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04 Ottobre 2021 9 Commenti Samuele Mannini
genere: Rock
anno: 2021
etichetta: Pride & Joy
Tracklist:
01. 1985
02. The Long Road
03. Memories
04. Forget You
05. Somebody Loves You
06. What’s Left
07. Can’t Leave It
08. A Place In My Heart
09. Sunshine
10. In The Safe Harbour
11. You Reap What You Sow (Bonus Track)
Formazione:
Dan Lucas – voce, chitarra
Daniel Kruger – tastiere
Andrew Lauer – basso
Sebastian Berg – batteria
Non sapevo di mettermi tra le mani una bella grana, quando ho deciso che avrei fatto la recensione di questa ultima fatica di Dan Lucas. Già, perché dopo il primo ascolto , io che sbavavo pregustando una specie di Canada 2.0, avevo il morale abbastanza a terra; brutta bestia una aspettativa delusa.
Ho deciso così di far passare un po’ di tempo e riprovare, risultato? Bene, ma non benissimo, quindi che fare? Pronto ormai a bocciare il disco, mi sono preso un’altra pausa di riflessione con conseguente altra seduta di ascolto…..ed ecco, alla fine sono giunto alla quadratura del cerchio.
Il primo errore che ho fatto è indubbiamente cercare di paragonare il disco a Canada e visto che si parla di un gioiellino dei tempi che furono, è una cosa sbagliatissima anche solo da pensare. Secondo errore, aspettarmi un disco di AoR, ed anche qui bisogna rendersi conto che non tutti gli artisti amano ripetersi a distanza di anni. Preso dunque il disco per quello che è, scevro da altri pregiudizi ho potuto apprezzare meglio il reale valore di questa ultima fatica di Dan .
Siamo di fronte ad un disco che si muove su coordinate più pop rock che in passato e in certi frangenti si va vicino al rock cantautorale made in Usa, un’ po’ lo stesso percorso intrapreso da Mark Spiro, tanto per intenderci, solo che nell’ ultimo disco di Spiro il songwriting e gli arrangiamenti sono di livello talmente alto da far passare il genere musicale un po’ in secondo piano, cosa che su questo The Long Road accade solo a tratti.
Dividendo il disco in due parti, salta all’occhio che la prima è in effetti più ispirata e di livello superiore, nonché con più rimandi al periodo AoR, la seconda porzione invece scorre via più piatta, senza infamia e senza lode. Le canzoni che ritengo più riuscite sono , 1985 intima e nostalgica, la introspettiva e struggente Memories e la più ritmata e “westcoast” What’s Left.
In sostanza un disco diverso, dove Dan Lucas esplora un lato più intimistico e (complice anche le mutata capacità vocale) volge lo sguardo verso sentieri più distanti dal canonico Aor dei tempi andati. Dategli comunque una possibilità se vi capita, perché con il giusto approccio può lo stesso regalare emozioni.
© 2021, Samuele Mannini. All rights reserved.
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