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Recensione

60/100

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Reece – Cacophony Of Souls – recensione

17 Aprile 2020 2 Commenti Alberto Rozza

genere: Hard Rock / Heavy Metal
anno: 2020
etichetta: El Puerto Records

Tracklist:

1. Chasing The Shadows
2. Blood On Our Hands
3. Judgement Day
4. Collective Anaesthesia
5. Cacophony Of Souls
6. Another Life Another Time
7. Metal Voice
8. Over And Over
9. Back In The Days
10. A Perfect World
11. Bleed
12. No Disguise

Formazione:

David Reece - Vocals
Andy Susemihl - Guitars
Malte Frederik Burkert - Bass
Andrea Gianangeli - Drums

 

Torna a far parlare di sé David Reece, ex – voce per un periodo degli Accept, in collaborazione con il chitarrista ex – U.D.O. Andy Susemhil, in una combinazione metal teutonica dalle premesse interessanti.
Sin dalle prime battute di “Chasing The Shadows” si capisce che, a prescindere da una buona esecuzione tecnica, il materiale presente nell’album possa sembrare poco originale: il riff di questo brano sembra proprio, nella sua struttura basilare, quello di “Slave To The Grind” degli Skid Row. Si passa alla successiva “Blood On Your Hands”, molto tagliente e puramente heavy, che attinge pienamente a tutta scena tipica di questo genere, sia nella forma che nel contenuto.

Mantenendo sempre un’altissima resa strumentale, torna a presentarsi il problema dell’originalità: “Judgement Day” presenta molte sfaccettature tipiche della discografia dei Sabbath e soprattutto dei Dio. “Collective Anaesthesia” mostra buoni fraseggi, che conducono l’ascoltatore su orizzonti ancora inesplorati in questo lavoro. Si arriva dunque alla title track “Cacophony Of Soul”, baritonale, oscura ed evocativa, che rimane impressa soprattutto per un ritornello orecchiabile e genuino. Arriviamo immancabilmente al momento “lento”, sulle soavi e suadenti note di “Another Life Another Time”, canonico nella struttura e nelle trame strumentali e vocali. Si torna a spingere e purtroppo si casca ancora in ritmiche e situazioni scontate: è questo il caso di “Metal Voice”, che nonostante quanto detto in precedenza, almeno presenta una carica energetica ed emotiva di un certo valore. Con “Over And Over” e “Back In The Days” ci si avvicina maggiormente a sonorità ed atmosfere contemporanee, o almeno si azzarda un tentativo più o meno riuscito, soprattutto nella positivissima capacità di sfornare ritornelli accattivanti. “A Perfect World” convince pienamente, con la sua grinta e una certa pervadente freschezza che, sfortunatamente, non possiamo riscontrare nella successiva “Bleed”, comunque complessivamente tosta e martellante. I Reece ci salutano con “No Disguise”, emblematico simbolo di un lavoro sicuramente prodotto con ottimi mezzi, ma carente in modo generale di fantasia e in troppi passaggi ricordante altre realtà della musica heavy metal: peccato.

© 2020, Alberto Rozza. All rights reserved.

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