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Recensione

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D’Or – Veni, Vidi, Ignis – Recensione

04 Marzo 2022 Comment Alberto Rozza

genere: Melodic Rock
anno: 2022
etichetta: Metalapolis Records

Tracklist:

1. Veni Vidi Ignis
2. Scream
3. Jack-In-The-Box
4. Future, Baby!
5. Dancing
6. Flashback
7. Electric Shock
8. Mr. Madman
9. Rage Unbound
10. The Ticket

Formazione:

André Dormann – vocals, guitars
René Mayer – guitars
Dave Roos Launchbury – bass
Marcel Spiga – drums

Contatti:

Sito: https://dormusic.ch/

 

Disco di debutto per gli elvetici D’Or con “Veni, Vidi, Ignis”, caloroso e sfrenato, dalle visibilissime e ben poco celate influenze anni ’80.

Partenza affidata alla title track “Veni, Vidi, Ignis”, piena di carica e di vitalità, dal riff canonico e dai riferimenti ben in mostra, atti a richiamare dalla memoria dell’ascoltatore band e brani noti e iconici nella scena hard rock. Si passa alla successiva “Scream”, che attinge a piene mani dalla tradizione di Alice Cooper, sia nella graffiata parte vocale, sia nella parte strumentale, senza dimenticare le tematiche proposte nel testo. “Jack-In-The-Box” presenta sonorità più heavy e vicine a un certo periodo degli Skid Row, mettendo in mostra un altro lato della band e soprattutto il lato corale dei D’Or. Con “Future, Baby!” si percepiscono forti e chiare le influenze melodiche, all’interno di un brano ampio e arioso, dalle ritmiche taglienti e coinvolgenti. Arriviamo alla prorompente “Dancing”, molto classica nel riff e nella dinamica, un pezzone tosto e verace che strizza l’occhio a tutti gli amanti e i nostalgici degli anni ’80. Atmosfere più crudeli e sprezzanti con “Flashback”, che rimane coerente con l’ispirazione e lo stile della band svizzera. “Electric Shock” ci fa muovere e ci intriga con i suoi fraseggi strumentali, dimostrandosi una delle tracce più azzeccate dell’album. La citazione nel titolo e in alcuni passaggi strumentali ci svelano il mistero di “Mr. Madman”, buonissimo e tambureggiante pezzo che si getta nella successiva “Rage Unbound”, forte e metallara, sempre sull’onda lunga dei richiami ai classici.

Concludiamo l’album con “The Ticket”, dura e genuina, che congeda l’ascoltatore nel modo migliore, mettendo in risalto un lavoro ben riuscito e ben pensato, fatto di rimandi continui ed insistenti al panorama storico dell’hard e dell’ heavy, che però pecca oggettivamente e nel suo complesso di originalità.

© 2022, Alberto Rozza. All rights reserved.

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