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The Hellacopters – Eyes Of Oblivion – Recensione

13 Aprile 2022 4 Commenti Vittorio Mortara

genere: Rock’n’roll
anno: 2022
etichetta: Nuclear Blast

Tracklist:

1. Reap Hurricane
2. Can It Wait
3. So Sorry I Could Die
4. Eyes Of Oblivion
5. A Plow And A Doctor
6. Positively Not Knowing
7. Tin Foil Soldier
8. Beguiled
9. The Pressure’s On
10. Try Me Tonight

Formazione:

Nicke Royale (Anders Niklas Andersson) – voce, chitarra
Robban (Matz Robert Eriksson) – batteria e voce
Boba Fett (Anders Lindström) – pianoforte
Dregen (Andreas Tyrone Svensson, AKA Jerry Lee Hellacopter, Sue Ellen) – chitarra e voce
Dolf DeBorst - basso

 

Mi imbattei negli Hellacopters verso la fine dei ’90, durante il mio periodo punk che faceva seguito ad una sbandata per il death e il black. Questo gruppo, dallo stile originalissimo, messo su dall’ex batterista dei death’n’rollers svedesi Entombed, mi incuriosiva parecchio. Purtroppo, al tempo, non ero predisposto per apprezzarli: troppo poco punk… e degli entombed nessuna traccia. E poi suonavano troppo vecchi. Così, dopo un paio di album, li abbandonai. Ultimamente, in seguito alla mia incoronazione a recensore di gruppi tamarri, è capitato che il collega Samuele mi abbia più volte, più o meno direttamente, invitato a dare un ascolto (e una recensita) a questo nuovo “Eyes of oblivion”. Un po’ controvoglia l’ho messo su e… Mi è piciuto un sacco!!! Saranno le tante primavere in più, sarà la povertà della scena attuale, sarà uno stato d’animo differente… ma la musica che questi signori propongono viaggia una spanna sopra la media! Composta e suonata con il giusto atteggiamento, non facilmente imprigionabile in un particolare genere, immediata al punto giusto. Per non parlare del look e dell’attitudine dei nostri, tra Thin Lizzy e Motorhead…

E allora si parte con “Reap a hurricane”, rock’n’roll che suona bene nel 2022 come sarebbe suonato giusto nel 1975: grezzo e diretto. A seguire “Can it wait”: una voce plasmata dal fumo di mille sigarette domina un pezzo dagli inaspettati cambi di ritmo dove Dregen incastona un assolo rubato al repertorio di Ace Frehley. Il lentaccio blues “So sorry I could die” è un capolavoro di emozionalità, punteggiato dalle note del piano ed interpretato egregiamente da un Nicke Royale che dimostra quanto sia migliorato dietro al microfono. Arriva la title track, ed è uno di quei pezzi che ti si piantano direttamente in testa: immaginate una canzone dei migliori W.A.S.P. portata a fare un giretto alla fine degli anni 70 per poi essere risparata nel prersente. Capolavoro! L’influenza del bacio e di pezzi come “Cold gin” e “Deuce” si avverte fortemente in “Plow in a doctor”. Se ascoltate poi ad occhi chiusi “Positively not knowing”, dal buio apparirà lo spirito di sua maestà Blackie Lawless… Accidenti quanto si è avvicinato a quelle tonalità il frontman svedese! “Tin foil soldier” riprende invece il discorso interrotto dai Thin Lizzy qualche decennio fa, mentre su “Beguided” Nicke paga tributo ad un altro suo idolo: Lemmy Kilmister. D’altronde basta vedere come si vesta per i video ed i concerti… “The pressure’s on” è un’altra canzone immediata e vincente: la sua melodia leggera da cantautorato americano conquista al primo ascolto. Ed infine troviamo un altro brano à la Kiss di “Dressed to kill”: la old fashioned “Try me tonight”.

Dopo quasi 20 anni di silenzio, “The Hellacoplters” sono tornati come se il tempo non fosse passato. Vi consiglio di buttare un orecchio a questo disco senza pregiudizi (come quelli che avevo io) e vedrete che vi piacerà! Non fosse altro che per i suoni, così maledettamente vintage, una buona dose di immediatezza ed adrenalina ed una produzione degna. Fuori dal coro e dagli schemi! Bravo Nicke! Gran bel lavoro!

© 2022, Vittorio Mortara. All rights reserved.

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