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08 Aprile 2022 2 Commenti Samuele Mannini
genere: Aor
anno: 1991
etichetta: Epic
ristampe:
Tracklist:
Wild On The Run
Chain Of Love
Crawling Back
Sister Of Mercy
Stay With Me
Somewhere She Waits
World Inside You
Restless One
Never Enough
Close Your Eyes
Formazione:
Bass, Backing Vocals – Kevin Totoian
Drums, Percussion, Backing Vocals – Tom DeFaria
Guitar, Backing Vocals – Jack Morer
Vocals, Guitar – Steve Augeri
Producer – Frank Filipetti
Ospiti:
Keyboards – Tom Mandel (tracce: 5, 8, 10)
Tall Stories, ovvero come sarebbe potuto essere l’hard rock melodico negli anni 90, ma purtroppo non fu….
Sarà perché venivano da New York, sarà che oramai il top era già stato raggiunto alla fine degli anni 80, ma quando usci questo disco io ebbi subito una impressione di freschezza ed originalità. Intendiamoci, non è certo un disco di avanguardia che pretende di inventare nulla, c’è però la voglia di non intraprendere un sentiero musicale troppo inquadrato in specifici cliché oramai abusati, quali ad esempio l’anthem furioso e la ballad ‘strappamutanda’ a tutti i costi . Certo sono presenti riferimenti agli Zeppelin ed anche ai Journey (soprattutto nella impostazione vocale di Augeri), ma non sono mai forzati, anzi i vari accenni a sonorità anche distanti tra loro, una produzione ottima, ma essenziale e minimal nei suoni ( moda che si stava affermando anche in altri generi), uniti ad un uso parsimonioso delle tastiere, contribuiscono a forgiare un sound pressoché unico nel panorama di quegli anni.
Prendiamo Wild On The Run per esempio, ascoltate come entra la voce di Augeri dopo l’intro urbano e il giro di chitarra minimal. Un ingresso alla Plant fatto con sfacciata naturalezza, ma senza la forzatura di chi vuole dimostrare a tutti i costi qualcosa e senza ostentare (chi ha detto Greta Van Fleet ? :-)) , Il tutto in uno svolgimento della canzone naturale e vario. Rilassata e melodiosa con accenni funkegianti, valorizzata dai preziosi e mai invadenti inserti di chitarra di Jack Morer è la successiva Chains Of Love. Crawling Back è l’esempio di come assomigliare agli Zeppelin, senza assomigliare agli Zeppelin, ovvero inserire in una atmosfera seventies suoni attuali e moderni ( almeno per l’epoca) con una appassionata interpretazione. Ritmata bluesy e rocciosa è Sister Of Mercy, ovvero feeling allo stato puro. Stay With Me è forse più canonica nella sua struttura e guarda forse più ai Giant, senza però mai cadere nella esplicita citazione. Somewhere She Waits è una boccata di aria fresca, un lento che non è una ballad, ma trastulla con la sua rilassatezza e le atmosfere Journey. World Inside You arroventa l’atmosfera col suo svolgimento funky e sexy. Restless One è un altro lento dalle atmosfere blues e southern, un po’ Tangier?….si ma solo un po’. Intro tribale ed incedere ‘sculettante’, caratterizzano Never Enough. Close Your Eyes chiude il disco col botto, graffiante ed ammiccante.
Insomma la scena melodica non era, forse, così morta come sembrava e questo disco potrebbe essere la prova che era possibile essere minimali e creativi pur non sfociando nella depressione. Con i se e con i ma non si fa la storia e le grandi major discografiche preferirono cavalcare l’ onda che gia stava montando, piuttosto che coltivare molteplici alternative e tutto finì (almeno per i Tall Stories) con questo disco; il successivo Skyscraper uscito nel 2009 pur essendo un disco gradevole non è infatti assolutamente accostabile a questo.
Tall Stories in inglese significa frottola o storiella, quindi non raccontatemi che non lo avete perché non ci credo. Questo è uno degli obbligatori assoluti del genere e bisogna averlo.
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