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03 Dicembre 2018 1 Commento Stefano Gottardi
genere: Heavy Rock/Classic Rock
anno: 2018
etichetta: Autoproduzione
Tracklist:
1. Going Nowhere
2. Bonehouse
3. Can’t Sleep Sober
4. Freedom Dealer
5. Life Got Lost
6. Peacemaker
7. Home
8. Unto The Creature
9. Resurrection Sister
10. Sunset Of Miles
Formazione:
Harry Armstrong – Voce
Chris Charles – Chitarra
Dan Edwards – Chitarra
Will Hughes – Basso
Andrew Esson – Batteria
Contatti:
http://blind-river.org
https://en-gb.facebook.com/BlindRiverUK
Nati nel 2017, i Blind River prendono a prestito il loro monicker da una tragica leggenda legata alla contea inglese di Kent, risalente al quindicesimo secolo. Sono formati da musicisti che hanno associato il proprio nome a quello di band dedite a sonorità metal estreme come Decomposed, The Earls Of Mars, Alzir, Godsized, Pig Iron e Hangnail. Qui, però, propongono del buon rock blues riletto in una veste più dura, fresca e attuale: se artisti come Great White, Cry Of Love, Badlands e Bad Company rientrano nel vostro canovaccio musicale, allora il quintetto britannico potrebbe inserirsi a pieno titolo nella lista di band a cui dedicare almeno un ascolto. Freschi di formazione, ma già ampiamente rodati su palchi di manifestazioni prestigiose come Hard Rock Hell, Desertfest e Bloodstock, e come support act di Grand Magus, Anvil e Warrior Soul, i Blind River giungono in fretta al traguardo del primo full-length. La copertina, nera e con il logo a ricoprirne quasi per intero lo spazio, ha un’impostazione ed un retrogusto vintage, così come tutto il progetto grafico (jewel case con tray trasparente e booklet a 8 pagine completo di foto e testi), che ben si sposa con il materiale contenuto nel CD. In una recente intervista per un noto magazine specializzato, il chitarrista Chris Charles ha dichiarato di aver scelto la via dell’autoproduzione dopo che alcune etichette avevano rifiutato il disco accusandoli di non avere un’immagine. Cosa vera forse solo a metà, perché se da un lato non c’è niente di teatrale o che possa essere immediatamente associato al gruppo nel loro look, dall’altro questi cinque capelloni barbuti non sembrano proprio fuori posto nelle foto dal vivo e nei video che si trovano in rete.
E quello spirito live e fumoso che si respira da sotto al palco ai concerti è ottimamente ricreato in questo debut album, registrato in presa diretta in uno studio sperso in mezzo ai boschi dal produttore Peter Miles. Sul piatto vengono messi dieci pezzi caratterizzati da un groove heavy, riff polverosi e aggressivi e una voce impressionante, che timbra ogni passaggio con evidente personalità, gentile cortesia del frontman Harry Armstong. Qualche canzone suona subito familiare, come l’opener “Going Nowhere” o la rocciosa “Resurrection Sister”, merito probabilmente delle versioni demo che girano da tempo sul web; qualche altra, come “Can’t Sleep Sober” e “Freedom Dealer”, provoca la stessa sensazione per via di qualche richiamo ai Thin Lizzy, mentre qualche altra ancora, come “Peacemaker” o “Sunset Of Miles”, piace semplicemente perché è grandiosa. Figlie del richiamo del rock a cui i cinque musicisti britannici non hanno saputo resistere, queste composizioni risultano qualcosa di più che una semplice valvola di sfogo od uno sterile esercizio di stile, e possiedono altresì una linfa vitale spesso rara nel panorama artistico contemporaneo. Pur senza cercare di scrivere un trattato filosofico, i testi mostrano una certa brillantezza e genialità, aggiungendo punti ad un giudizio finale che non può che essere positivo.
IN CONCLUSIONE
Negli ultimi anni nel sottobosco underground c’è stata un’ondata di gruppi rock dediti a sonorità classiche, per cui qualcuno ha coniato il termine NWOCR (New Wave Of Classic Rock). Ammesso che si possa parlare di questo esempio di revivalismo musicale come di una vera e propria tendenza del momento, quantomeno in Inghilterra, va senza dubbio riconosciuto ai Blind River il diritto di rivendicarne a piena voce l’appartenenza, forti di un disco d’esordio che ha più di qualche freccia da scagliare.
© 2018 – 2020, Stefano Gottardi. All rights reserved.
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