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Recensione

90/100

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Bullfrog – High Flyer – Recensione

13 Aprile 2019 11 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Hard Rock
anno: 2018
etichetta: Grooveyard Records

Tracklist:

01. Lola Plays The Blues
02. Losing Time
03. Hot Rod
04. Beggars and Losers
05. Dangerous Trails
06. Johnny Left The Village
07. Dance Through The Fire
08. Three Roses
09. Out on The Wide Sea
10. Blind Leader
11. River of Tears

Formazione:

Francesco Dalla Riva – Vocals, Bass
Silvano Zago – Guitars
Michele Dalla Riva – Drums

 

Sensazionale il nuovo album del power-trio hard rock anni ’70 italiano Bullfrog, gruppo attivo nel veronese dal lontano 1993 e tornato nei negozi nel 2018 con il prezioso disco High Flyer, licenziato dalla Grooveyard Records.

Un platter che trasuda passione, in sonorità hard rock a stelle e strisce che non disdegnano tinte blues rock (e un po’ southern) davvero invitanti, e che creano un facile parallelismo tra la band e la musica di Led Zeppelin e Cream, Mountain e Deep Purple, Lynyrd Skynyrd e Uriah Heep, Bad Company e compagnia bella. Il tutto, con il piglio solido e maturo di chi questa musica la vive da anni, la interpreta perchè la sente sua, la produce perchè l’ha sotto la pelle, la suona dritta al cuore.

Tanto che, già ascoltando l’opener Lola Plays The Blues, ci chiediamo un po’ tutti come diavolo abbia fatto il frontman, cantante e bassista Francesco Dalla Riva a cimentarsi con così tanta bravura e natural perizia nella perfetta riproduzione vocale delle timbriche di allora, di quelle voci immortali e cariche di feeling che sono nell’immaginario comune come perfette rappresentazioni dell’essere rock. Con Silvano Zago alla chitarra che sale in cattedra come un Hendrix dei tempi moderni, spiazzandoci con il riffing di puro old-style di una Losing Time che trova nei battiti secchi e in tutto il groove delle pelli della batteria di Michele Dalla Riva la finale espressione del suo essere squisitamente elegante e vecchia maniera.

E allora lasciamoci scivolare, come sulle ali di un sogno, nelle serene nostalgie che ci risveglia il rock un po’ southern e alla Paul Rodgers di Hot Rod, con i Led Zeppelin che ci salutano nel riff di Beggars and Losers, e con il jam stellare di Dangerous Trails che boh, è troppo bello per essere definito a parole. E così via, nelle note del country rock acustico di Johnny Left The Village, nel mood rock festaiolo di Dance Through The Fire, nel ritmo cadenzato di Three Roses, nel riff da antologia della musica rock di Out on The Wide Sea, e avanti ancora fino alle riuscitissime e conclusive Blind Leader e River of Tears, per un album che ha nella varietà del suo songwriting il suo punto forte, e nella bravura dei suoi compositori la sua più evidente ragione per essere ascoltato.

IN CONCLUSIONE

Una delle più belle registrazioni in stile hard rock anni’70 che abbia ascoltato nel recente. E non mi sto riferendo al solo panorama rock vintage italiano, ma a quello mondiale.

Non sto scherzando.

© 2019, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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