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HARDLINE – Intervista con Johnny Gioeli e Alessandro Del Vecchio

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HARDLINE – Intervista con Johnny Gioeli e Alessandro Del Vecchio

28 Settembre 2019 0 Commenti Iacopo Mezzano

Mancano tre ore circa all’inizio del loro concerto all’HT Factory di Seregno (MI), e Johnny Gioeli e Alessandro Del Vecchio accolgono me e la Mary Ferranti (che di questa intervista è stata per gran parte l’unica voce e mente. La ringrazio ancora per l’enorme aiuto!) nella loro stanza, salutandoci con dei sorrisi radiosi che perfettamente nascondono la loro stanchezza (abbiamo fatto il check-in in hotel – ci racconta Johnny -, ci siamo riposati tipo.. quanto, 30 minuti?! Ci siamo fatti una doccia, abbiamo preso la nostra roba, siamo venuti qui, abbiamo fatto il sound check, e… beh, ad ogni modo va bene così. E’ il rock ‘n’ roll!! Per chi ci incontrerà, da adesso a dopo lo show, noi saremo perfetti.)

Inizialmente si chiacchiera un po’ del più e del meno. Poi, provando a fare i seri, ci sediamo su un divanetto, e parte la nostra conversazione sugli Hardline e il loro nuovo disco Life..

MR.it: Prima di iniziare vorrei far notare come gli Hardline siano una band molto creativa, specie se paragonata ad altre simili realtà musicali. Ragionando sull’essere creativi, sappiamo che tutti voi partecipate a tanti progetti musicali. Posso a mala pena immaginare quante interviste come questa facciate ogni anno! Che tipo di impatto positivo riesce a dare questa vostra continua produttività alla band?

Johnny: In realtà non avevo mai pensato alla cosa sotto questo aspetto. Credo che la creatività sia proprio questo, la creatività è una tela bianca che noi disegniamo.

Alessandro: E credo che ci siano persone che si preoccupano di questo. Del tipo: devo allenarmi costantemente, scrivere è il mio banco di prova. Ci sono persone che scrivono tipo dieci canzoni in dieci anni, e sono anche loro considerabili creative. Al pari nostro, che produciamo molto di più. Il farlo, ci tiene attivi.

 

MR.it: Vi aiuta confrontarvi con altri artisti e altri generi?

Johnny: Sicuramente sì! Sai, sono situazioni differenti, ma è sempre creatività. Canto per Axel Rudi Pell da 21 anni, con quel tipo di scrittura alla Rainbow e alla Black Sabbath, è tutto differente. E’ diverso, devi immergerti in quel tipo di creatività. Si, credo sia fantastico stimolarsi con cose nuove, per questo adoro lavorare con Ale che è bravo a passare dal rock, al pop, al reggae, a qualunque cosa! (ride)

Ale: Allora il prossimo album sarà reggae!

Johnny: Ok, sarà reggae rock!

 

MR.it: Da Aprile, che è il mese di uscita del vostro ultimo album Life, avete suonato tantissimi show in tanti differenti locali e città. E’ una vita pazza, ma da quanto  riesco a percepire dalle canzoni del disco, vi siete sforzati molto nel mettervi a confronto con il vostro io, calmandovi per un minuto, per capire cosa davvero conta. Potete dirci cosa è in cima alla vostra lista adesso? Cosa è davvero importante?

Johnny: Wow! Un’altra bella domanda, vi odio! Beh, credo che giunti a questo punto, con l’album e tutti questi show, stiamo cercando di essere una giving band (inteso come: una band che sa donare e trasmettere agli altri emozioni). Vediamo e incontriamo gente felice, questo per noi è la magia che sta dietro la musica. Ed è quello che vogliamo. Certe volte siamo esausti, come stasera, ma appena vediamo i volti sorridenti delle persone che cantano a squarciagola con noi, come certamente farete voi stanotte, questa per noi è la ciliegina sulla torta. Siamo donatori. Ed è questo quello che facciamo. E’ speciale e importante per noi. Non siamo.. sai, appena finiamo un concerto pensiamo: cavolo, è stato davvero grande per quella gente!

Alessandro: Si quello che conta per noi è dare il meglio, e fare del nostro meglio per essere in un certo senso rispettosi del fatto che è la gente con cui ci confrontiamo nei nostri show a comprare i nostri prodotti, spendendo i suoi soldi viaggiando lungo le strade di ogni Paese del mondo, a volte dal Brasile, o da posti così lontani. Dobbiamo dare valore a quello che doniamo loro.

Johnny: In quel momento non siamo solo una band, ma siamo la ragione per cui la gente si sposta, e guida, e viaggia..

Alessandro: Ed è quello che davvero conta per noi. Vedervi felici, darvi tutto ciò che abbiamo e anche qualcosa di più. Ed è questa la nostra priorità.

Johnny: E’ così. Non vogliamo soltanto fare qualcosa per il dovere di farlo. Vogliamo essere felici di quello che facciamo, ma quello che davvero ha importanza è se stiamo dando il meglio per la nostra gente. Molte band si dimenticano di ciò, perdono totalmente di vista il fatto che senza la gente.. senza il pubblico non siamo niente. Davvero! Non sono una voce se non posso essere ascoltato. Quindi il rispetto di centinaia o migliaia di persone è quello che conta per noi.

 

MR.it: Johnny, in qualche modo questo è lo stesso messaggio che sta alla base del tuo album solista One Voice?

Johnny: Si! Esattamente! Il mio album solista, che Ale ha prodotto, registrato, e lavorato, e masterizzato, e messo assieme, e disegnato, e.. (ride) .. è stato completamente un album fatto per donare un aiuto a quel giovane ragazzo paralizzato. Si, questo mi piace! Penso di avere avuto una lunga carriera, ho iniziato quando avevo 11 anni e ho tipo una sessantina di album sul mercato. Ma se non sei nella giusta mentalità di donare indietro quello che hai avuto, non sei corretto. Per questo, sono felice e orgoglioso di ogni singolo momento passato a suonare.

 

MR.it: Tornando a parlare del fatto di essere una band e della vostra unione, ho visto un divertentissimo video in cui salite su un palco di un karaoke bar e fingete di non essere capaci di cantare Don t stop believing. Come vi è venuta in mente questa super divertentissima idea?

Johnny: Sei stato tu!!! (indicando Ale) Oh cavolo, è davvero online?!!

Alessandro: Avevamo un giorno di riposo in Germania. Un amico di Marco Di Salvia è venuto da noi e ci ha detto: vi ho trovato un bellissimo posto, lo adorerete! Siamo finiti in un karaoke bar bavarese. La situazione era del tipo.. avevamo in un giorno di riposo, tutto quello che volevamo ascoltare era.. il silenzio. Cercavamo un posto tranquillo, ma lui era così galvanizzato, e ormai eravamo li. Così siamo saliti sul palco, anzi, in realtà ho mandato Mario Percudani a dire alla presentatrice che era il mio compleanno. Pochi minuti e quella ci ha chiamato sul palco.. e, o mio Dio..

Johnny: E Ale ha cantato ogni nota fuori tono, fingendo di essere tipo un bimbo estasiato. Vengo dall’Italia!!!! E’ il mio compleanno!!!! Johnny sali anche tu, è il mio compleanno!!! E la gente ha iniziato a urlare, e c’era questo brano dei Journey..

Alessandro: Ho iniziato a cantare fuori tono e la gente era tipo.. ooooooh cavolo, non è bravo..

Johnny: Ha cercato di cantare stonato ogni nota, e poi quando invece abbiamo iniziato a cantare bene.. la gente era tipo.. wooooooooooow

Alessandro: Quando siamo arrivati all’assolo di chitarra e ho gridato.. Guitar soloooooooo!!

Johnny: Si, è stato fantastico!

 

MR.it: Gran parte della band è ormai italiana. Questa formazione è molto fresca, e sembra che suoniate insieme da sempre. Parlo a te Johnny perché sei il componente storico della band: qual è il più grande cambiamento che hai notato in questa evoluzione del gruppo?

Johnny: Certamente l’energia, la collaborazione, l’unione musicale sul palco, la potenza. Ognuno è davvero connesso, in modo naturale, non come nelle boy band. Siamo molto connettivi. Siamo.. devo dirvi la verità. Quando gli Hardline si sono formati, con Neal Schon, Todd Jensen, Deen Castronovo, ed io ero il cantante, uscire fuori con questa formazione, questa sezione ritmica, era estremamente potente. E’ quello che abbiamo di nuovo adesso. Abbiamo la giusta alchimia, siamo grandi compositori, è davvero bello. E’ la passione italiana! E’ vero! I musicisti italiani se devo essere davvero sincero lavorano molto duramente e molto seriamente, cercando di essere il meglio di quello che possono essere. E’ molto diverso dagli americani, mi spiace musicisti americani! Ma voi italiani lavorate molto di più, e si vede!

Alessandro: E’ perché non abbiamo avuto prima d’ora una possibilità di farci conoscere. Quindi quando facciamo qualcosa che deve essere mostrato al di fuori, lo facciamo meglio. Perché in America le opportunità sono molte di più, quindi la gente è meno entusiasta in qualche modo. Ma noi italiani dobbiamo conquistarci ogni metro di strada che percorriamo..

 

MR.it: Abbiamo avuto modo di assistere a molti vostri show, e ascoltando la potenza con cui suonate le vostre canzoni non abbiamo mai avuto l’impressione che non foste in grado di raggiungere anche dal vivo la qualità delle vostre registrazioni in studio. Credo che avere musicisti così talentuosi come Mario, Anna e Marco possa rendere tutto più semplice. Cosa vi piace del talento di ognuno di voi?

Johnny: Intanto grazie, è un bel complimento. Prima di tutto rispettiamo il talento di ognuno di noi. Quello che rende valida una band è quando riconosci questo talento, e permetti a tutti di usarlo così che nasca questa brillante e magica collaborazione. E’ magia, proprio così!

 

MR.it: Parlando di una vostra canzone, Place to Call Home mi ricorda tanto un vostro vecchio brano: Rhythm from a red car.

Alessandro: Perché? (sorridendo)

Johnny: Già! Questa domanda è per voi. Perché? (e canticchia la melodia, battendo le mani e i piedi sul pavimento)

MR.it: Proprio per quello, per le ritmiche dei due pezzi! Avete trovato il collegamento perfetto tra passato e presente. Qual è il punto di unione di questo viaggio musicale da Double Eclipse all’ultimo album Life?

Johnny: Non saprei, forse..

Alessandro: E’ la tua voce Johnny! E’ il collegamento di tutto, perché quando scriviamo lo facciamo essenzialmente per una voce. Sono della stessa idea di Jim Peterik: it’s the singer, it’s not the song (è il cantante, non la canzone. Noto titolo di un celebre brano dei Surivor, ndr). Quando hai dei grandi cantanti, come noi abbiamo fortunatamente, cerchiamo di scrivere qualcosa che vada oltre alla sola canzone. E credo sia quello che mi ha catturato quando ho sentito per la prima volta Double Eclipse nel 1992, perché i ragazzi erano qualcosa di speciale. E questo è il vero collegamento. E’ sempre stato così, abbiamo tutti differenti personalità, e ogni registrazione degli Hardline esplora differenti panorami. Se prendete Human Nature e Leaving the End Open sono due dischi praticamente opposti, ma sono sempre gli Hardline, perché l’elemento che li unisce è il modo in cui Johnny canta e interpreta melodie e testi. E’ un sound unico. Johnny.. c’è solo un Johnny Gioeli nel mondo.

Johnny: Grazie a Dio! Forse sarebbe davvero pericoloso averne due! (ride) No.. grazie Ale. Non ci avevo mai pensato. E’ sempre stato un qualcosa che veniva spontaneo, non ci siamo mai seduti a un tavolino dicendo: facciamo un nuovo Double Eclipse. Scriviamo grandi canzoni assieme, e ci divertiamo a creare.

 

MR.it: Qual è il migliore complimento che hai mai ricevuto per una canzone o una emozione provata da qualcuno?

Johnny: Beh, dopo così tanti anni, sono tipo quarant’anni di carriera, ancora mi stupisce come la gente riesca a tradurre le canzoni in modo che abbiano un significato per le loro vite. Questo per me è magico. La gente arriva e ti dice: stavo morendo di cancro, e l’ho combattuto perché quella canzone mi ha dato la forza. Questo è speciale, questa è la magia! E’ pazzesco! La musica è una emozione, che puoi far tua per farne quello che vuoi! Ed è davvero speciale per me poter.. non so, cambiare la vita di qualcuno, o aiutarli, o rilassarli.. alla fine credo sia il motivo che sta dietro a tutto ciò che facciamo.

 

MR.it: Un’ultima domanda. Abbiamo visto un vostro post piuttosto critico che riguardava una recente ristampa da parte di una etichetta di una versione rimasterizzata di Double Eclipse.

Johnny: Oh, lo avete letto! Ale lo può spiegare certamente meglio, ma.. Voglio essere rispettoso verso la gente che compra i nostri prodotti, ma quello è un remaster.. con quelle live track.. Fare un remaster è una cosa moto seria, non puoi solo prendere un CD e metterlo in un computer, e dire che hai fatto un remaster. Non funziona così! E, guarda, non voglio andare negli aspetti legali della cosa, ma quelle tracce live.. non avrebbero potuto ristamparle. Ho io i diritti. Quindi è un problema per me, ma vorrei comunque dirvi che sono fiero ed orgoglioso che ci sia gente che è andata a cercare quella roba per farne una ristampa. Ma la legalità della cosa è un problema, e quindi vorrei che la gente sapesse che non è la verità, che non funziona così. E presto avrete una vera ristampa fatta da un vero remastering di Ale, con materiale mai pubblicato, e un vero nuovo mix. E sentirete la differenza. Ma non voglio che la gente sia confusa. Se volete comprare questa edizione, compratela! Supportateci, e noi lo apprezzeremo! Come autori otteniamo le royalities che ci spettano. Ma non voglio mentire a nessuno. Questo è il punto che sta dietro al mio post che avete letto. Tutti possono prendere qualcosa e dire: l’ho rimasterizzato! Ma non è il modo giusto, il modo in cui davvero andrebbe fatto!

 

MR.it: Ok, l’intervista è finita! Grazie mille!!

Johhny: Grazie a voi! Adesso è tempo di.. (in italiano) Mangiareeeee!! (detto come cantando Nel Blu Dipinto Di Blu di Domenico Modugno)

Alessandro: OooooOoooh!

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