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Recensione

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Mayank – Mayank – Recensione

05 Agosto 2021 Comment Yuri Picasso

genere: Melodic rock
anno: 2021
etichetta: Frontiers

Tracklist:

1. Destiny Calling 2. Billy Is On The Run 3. Miracle Mile 4. We Are One 5. Long Live The Soulless 6. Julia's Smile 7. Sign Of Love 8. Hold On 9. From The Heart 10. Eternal Dream 11. Road To Paradise

Formazione:

Gui Oliver (v) - Rolf Nordstorm (g) - Alessandro Del Vecchio (b, k, bv) - Nicholas Papapicco (d)

Contatti:

https://www.facebook.com/MayankGuiOliver

 

A distanza di un anno dall’uscita del debutto discografico dei brasiliani Landfall, capeggiati dal seducente timbro di Gui Oliver e prodotti da Alessandro Del Vecchio, la nostrana Frontiers non ha perso tempo spingendo affinché il rapporto artistico venutosi a creare tra i due musicisti creasse un nuovo binomio musicale all’interno del Roster della casa partenopea. Coadiuvati da Rolf Nordstrom, chitarra dei Perfect Plan e da Nicholas Papacicco alla batteria, eccoci servito un rinfrescante e piacevole aperitivo su una qualunque spiaggia dei nostri litorali all’ora del tramonto.

Non scopriamo oggi, ma dal debutto degli Auras nel 2010, che il timbro di Oliver suona affine ai vari Steve Perry o Kevin Chalfant, il che non è nel modo più assoluto un limite alle intenzioni, ma può risultare una marcia in più per raggiungere l’obiettivo di un progetto come Mayank; (ri)portare alla mente emozioni raggiunte mediante il ripetuto ascolto di lavori come quelli dei The Storm, per rimanere in tema. Ascoltare un disco di inediti come questo è come salpare sulla nave della nostalgia; non puoi aspettarti nulla di nuovo lungo il viaggio, nessuna emozione forte, ma speri di arrivare a destinazione emotivamente coinvolto, un poco stupito e maggiormente complice dei tuoi ricordi più intimi. Obiettivo riuscito parzialmente, altrimenti mi accingerei a scrivere di un capolavoro che menzioneremmo anche tra un ventennio. Dopo un paio di ascolti, partendo da quello un poco più distratto a quello molto accorto, i ritornelli indelebili latitano. Però, se porgiamo la nostra attenzione ai dettagli, non valorizzati appieno da una produzione solamente a tratti (per fortuna) pressata, troveremo diversi bagliori in grado di stuzzicare appieno il nostro languore di melodia ed armonia.

Un’opener come “Destiny Calling” risulta molto gradevole, molto Edge Of Forever, dotata di un ritornello semplice e cantabile, senza reinventare nulla, decorata da un assolo che non può far altro che rendere il brano la traccia di apertura ideale, coerente al proposito del progetto.Stesso discorso per “Billy is on The run”, la quale mantiene il derma e la struttura del brano sopracitato dilatandone le sfumature. Quando i toni rallentano abbiamo i risultati migliori con linee vocali che arrivano dritte al cuore e riaccendono la fantasia degli anni che furono, supportate da arrangiamenti che aumentano i colori senza offuscare la semplicità d’intenti del brano.Vedi la doppietta “Julia’s Smile”, semi ballad collocabile fra i primi Danger Danger e i The Storm; la meravigliosa ballad “Sign Of Love” che mi ha riportato alla mente qualcosa dei Bad English o per rimanere in tempi più recenti a tema Del Vecchio il progetto L.R.S (uno dei meglio riusciti in casa Frontiers a mio opinabile parere). Se “We Are one” risulta un poco scontatella ai capitoli testo e melodia, “From The Heart” consegue merito grazie alla alternanza di cantato aggressivo-cori e controcori delicati (per quanto possa concedere al termine “aggressivo” il rock melodico) unite a parti strumentali che prolungano la medesima alternanza in un ottimo connubio armonico composto da chitarra solista e tasti d’avorio che lo rendono uno dei brani meglio riusciti in scaletta.

Ad un disco come “Mayank”, come tanti altri che vedono sempre le stesse penne, le stesse menti e gli stessi artefici alla base, non puoi rimproverare proprio nulla.Gli riconosci i meriti nei suoi momenti migliori e parli dei difetti che sono rintracciabili nelle tante uscite discografiche similari dell’ultimo decennio. La politica odierna della quantità impera in tutti i generi musicali, a discapito di alcuni fattori che rimangono al di fuori di ogni logica manageriale (produzioni meno compresse, più brillanti, più ottantiane; suoni meno omogenei e maggiormente diversificati; un numero superiore di songwriters, sono tutti fattori che gioverebbero). Questa verità universale e ampiamente comprovata non toglie i meriti sopracitati di questo disco.

Tra le troppe uscite discografiche, i Mayank meritano più di un ascolto.

© 2021, Yuri Picasso. All rights reserved.

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