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06 Agosto 2021 1 Commento Vittorio Mortara
genere: Hard rock
anno: 2021
etichetta: Frontiers
Tracklist:
This Ain't A Love Song
Love Like War
Heaven In The Headlights
Breathe Again
Caught In The Wreckage
Karma
Come Alive
Alibi
Undisputed
Complete
All I Wanna Do
Formazione:
Pete Godfrey - Voce
Lee Revill - Chitarre
Rob Naylor - Basso
Andy Chemney – Batteria
Quarto album per i britannici Blood Red Saints, tornati all’ovile Frontiers dopo averne pubblicati due su AOR Heaven. Ho voluto questo disco da recensire perché qualche anno fa ho avuto il piacere di vedere la band all’H.E.A.T. festival. E i quattro inglesacci mi hanno fatto un’ottima impressione dal vivo: precisione di esecuzione e quell’atteggiamento un po’ spavaldo e strafottente da rockstar li facevano sembrare una band navigata e dalla lunga esperienza. Unica pecca: la qualità delle composizioni che, fatta qualche eccezione, non era all’altezza di tutto il resto…
Purtroppo “Undisputed” conferma questa mia opinione. Non si può dire che le canzoni contenute in questo lavoro siano brutte o malsuonate. Però a tutte manca quel quid che le possa far spiccare: vuoi l’originalità, vuoi il refrain-bomba, vuoi l’assolo ficcante… E, alla fine, il tutto scorre via senza lasciare altra traccia che un vago senso di insoddisfazione, anche a causa di una produzione piuttosto piatta e a suoni un po’ troppo impastati. A cominciare dall’opener “This ain’t a love song”, un po’ sguaiata e caciarona, ma senza mordente. Meglio “Love like war”, ingentilita dalle tastiere ed arricchita da piacevoli cori. Il singolo “Heaven in the headlights” presenta una melodia assai mainstream che, alla fine, pur non facendo gridare al miracolo, risulta piacevole. Grosse influenze del Bon Jovi post These Days si fanno sentire in “Breath again”, nella quale il carismatico singer Pete Godfrey fa il verso al cantante italo americano. Costruita diligentemente ma assolutamente poco incisiva “Caught in the wreckage”, mentre strizza l’occhio ai Kiss di Crazy Nights la successiva “Karma”. Salvata solo dal discreto ritornello “Come alive”, cosa che non succede purtroppo per la bruttina “Alibi”. Palma di pezzo più roccioso del disco assegnata ad “Undisputed” grazie ai suoi riffoni ed alla melodia maschia. E così tocca alla ballad “Complete” stemperare i toni. Si tratta di un lento romantico, piuttosto canonico e non esageratamente coinvolgente, nonostante la bella interpretazione vocale. Chiude “All I wanna do”, altro pezzo di hard rock melodico di stampo classicamente tardo ottantiano. Ancora una volta ben fatto, ma assolutamente incapace di brillare di luce propria.
Insomma, i Blood Red Saints non suonano male, sono assolutamente professionali, il cantante ha un voce più che piacevole e, ve lo assicuro, sul palco non sbagliano nulla. Ma a livello compositivo non sono riusciti a fare il grande salto nell’arco di ben quattro albums. Probabilmente, in altri tempi, avrebbero scritturato, budget permettendo, un certo Desmond Child ed avrebbero risolto il problema sfornato un disco micidiale impreziosito da una produzione stellare. Ma siamo nel 2021 e questa, attualmente, è pura fantascienza.
E allora mi tocca risentirmi l’ultimo dei Reach per riconciliarmi con il mondo… Alla prossima!
© 2021, Vittorio Mortara. All rights reserved.
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