito poi a dischi di basso valore e anche perchè, come nel caso di David Readman, non mi piacerebbe ciò che ha fatto sia con i grandi Room Experience, sia con gli altrettanto validi Voodoo Circle, oltre ai Pink Cream 69, che però sono più una band nel vero senso della parola. Ma purtroppo, o per fortuna, io ho ancora una cognizione del gruppo come di un insieme di amici (più o meno), che danno un senso di coesione, cosa che non ritrovo in questi progetti, i quali molte volte poi non danno seguito ad un’espressione dal vivo, o se lo fanno, i componenti non sono quasi mai gli stessi che hanno registrato l’album e questa cosa si vede e si sente. E’ un problema mio, lo so, ma in questo caso influisce sul giudizio che sto per dare ai Black Eye, supergruppo appunto, creato da un’idea del capoccia della Frontiers Serafino Perugino, che ha voluto unire la potente e versatile voce di David con la chitarra e le idee di Aldo Lonobile, membro fondatore dei Secret Sphere, oltre che chitarrista, tra gli altri, anche di Archon Angel, Sweet Oblivion ed ex Death SS, a questi due artisti si sono uniti Luca Princiotta, chitarrista di Doro ed ex Clairvoyants, che ha collaborato anche alla stesura di alcuni brani, il bassista dei DGM Andrea Arcangeli e il batterista di Stormlord e Nerodia, anche ex Kaledon e Fleshgod Apocalypse, David Folchitto, oltre agli ospiti Antonio Agate (Sweet Oblivion, Timo Tolkki’s Avalon) e Mattia Gosetti (Agarthic), che si occupano delle tastiere e degli arrangiamenti. Il risultato è una album in bilico tra il metal melodico e l’hard rock che vive sulla cresta di questo tenue confine, un po’ come quasi tutti i gruppi dei quali fanno parte i componenti esclusi quelli più estremi e di questo non può che giovarne il songwriting; formalmente i pezzi che compongono l’album sono tutti belli, ben suonati, ben cantati (in parecchi frangenti David sorpassa il “maestro” Jeff Scott Soto), ben arrangiati, insomma tutto per bene e senza sbavature, ma quello che manca, a mio parere, è l’anima, il fuoco grezzo che un gruppo vero e proprio fa trasparire attraverso la propria musica, per dirla in parole povere, mancano un pò di attributi. Detto questo, non posso bocciare un disco così seppur non rientri nelle mie corde, anche perchè le mie convinzioni personali possono sì influire sul giudizio, ma non devono nè stravolgerlo, nè alterarlo, per cui senza fare un excursus track by track, cosa che non mi è mai piaciuta, posso dire che “The hurricane” è uno dei migliori pezzi di apertura che io abbia ascoltato negli ultimi dieci anni, di impatto e melodico al tempo stesso, che “Space travel” ha un’intreccio di chitarre molto ben fatto e centrato, oltre che dei maestosi arrangiamenti di tastiera, che l’intepretazione di David nella cavalcata “No turning back” è notevole, che “Darkest night” ha una magniloquenza che ritrovo in certi Dimmu Borgir (!) se non fosse che David la rende assolutamente accessibile, che “Don’t trust anyone” da una sferzata di speed metal con ritmiche terremotanti non indifferente, che la chiusura affidata a “Time stand still” rappresenta un altro possibile singolo dal refrain facilmente memorizzabile e che su tutto si staglia l’emozionante ballad semiacustica “Midnight sunset”, vero proprio highlight del disco. Insomma, sicuramente chi è avvezzo a maneggiare gli argomenti del nostro sito, troverà molto interessante questo progetto e godrà nel sentire i refrain azzeccati, le melodie armoniche e gli assoli fatti con gusto, senza mai strafare e di questo va dato atto ad Aldo e Luca, per chi, come me, vivacchia anche in altri postacci brutti e puzzolenti, l’ascolto sarà sicuramente godibile e interessato, ma non a tal punto da assurgere l’esordio dei Black Eye a capolavoro da inserire a tutti i costi nella top ten di fine anno, ora sta a voi ascoltatori, perchè alla fine siete voi ad avere ragione e noi scribacchini possiamo solo darvi una mano…
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