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17 Novembre 2021 8 Commenti Samuele Mannini
genere: Hard Rock
anno: 1991
etichetta: Geffen
ristampe: Rock Candy (2016)
Tracklist:
Forever Young 5:06
Wings 4:26
Burning Down Inside 4:33
Seasons 4:55
Standing Alone 5:29
Lay Your Body Down 4:45
Walk On Fire 5:13
Nothing But Love 3:42
Strip Me Down 4:03
Sail Away 4:27
Formazione:
Bass, Vocals – Jimi Kennedy
Drums, Percussion, Vocals – Michael Clayton
Electric Guitar, Acoustic Guitar, Sitar, Vocals – Brooke St James
Lead Vocals, Acoustic Guitar, Harmonica – Danny Vaughn
Producer – Richie Zito
Ospiti:
Guitar [Additional] – Richie Zito
Keyboards – Alan Pasqua, Arthur Barrow, Richie Zito
La Geffen, negli anni d’oro, ha avuto in mano veramente il gotha dell’ hard rock più o meno melodico, naturalmente prima di virare a 180° e cominciare a spingere verso lidi musicali diversi, abbandonando uno ad uno i gruppi che dall’ 86 in avanti, avevano dato lustro e valanghe di soldi all’etichetta. Bisogna però ammettere che come casa discografica ha sempre fatto le cose in grande; così fu anche per i Tyketto, mettendo a disposizione un produttore del calibro di Richie Zito e visto che il gruppo ne era sprovvisto, anche un fine arrangiatore e sublime tastierista quale Alan Pasqua, non certo soluzioni al risparmio per una band al debutto. Infatti, ai tempi dell’ uscita di questo Don’t Come Easy, dei Tyketto non si era minimamente sentito parlare. L’unico membro con un minimo di notorietà e curriculum era infatti il dotatissimo singer Danny Vaughn proveniente dagli Waysted. Di Brooke St James (chitarra), Jimi Kennedy (basso) e Michael Clayton (batteria) io almeno, non avevo mai sentito parlare. Anche in tempi pre internet la stampa specializzata non mancava di certo, ma la notizia di questo gruppo, arrivò improvvisa ed estremamente gradita. Non ricordo chi curò la recensione su Flash e Metal Shock , ma io andai di corsa a procurarmi il vinile che, ancora oggi, dopo un milione di passaggi mi procura immense soddisfazioni sonore.
Tanto per cominciare, Danny è uno che con quella voce farebbe faville anche se cantasse le istruzioni di un frullatore, ma sinceramente anche a livello strumentale siamo di fronte ad una prova di caratura superiore persino alla già alta media dell’ epoca. Infatti, quando parte il giro di Forever Young, è subito amore. Mi ritengo fortunato ad aver vissuto a pieno quei 5/6 anni magici, dove questo genere ha avuto il massimo splendore artistico e commerciale che sembrava destinato a durare in eterno e che in molti, anche inconsciamente, abbiamo dato quasi per scontato, piangendo lacrime amare appena un annetto dopo l’uscita di questo disco. Wings e Burning Down Inside per esempio mi rimandano immediatamente alla spensieratezza di quegli anni, sempre in giro con lo walkman di ordinanza sparato a manetta. Seasons e la delicata ballad Standing Alone, ricordano le prime passioni amorose giovanili con i loro struggimenti che parevano cosi importanti, ahhh…. beata giovinezza. Rock And Roll di alta scuola da gustare appieno in: Lay Your Body Down, Walk On Fire, Nothing But Love e Strip Me Down ci davano la ferma consapevolezza di saperla più lunga degli altri in fatto di musica. Che dire infine della conclusiva Sail Away? Mi faceva letteralmente viaggiare immerso in quelle sonorità, a bordo della mia immaginaria decappottabile sulle assolate higway americane.
Difficile da parte mia affrontare il discorso meramente artistico, quando sono così travolto dalle emozioni e dai ricordi. Mi rendo conto infatti, che per chi non ha vissuto in diretta questa musica sia difficile capire queste mie introspezioni, ma insomma, che devo dire, per i canoni del genere il disco è semplicemente perfetto, quindi disquisire del lato tecnico mi sembra oltremodo superfluo. Ditemi piuttosto se ascoltandolo non vi sale un sottile brivido lungo la spina dorsale e vi si stampa in faccia un obliquo sorrisetto; ecco, proprio quel sorrisetto è la perfetta sintesi di questo disco, anzi di una intera epopea musicale qui perfettamente racchiusa.
© 2021, Samuele Mannini. All rights reserved.
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