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Recensione

73/100

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STATION – STAINED GLASS – recensione

21 Dicembre 2019 Comment Giulio Burato

genere: Melodic Rock
anno: 2019
etichetta:

Tracklist:

01. A Matter of Time
02. Emily
03. Never Enough
04. I See You Everywhere
05. Angel
06. Nothin' but Love
07. Still Here
08. Burning out Fast
09. I Need You Red
10. Stained Glass
11. All You Need Is a Heartbeat

Formazione:

Patrick Kearney (voce)
Chris Lane (chitarra)
Emi Asta (basso)
Tony Baptist (batteria)

Contatti:

https://www.facebook.com/StationNYC/

 

In questo 2019 mi è già capitato di aprire una nuova recensione prendendo spunto da quelle passate. Una premessa dovuta in quanto, oggi, partirò allo stesso modo, ossia da una frase presa dalla recensione di “More than the moon” (vedi link) del 2018:

“Pollice verso per … la particolare assenza di “All You Need Is A Heartbeat” e della splendida “Never Enough”, lanciate con tanto di video nel 2017, entrambe meritevoli di essere in prima fila sulla tracklist.”

Tale considerazione, oggi, è risolta: gli americani Station mettono in scaletta le due sopra citate canzoni che, alla lunga, sono tra le migliori in “Stained Glass”. Uscito a fine Ottobre con una copertina che gioca nuovamente sulla presenza di piccoli ma vivaci colori, l’album ci propone un rock melodico di chiara matrice americana con un taglio più bluesy.
L’opener “A matter of time” è uno dei primi acuti della nuova release con un intro ficcante, è un andamento scanzonato. La successiva “Emily” si fa apprezzare per il buon riff e ha in dote un refrain azzeccato. Della bellezza di “Never enough” abbiamo già parlato in passato: top song.
L’iniziale suono di batteria di “I see you everywhere” mi porta a pensare agli Alias; un fuoco di paglia che è comunque mitigato da un buon lavoro del binomio basso/chitarra. “Angel” è invece un po’ troppo prolissa e scolastica. Stesso discorso per “I need you red”, mentre “Still Here” è la migliore tra i brani acustici proposti. Da segnalare il lavoro di Chris Lane alle sei corde.
In mezzo a questo gruppo di canzoni leggere, ecco le più briose “Nothing but love” e “Burning out fast”; la prima ha sfumature che prendono spunto da Mr.Big e Van Halen, mentre la seconda ha una bella anima blues.
Si chiude con un breve interludio, immancabilmente acustico, che porta alla già conosciuta e ben fatta “All you is a heartbeat”.

IN CONCLUSIONE

“Stained Glass” ricalca le orme del precedente “More than the moon” aggiungendo un’impronta maggiormente blues e, soprattutto, inserendo le canzoni non presenti nell’uscita discografica del 2018.
Nel complesso è un album ben suonato che scorre con alcuni acuti, degni di nota, e altri passaggi meno coinvolgenti.

© 2019, Giulio Burato. All rights reserved.

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