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Recensione

90/100

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Maverick – Cold Star Dancer – recensione

13 Aprile 2018 12 Commenti Luka Shakeme

genere: Hard Rock
anno: 2018
etichetta: Metalapolis Records

Tracklist:

1. Dusk
2. Cold Star Dancer
3. Myrmidon
4. Kiss Of Fire
5. Goodbye
6. Ex Machina
7. Magellan Rise
8. Seize The Day
9. Viper
10. Kings
11 Devil's Night
12. Jessie's Girl (Bonustrack)

Formazione:

David Balfour - voce
Ryan Balfour - chitarre
Richie Diver - basso
Jonathan Millar - batteria

Contatti:

https://www.facebook.com/MaverickBelfastuk

 

Il lavoro di cui mi accingo a parlarvi, mostra fin dai primi istanti le peculiarità di una band che malgrado sia ancora relegata in un ambito più underground nel durissimo e competitivo mondo dell’Hard ‘n Heavy moderno, dimostra di avere tutte le carte in regola per far parlare di se e accaparrarsi nuovi fan come il sottoscritto. “Cold Star Dancer” degli irlandesi Maverick cattura dunque la mia attenzione, elargendo piccole perle fatte di un Hard Rock melodico devoto al classico sound eighties, egregiamente rilanciato in chiave moderna.

Il marziale intro “Dusk” rivela tutta la forza presente nella title track “Cold Star Dancer”; fin dalle prime battute si avverte quale possa essere l’incipit del platter. Robusto Hard Rock impreziosito da chorus aperti e diretti sorretti da un lavoro importante della sezione ritmica; in verità non apprezzo molto le batterie così “nervose” che accentano più del dovuto, ma sono gusti personali.
Myrmidon” conferma le ottime impressioni avute in apertura. Roccioso riffing sul quale le linee vocali trovano facile collocazione. Il frontman Balfour fa la voce grossa (letteralmente!” nda) e sembra una scheggia impazzita, potente, aggressiva e interpretativa quando serve. Grande davvero.
Kiss Of Fire” pur mostrando sapientemente i muscoli non disdegna il lato più “groovy” del progetto. Il tutto come sempre gode di estrema compattezza, in questo caso un plauso lo farei alle chitarre che optano per soluzioni più calde per ciò che concerne il solo di stampo vagamente blueseggiante che spiazza e si va a incastrare magistralmente.
Goodbye” tenta di essere più catchy pur mantenendo dinamiche importanti. Di sicuro l’episodio più “commerciale” al momento, di facile presa con un AoR riuscitissimo che non lascia sicuramente molto spazio all’immaginazione; la traccia seppur non freschissima si lascia piacevolmente ascoltare.
Ex Machina” dopo la pausa più ruffiana riprende a far vedere quali siano le reali intenzioni dei Maverick. Sempre muscoli in evidenza con l’ausilio di soluzioni tastieristiche marginali giusto per lasciarci assaporare qualcosa di vagamente pomposo. Visto le coordinate del pezzo in verità le tastiere le avrei viste relativamente più presenti.
Magellan Rise” è la traccia più ricercata e merita un ascolto più attento per essere davvero apprezzata. Oscura, cadenzata e non propriamente di primo ascolto come già accennato, ma proprio per questo potrà sembrare più recettiva ad ascolti successivi. Chi la percepirà poco ispirata e per altri invece sarà una grande traccia pregna di vibrante pathos dal flavour drammatico.
Seize The Day” si pone invece su chiaroscuri street-sleazy. Un lavoro che non presenta punti deboli o quantomeno anche in questo caso dimostra di risultare vincente e ben bilanciato riuscendo ad accontentare un po’ tutti, pur mantenendo una linea guida imponente.
Viper” ritorna prepotentemente su coordinate di un hard rock roccioso pregno di melodie vocali avvolgenti. Impossibile non riuscire a farsi travolgere dalla grande carica che trasuda la traccia in questione. Solo la conferma della bontà di un lavoro arrangiato e prodotto in maniera ineccepibile.
Kings” scuote a ritmo di un morbido rock’n roll dannatamente catchy pronto a forgiarsi nella testa dell’incauto ascoltatore fin dal primo ascolto. I toni si fanno decisamente meno impegnati ma ci sta e tutto il platter ne trova beneficio, dimostrazione che nulla è stato lasciato al caso e anche l’ordine dei pezzi studiato minuziosamente.
Devil’s Night” malgrado si muova più su mid tempo riserva sfumature meno presenti sulle composizioni precedenti. Sprazzi di delicata malinconia complice una linea vocale ispirata e ricca di pathos il tutto sempre amalgamato in una produzione relativamente importante.
Jessie’s Girl” cover di Springfield in chiusura sembra voglia congedarci con spensieratezza mostrando tutto sommato anche in questo contesto la classe dei ragazzi di Belfast. Un omaggio più che riuscito al grande cantautore australiano.

IN CONCLUSIONE

Un lavoro che rasenta la perfezione, composizioni fresche, produzione bombastica e ricca di dinamiche e non credo ci sia altro da aggiungere se non che ne farei un pensierino accaparrandone una copia perché il prodotto merita davvero.

© 2018, Luka Shakeme. All rights reserved.

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