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Recensione

98/100

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Dare – Road To Eden – Recensione

27 Marzo 2022 37 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Melodic Rock
anno: 2022
etichetta: Legend Records

Tracklist:

1. Born In The Storm (4:45)
2. Cradle To The Grave (4:21)
3. Fire Never Fades (3:51)
4. Road To Eden (4:07)
5. Lovers And Friends (3:43)
6. Only The Good Die Young (4:37)
7. I Always Will (4:24)
8. Grace (3:44)
9. The Devil Rides Tonight (3:49)
10. Thy Kingdom Come (4:30)

Formazione:

Darren Wharton (vocals, keyboards)
Vinny Burns (guitars)
Nigel Clutterbuck (bass guitar)
Kev Whitehead (drums)
Marc Roberts (keyboards)

 

Prima di iniziare a scrivere faccio un ultimo respiro, profondo. Interrompe una apnea sofferta, uno scarico di ossigeno continuato ai polmoni. Per intenderci, dice fine a quella sensazione di soffocamento che tutti noi proviamo di fronte alla lunga attesa per qualcosa che da tanto tempo aspettiamo. Che magari vediamo da vicino, ma che non possiamo ancora raggiungere. Che vorremmo già ora, ma che magari non arriverà neppure domani. 

Voi mi conoscete, mi leggete da più di dieci anni ormai. Non ho mai nascosto il mio AMORE viscerale verso la musica degli inglesi DARE. Sapete quanto le loro melodie mi scavino dentro, mi coccolino il cuore. L’ho sempre detto, l’ho sempre scritto, senza censura. E non è un caso, non lo è davvero, che io sia tornato a parlare in modo così regolare di musica in questo ultimo mese, dopo due anni di (non) scrittura che definire altalenanti sarebbe un eufemismo.

Ho avuto il privilegio di iniziare ad ascoltare questo nuovo disco dei Dare proprio un mese fa, e immediatamente, come per magia, si è diradata a poco a poco in me quella fitta nebbia, quel grigiore, che mi annichiliva. Ho soffiato via il buio, perchè la musica non mi emozionava più da quando non la potevo più vivere in prima persona (sotto un palco con gran parte di voi amici), da quando nelle sue note in qualche modo sentivo che non parlava più di quello che stavo – anzi, stavamo – vivendo. Mi sono liberato, nella mente prima di tutto, da quelle centinaia e centinaia di schifezze lette, viste, sentite, e talvolta dette in questo orrendo periodo umano. Dove, nella finzione di essere uniti, ci siamo sempre più divisi e annientati. Ritrovandoci soli.

Ora, scaldato il cuore con quello che più amo, respiro. Sono tornato, Iacopo prima di tutto.

Interamente prodotto, scritto ed arrangiato dal leader e cantante Darren Wharton (noto anche come ex tastierista degli irlandesi Thin Lizzy) nei suoi studio tra le montagne silenziose del Galles del Nord, Road To Eden è il titolo del nuovo album dei melodic rocker inglesi Dare, in uscita nei negozi l’1 aprile 2022 su Legend Records.

Il disco mantiene inalterato quel gusto atmosferico britannico, se non celtico, ricercato, fascinoso e solenne nelle melodie che diventato negli anni il vero marchio di fabbrica della ditta musicale Dare, ma lo fa sviluppando un songwriting che ha un quid più hard rock rispetto ai suoi diretti predecessori. L’accento è così posto, oltre che sulla splendida, passionale e carismatica timbrica della voce del leader Wharton e sulle sue tastiere ariose, gloriose e sognanti (suonate anche da Marc Roberts), ora anche sulla chitarra del veterano Vinny Burns, che si diletta con tutta la sua tecnica, esperienza, e con il suo stile melodico (da sempre personale e riconoscibile) tra riff e assoli melodici di eccezionale fattura, e di grande energia. Ben supportato, c’è da dirlo, dalla precisa batteria di Kev Whitehead e dal roboante basso di Nigel Clutterbuck, che regalano nella loro unione ulteriore profondità e potenza a un insieme strumentale che ora doveva davvero poter contare su un grande e oliato motore per poter sviluppare i suoi cavalli.

In una narrazione lirica e poetica che per forza di cose richiede l’artefizio di un songwriting ampiamente composto da power ballad romantiche, o da mid-tempo che sviluppino l’epicità di racconti quotidiani e non, ora possiamo ritrovare i segni non più celati di tracce di puro rock anni’80. Ne è un perfetto esempio il già singolo di successo (pensate che la squadra di calcio del Liverpool lo ha suonato nel prepartita di Anfield prima del match contro l’Arsenal!), nonchè traccia di apertura del disco, Born in the Storm, una cavalcata melodica che ha nel conubio tra il riffing di Burns e la energica voce di Wharton il suo primo e vero punto di forza. L’altro aspetto cardine è indubbiamente il testo, che corona una canzone potente e epica con il racconto del momento esatto in cui un uomo e una donna scoprono la loro passione per la musica, che li porta a sognare e fantasticare un nuovo inizio, o una nuova vita, cancellando le nubi oscure delle loro vite.

Largo poi alla mid-tempo Cradle to the Grave che, da un avvio leggiadro, epico, echeggiante e melodico in puro stile Dare, acquista vigore con l’accendersi del tocco della chitarra di Vinny Burns, pura e limpida nei primi istanti di canzone, via via più possente nel suo proseguo. La batteria, molto cadenzata, sembra scandire il tempo di una vita, evidenziando quello che è di fatto il tema centrale del pezzo, ovvero il racconto dell’amore incondizionato ed eterno tra un padre e un figlio, e viceversa. Un affetto che è ciclico, che è immortale, che sa superare tutte le incomprensioni e le difficoltà, e che è qui raccontato in modo davvero intimo e toccante. So, I’ll thank you for the days, and all the love you gave, from the Cradle to The Grave (Quindi ti ringrazio per i giorni vissuti, e per tutto l’amore che mi hai dato, dalla culla alla tomba)

Fire Never Fades torna a mostrare i muscoli già nel suo incipit, che di fatto riprende quello che sarà il riff portante del pezzo, mentre nelle strofe mantiene una favolosa delicatezza melodica che permette a Darren di evidenziare l’importante messaggio del suo cantato. Gli insegnamenti di un padre diventano le impronte lungo il cammino intrapreso dal figlio nel corso della sua vita, e la lezione è che ogni persona non deve mai stancarsi di seguire quel fuoco che non si spegne mai dentro di se. Ascoltate qui l’assolo e più in generale le parti di chitarra di Vinny Burns, è pura magia. Da brividi.

E’ tempo della title track Road to Eden, un pezzo dal tema motivazionale e dalle belle energie positive, nonchè forte del tipico sound Dare che lo rende mistico e sognante in ogni sua battuta. La vita è definita come un viaggio verso il proprio e personale Eden, che altro non è che quell’obiettivo che ci prefiggiamo di raggiungere un giorno, e verso cui guardiamo in ogni istante della nostra vita, con forza e passione. Questo continuo puntare a qualcosa non crea angoscia, mai sofferenza, ma una totale e cieca serenità: this heavy load is leaving my heart, and we’ll make it I swear, we’re on The Road to Eden (questa pesantezza sta lasciando il mio cuore, e ce la faremo lo giuro, siamo lungo la strada verso l’Eden).

Entriamo in un vero magic moment con la prima vera ballad di questo album, Lovers and Friends, un capolavoro di delicatezza indefinibile a parole, ma che si può solo ascoltare e riascoltare a caccia di nuove sfumature che colorino il cuore. E’ una traccia soffice, intima, essenziale, interpretata alla perfezione. Presenta – in liriche che sembrano la trama di un film di Hollywood – le parole di ringraziamento che un uomo sente di dover sussurrare all’amante prima che lei se ne vada via. E’ un ultimo abbraccio in musica a una donna per cui si muoverebbero le montagne, perchè è non solo la raffigurazione dell’amore eterno, ma anche dell’amicizia vera.

Segue Only the Good Die Young, l’eccellente e delicato tributo musicale di Darren ai suoi eroi musicali, nonchè amici, scomparsi troppo presto. La traccia parte da un sensazionale incipit di tastiere e lascia alla chitarra il compito di accendere la fiamma, facendo risuonare con il suo attacco deciso un brano ritmicamente sostenuto e molto coposo nel suo sound melodico, forte di un refrain tutto da cantare, arioso e magnifico. Il focus va in particolare sulle figure di Phil Lynott e Gary Moore (come ben evidenzia l’over the hills e far away cantato che da il via al ritornello), e il brano raggiunge il suo apice sul finale, quando il cantante rivive in poche battute il triste momento in cui ha ricevuto quella tragica notizia che mai avrebbe voluto sentire, e che lo ho separato da un collega, ma soprattutto da un amico, e da un fratello. Toccante.

Non calano di una virgola le emozioni neppure con Grace, un’altra traccia soft, sognante e levigata, ma di impronta rock specialmente nel ritornello, che disegna i ricordi di un incontro tra un uomo e una ragazza bellissima in una stazione, e poi su un treno. E’ un colpo di fulmine, un brivido istantaneo, che probabilmente si limita solo a un incrocio di sguardi e a poche parole scambiate tra i sedili di un vagone. E’ poetico un po’ sullo stile de ‘La Ragazza con gli Occhi di Sole’ dei Pooh, per intenderci. There is a light outside her window, shines on her face, and I never will forget her, her amazing grace (c’è una luce fuori dal suo finestrino, che brilla sul suo viso, e non mi dimenticherò mai di lei, della sua straordinaria grazia).

In my heart there’s a place, no time can erase. I miss you then, I miss you still, I always will (nel mio cuore c’è un posto, che il tempo non può cancellare. Ti ho perso allora, mi manchi ancora, mi mancherai sempre). E’ questo il testo del ritornello di I Always Will,  nuova cavalcata rock melodica farcita di ricordi di un’amicizia finita, o divisa dalla vita, ma che non abbandona i nostri cuori e le nostre menti. Torna qui prepotentemente la chitarra di Burns, sia nelle strofe, che nel bell’assolo di chitarra, definendo una canzone di grande carica ed energia, intepretata con molta intensità anche dalla voce di Wharton.

Siamo agli sgoccioli, ma ecco un’altra traccia melodica sensazionale: The Devil Rides Tonight. La canzone racconta la fuga di una ragazza, che sale in macchina alle prime luci dell’alba lasciando al compagno nient’altro che una lettera. Al risveglio, trovate le parole di lei, lui si lancia al suo inseguimento, creando una simbolica gara notturna colma di gelosia, rabbia, e in generale di emozioni forti. Il tutto, in una canzone simbolica, che acquista forza ed energia secondo dopo secondo, e che sale in cattedra grazie ancora alla perfetta interpretazione vocale, ma anche chitarristica, culminata da un assolo magico di Vinny Burns. She was free like the wind, but the devil rides tonight (era libera come il vento, ma stanotte la guida il diavolo). 10 e lode.

Infine, Burns resta sotto i riflettori anche nel commiato dell’album, affidato a una Thy Kingdom Come che è guidata proprio dalla sua stupenda chitarra, e da una sezione ritmica molto compatta e decisa. Incredibile la qualità degli assoli finali, ispiratissimi e davvero emozionanti, per un brano di grande spessore, che sale di tono con prestanza ed energia. Interessante anche il messaggio lirico che mette in contrasto i sogni giovanili di un mondo unito e ricco di posti eccitanti, con la visione più realistica della età adulta che ci pone invece tutti in contrasto, in guerra, separati e distinti. Ma un giorno qualcosa cambierà, in un quasi religioso thy kingdom come..

IN CONCLUSIONE

Forse meno immediato del precedente Sacred Ground, il nuovo album dei Dare acquista valore ascolto dopo ascolto, in un crescendo emozionale che saprà renderlo uno dei preferiti dei fans dall’anno duemila in poi. Se non il preferito.

Di Road to Eden si apprezza non solo la grande varietà compositiva, il ritorno di un sound un po’ più maschio, e l’ottimo lavoro svolto da Wharton in studio di realizzazione e di registrazione, ma anche il suo grande spirito di insieme e di gruppo, che vede in particolare il chitarrista Vinny Burns molto più partecipe, vivo e fondamentale all’interno dei differenti e singoli brani.
Fatico realmente a trovare nelle sue canzoni una sola nota fuori posto, o un momento di stanca, e tutte e dieci le tracce che compongono il disco riescono a brillare sia di luce propria, sia prese nell’insieme della tracklist. Tanto che, a un mese di distanza dal primo ascolto, l’album rimane saldo in heavy rotation nel mio lettore, senza stancare mai.

Ma (e questo per me è fondamentale nel giudizio complessivo del disco) Road to Eden è soprattutto un album diverso dai soliti standard rock melodici. Non suona “come quello, o come quell’altro”. E’ Dare al 100%. E’ diverso, è vivo, e viene dal cuore. E’ una rinascita..

© 2022, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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