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Recensione

80/100

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Cheap Trick – In Another World – Recensione

26 Aprile 2021 3 Commenti Vittorio Mortara

genere: Pop Rock
anno: 2021
etichetta: Bmg

Tracklist:

1. "The Summer Looks Good on You"
2. "Quit Waking Me Up"
3. "Another World"
4. "Boys & Girls & Rock N Roll"
5. "The Party"
6. "Final Days"
7. "So It Goes"
8. "Light Up the Fire"
9. "Passing Through"
10. "Here's Looking at You"
11. "Another World (Reprise)"
12. "I'll See You Again"
13. "Gimme Some Truth"

Formazione:

Robin Zander – Voce e chitarra
Daxx Nielsen - Batteria
Rick Nielsen - Chitarra
Tom Petersson – Basso

 

All’inizio furono i Beatles, con le loro canzoncine facili facili che tutti conoscevano e canticchiavano sotto la doccia. Poi giunsero i Led Zeppelin, con i loro riffoni di chitarra distorta e la voce sensuale di Robert Plant che faceva venire i brividi alle ragazzine. E infine arrivarono i Cheap Trick, che tentarono di unire i due universi e, così facendo, inventarono un genere ibrido tra il pop e l’hard rock. La loro lunghissima carriera potè contare su hits a livello planetario come “I want you to want me” e “Surrender” negli anni 70, “The flame” e “Don’t be cruel” negli anni 80. Poi la crisi del rock melodico negli anni 90 colpì anche loro, e l’unica testimonianza della loro esistenza in quel decennio fu il non eccelso “Wake up with a monster” del 94. Negli anni 2000, tuttavia, si succedettero altri 4/5 album, anche questi non di straordinario valore, il cui stile scimmiottava quello dei primi anni senza mai raggiungerne il livello qualitativo. E oggi, sorpresa delle sorprese, dopo un paio di rinvii, esce questo “Waiting for good luck”. Ed è pure un discreto disco!

Facciamo le dovute premesse: probabilmente la maggior parte di noi ha apprezzato il quartetto americano soprattutto nel periodo d’oro dell’AOR, quando anche loro avevano dato una leggera sterzata al loro stile nella direzione allora di moda e, dopo lo stravagante “The doctor”, avevano sfornato un paio di lavori altamente airplay oriented a titolo “Lap of luxury” e “Busted”. Ecco: scordateveli! Qui tutto, a partire dalla produzione volutamente scarna ed essenziale, prende la distanza da quei suoni patinati e sornioni. Qui si torna al vecchio stile: chitarre crude alla Jimmy Page e melodie vocali alla Beatles, lato John Lennon. Ma, contrariamente agli album degli scorsi 20 anni, la qualità compositiva torna su livelli degni del nome della band.

La formazione è sempre la stessa: due bellocci, Robin Zander alla voce e Tom Petersson al basso, e due “brutti ma simpatici”, i fratelli Nielsen alla chitarra e alla batteria. Produzione e mixaggio affidati ai veterani Julian Raymond e Chris Lord-Alge.

Pronti, via ed è subito Cheap Trick sound su “The summer looks good on you”, melodia sbarazzina per un testo che più leggero non si può. L’apporto delle tastiere valorizza invece “Quit waking me up”, fortemente beatles, con il suo refrain tanto retrtò quanto efficace. Mi è piaciuta tanto “In another world”, un lento che definirei grezzo e malinconico, che ti cattura al primo ascolto. Se poi volete, la potete riascoltare nella stravolta versione “reprise” più avanti nell’album e vi piacerà anche velocizzata! La voce di Robin, resa più gracchiante dal passare degli anni, domina il singolo “Boys & girls & rock’n’roll”, retto dal riff ridondante della chitarra di Nielsen, che avrebbe ben figurato nel vecchio repertorio della band. “The party” rende onore al suo nome: da sparare a manetta ad una festa in piscina tra cocktails e belle figliole, spensierata e sguaiata. L’incedere blues di “Final days” ci delizia con il suo intramontabile gusto d’antan. Una breve pausa con la ballad acustica fortemente beatlesiana “And so it goes”, carezzevolmente melodica, e si riparte subito con il riff pesante di “Light up the fire” che accompagna un’altra classica Cheap Trick song. Sarà per via degli inserti di slide guitar, sarà perché è l’unica concessione alle patinate melodie anni 80, “Passing through” l’ho trovata assai piacevole. Ma ho gradito parecchio anche il classico party rock’n’roll della successiva “Here’s looking at you”, scritta con Linda Perry (chi ricorda i “4 Non Blondes”????), da cantare tutti insieme saltellando sotto al palco. Dopo la già citata versione velocizzata di “In another world” tocca a un’altro lento ammiccante a titolo “I’ll see you again” e, siccome siamo verso la fine del disco, fa la sua comparsa all’angolo dell’occhio la classica lacrimuccia… Il commiato spetta alla cover di “Gimme some truth” del maestro Lennon, resa in modo piuttosto fedele all’originale. E come poteva essere altrimenti?

Intendiamoci bene: “In another world” non è il miglior disco della carriera dei Cheap Trick. Non è nemmeno l’album più bello di questo inizio del 2021. Però è piacevole, si ascolta tutto d’un fiato ed è meglio di quanto proposto dalla band dal 90 ad oggi. E poi questi quattro vecchietti hanno fatto un pezzo della storia della nostra musica, e solo per questo varrebbe l’acquisto! Come direbbe Mara Maionchi, per me è un si!

© 2021, Vittorio Mortara. All rights reserved.

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