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Recensione

70/100

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Dallas – Dallas – recensione

30 Ottobre 2018 29 Commenti Stefano Gottardi

genere: Melodic Rock/AOR
anno: 2018
etichetta: AnderStein Music

Tracklist:

1. Rock N Roll Never Dies
2. This Love
3. Rock You Like A Bomb
4. Bring The Light
5. Rip It Up
6. Close My Eyes
7. Lay It On The Line
8. Miles Away
9. I Wanna Buy You A Star
10. Don’t Ever Stop (bonus track)
11. Heaven Down (bonus track)
12. Forever (bonus track)
13. Rock Ain’t Dead (bonus track)
14. Feel The Music (bonus track)

Formazione:

Bryan Dallas – Voce, Chitarra, Tastiere, Basso, Batteria
Zac Curtis – Batteria

Contatti:

https://www.bryandallas.us
https://www.facebook.com/BryanDallasMusic/

 

“L’artista più emozionante con cui abbia lavorato dai tempi di Poison e White Lion… Pensate a Winger, Bon Jovi, Blue Tears, Def Leppard, Reckless Love che incontrano i Danger Danger su un viale oscuro… È giovane, ha grande entusiasmo e tante canzoni. Sembra una star!”. Così Kelv Hellrazer, A&R di AOR Blvd, su Bryan Dallas (al secolo Bryan Hiner), rampante autore e polistrumentista qui al debutto sulla lunga distanza dopo l’EP Over The Edge del 2012, che per primo ha attirato attenzione sul musicista californiano facendo girare il suo nome fra gli appassionati nel circuito underground.
Quella che stringiamo fra le mani è l’edizione giapponese targata AnderStein Music, che ha anticipato di qualche settimana quella europea, e si differenzia per la presenza di alcuni brani diversi nella tracklist. Nella versione nipponica figurano infatti le bonus “Heaven Down”, “Forever”, “Rock Ain’t Dead” e “Feel The Music”, mentre in quella standard sono presenti “Open Your Heart”, “Over Now” e “Miles Away (Neon Blue Mix)”.

Il booklet di 16 pagine contiene i testi in doppia lingua. “Rock N Roll Never Dies” apre le danze e mostra tutto il potenziale di Dallas: si ha da subito l’impressione, infatti, di trovarsi di fronte a del buon melodic rock che, seppur dai suoni moderni, mantiene una certa impronta anni ’80 a livello di stile e arrangiamenti. Saper svecchiare la proposta è una qualità che questo artista americano abbina al suo talento di musicista: a parte tre pezzi dove si siede dietro le pelli Zac Curtis, tutto il resto è suonato da lui in maniera convincente. Anche in cabina di regia il lavoro è suo, seppur coadiuvato in parte da Isaac Bulliver. Mentre il CD gira nello stereo e scorrono canzoni come “This Love”, “Rock You Like A Bomb” e “Bring The Light” (di cui è uscito anche un videoclip), la sensazione è che, sebbene il sound sia decisamente diretto e immediato, e i paragoni con le band citate dalla press release calzanti, manchi un po’ di malizia a livello di songwriting. I brani ci sono, la qualità è costante ma forse sarebbe servito un pizzico di varietà stilistica che ne avrebbe aumentato la longevità: nella seconda parte della tracklist, infatti, vocals e passaggi effettati vengono un po’ a noia ed è facile farsi prendere dalla voglia di premere il tasto skip (anche a causa della mancanza di una vera e propria killer song).

IN CONCLUSIONE

Non ci troviamo di fronte ad un brutto disco, ogni mese ne escono a decine e non è questo il caso, ma non si tratta nemmeno di un capolavoro come qualcuno si aspettava. Forse si è creata un po’ troppa aspettativa attorno a questo album che non è stata del tutto ripagata: Brian Dallas ha i numeri, ma in futuro deve alzare l’asticella per non affondare nel marasma di uscite che affollano l’underground.

© 2018, Stefano Gottardi. All rights reserved.

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