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09 Marzo 2020 8 Commenti Yuri Picasso
genere: Hard Rock
anno: 2020
etichetta: Frontiers Music Srl
Tracklist:
1. Shake The World 04:36
2. Big Disaster 04:37
3. Johnny Came Marching 05:46
4. Immortal Souls 06:12
5. Make It There 05:49
6. She’s On To Us 04:42
7. The Rock That Rolled Away 06:22
8. Long Road To Nowhere 04:19
9. Sacred Place 04:47
10. Unless We Change 03:59
11. Divided/United 06:00
Formazione:
Robin McAuley – Lead Vocals and Background Vocals
Reb Beach – Guitars and Background Vocals
Jeff Pilson – Bass, Acoustic Guitar, Keys and Background Vocals
Matt Starr – Drums and Percussion
Contatti:
Quando a una label, molto attiva (per nostra fortuna) come la Frontiers viene in mente di assemblare un super gruppo, un side project che vede coinvolti musicisti dall’illustre curriculum, il fattore che fa la differenza è la motivazione. La fame, la voglia di ricordare e rendere onore ai tempi andati o quasi di almeno uno dei musicisti coinvolti.
Le motivazioni sono tutto nella vita, la benzina che ci porta a compiere i nostri progressi quotidiani. E durante l’ascolto di questo “Shake the World” non si può non riconoscere questa determinazione nella prestazione del Singer Robin McAuley.
A parte la partecipazione al progetto Micheal Schenker Fest, nel corso degli anni aveva fatto perdere le sue tracce, mentre altri singer indubbiamente meno dotati di lui continuavano a cantare su disco.
E se alle spalle di Robin McAuley metti 3 musicisti dalla navigata esperienza come il poliedrico Reb Beach (Whitesnake-Winger), Jeff Pilson (Dokken-Foreigner) e Matt Starr (Ora nei Mr.Big e Burning Rain), desiderosi di mostrare che quella fiamma ancora non si è spenta, il risultato non può che essere convincente.
Il disco mi è piaciuto , è oggettivamente ben riuscito e musicalmente possiamo collocarlo tra gli ultimi Winger e gli MSG (McAuley “era” ovviamente ).
Si parte con la title track, una sfuriata Hard trascinante dove i nostri dicono chiaramente che se vogliamo la luce intorno a noi ,c’è! Sta a noi trovarla e a non arrendersi a critiche o compromessi. Mostra chi sei . Intenti non nuovi, clichè, ma che suonano dannatamente convincenti ora. Nei primi 4 pezzi non si tira il freno per alcun motivo. Molto bella a mio modo di vedere “Jonnhy Came marching” che mi ha riportato alla mente i momenti più hard ed ammiccanti del McAuley Schenker Group. In tutto cio merita una menziona Reb Beach, chitarrista da sempre dotatissimo di tecnica e creatività, basta ascoltare il suo solo nel pezzo sopra citato o i riff spaccadenti presenti in “Big Disaster” e “Immortal Souls”, dove aiutato da una sessione ritmica killer, creano due grandi pezzi ! Si tira il freno e arriva il momento della semi ballad “Make It There”. Molto piacevole, non tra le mie preferite dell’intero disco.
Veri cali di qualità, riempitivi, non sono pervenuti alle mie orecchie…anzi.
A metà disco ecco partire “Sacred Place”. Un vero gioiello, capolavoro. Il pezzo più MSG dell’intero disco si piglia anche la palma di migliore canzone. Dotato di un ritornello che funziona, cantato da un McAuley che avrà pensato di esssere tornato a fine anni 80 mentre lo interpretava, per nostra fortuna. Ci siamo capiti, la canzone che ti fa venire voglia di riascoltarla una volta finita.
Arrivando verso la fine anche un pezzo che parte in modo anonimo e iperinflazionato come la ballad “Divided/United” trova la sua personalità ed identità quando sale di dinamica dopo il break di Reb Beach , autore di un lavoro sull’intero disco di qualità e quantità, seguito a ruota da un McAuley indiavolato e dalla coppia Pilson/Starr hardeggiante.
Se tante “Super Band” partono almeno un poco “spompate”, non è il caso dei Black Swan che vedono i loro punti di forza nell’alchimia dei membri del gruppo, nella voce di Robin McAuley e nell’identità artistica gia definita. E scusate se è poco….
© 2020, Yuri Picasso. All rights reserved.
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