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Recensione

85/100

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Bullets And Octane – Waking Up Dead – recensione

19 Settembre 2018 Comment Stefano Gottardi

genere: Rock 'n' Roll
anno: 2018
etichetta: Bad MoFo Records/Cargo Records UK

Tracklist:

1. Bad Mother Fucker
2. Waking Up Dead
3. When We Were Young
4. Burning At Both Wicks
5. Fires
6. Fuck You Song
7. Murder Me Baby
8. Rolling Stone
9. Hostage
10. Heart Attack

Formazione:

Gene Louis – Voce
Felipe Rodrigo – Chitarra, Backing Vocals
Zachary Kibbee – Basso, Backing Vocals
Jonny Udell – Batteria

Contatti:

http://www.bulletsmusic.com
https://www.facebook.com/bulletsandoctane/

 

Nel 2004 un’etichetta indipendente americana, Criterion Records, pubblica The Revelry, un CD prodotto da Gilby Clarke che in breve tempo vale ai Bullets And Octane un contratto major. Ne fa seguito un solo album, in The Mouth Of The Young del 2006, prima del ritorno ad una indie label con Song For The Underdog e all’autoproduzione con l’omonimo full-length del 2009. Alti e bassi, e gli immancabili problemi di line-up che colpiscono tantissimi gruppi, spingono il cantante e leader Gene Louis a mettere la band in naftalina e a dedicarsi ad altri progetti. Nel 2013 esce a sorpresa il nuovo disco 15, questa volta soltanto in digitale, destino che sembra inizialmente toccare anche a Waking Up Dead, rilasciato in questo modo dai suoi autori nel 2017, e poi per fortuna ripubblicato in CD dalla Bad MoFo Records/Cargo Records UK il 25 maggio di quest’anno. È una confezione digipack, con un nuovo artwork di copertina ed un booklet completo di foto e tutti i testi, il formato prescelto per presentare la settima fatica sulla lunga distanza del combo di St. Louis, Missouri (ma trapiantato in California).

Nell’album precedente, della formazione originale restavano appena due membri; oggi c’è addirittura il solo Louis dietro al microfono, ma la sensazione è quella di trovarsi di fronte ai Bullets And Octane di sempre. Non solamente voce, ma anche anima del gruppo, il tatuatissimo singer è un cavallo di razza, cantore della disperazione ed uno di quei frontman capaci di prendere in mano le redini della situazione e vincere la sua battaglia comunque vadano le cose. “Born to lose, live to win”: i Bullets And Octane abbracciano la filosofia tanto cara a molti rock’n’roll loser, anche se hanno un cantante che nonostante non abbia più vent’anni è ancora uno dei più fighi in circolazione. Interamente prodotto da Brent Clawson (Wednesday 13, Hell Or Highwater, The Knives ed ex bassista proprio dei BAO) al Joy Street Sound di Garden Grove, California, con il contributo di Travis Pavur (The Used, Anders Osborne), l’album regala 10 perle di hard rock/rock ‘n’ roll di quello grezzo, veloce, punk-oriented ed iper-melodico di cui il quartetto a stelle e strisce è ormai un fiero portabandiera. I due singoli e video “Bad Motherfucker” e la title track, che hanno anticipato l’uscita del CD fisico, sono le prime due tracce in scaletta ed un biglietto da visita che lascia poco spazio all’immaginazione: i Bullets sono tornati e non hanno intenzione di deludere i fan storici. La percentuale di pezzi che si stampa in testa e di cui ci si ritrova a cantare il ritornello prima ancora di aver finito di ascoltarli per intero è, come al solito, altissima. Difficile assegnare la palma di migliore a qualche canzone in particolare, segnale di un elevato livello di qualità del songwriting, anche se probabilmente “When We Were Young”, che riporta ai fasti degli esordi, ha quel quid che le permette di svettare. Forse l’unico vero difetto è la velocità con cui trascorrono i 33 minuti di durata del lavoro. Waking Up Dead è un platter solido, efficace e convincente, il modo perfetto per festeggiare 20 anni di attività.

IN CONCLUSIONE

Avete presente il panettone a Natale? Qualcuno magari preferisce il pandoro, ma il senso è quello: si aspetta il periodo giusto e quando arriva piace sempre e se ne divorano quantità industriali. Bene, con i Bullets And Octane è la stessa cosa: si attende che esca il nuovo disco, non si resta mai delusi, e si lascia infilato nel lettore CD per settimane, suonato a volumi assurdi. Anche stavolta la tradizione è stata rispettata, anzi, probabilmente siamo di fronte ad uno dei loro migliori dischi in assoluto. Una garanzia!

© 2018 – 2020, Stefano Gottardi. All rights reserved.

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