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Recensione

96/100

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Raintimes – Raintimes – Recensione

18 Novembre 2017 56 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Melodic Rock / AOR
anno: 2017
etichetta: Frontiers Music

Tracklist:

1. Forever Gone
2. Make My Day
3. Don’t Ever Give Up
4. Swan
5. I Need Tonight
6. Raintimes
7. Just A Little Bit More
8. Empty Days
9. Together As Friends
10. Missing Piece
11. I See The Light

Formazione:

Michael Shotton (Von Groove) - Vocals
Iván González (Secret, 91 Suite) - Guitars
Sven Larsson (Street Talk, Charming Grace) - Guitars
Davide "Dave Rox" Barbieri (Wheels Of Fire, Charming Grace, Room Experience) - Keyboards & Backing Vocals
Andrea Gipponi (Room Experience) - Bass
Pierpaolo "Zorro" Monti (Shining Line, Charming Grace, Room Experience) - Drums & Percussion

Ospiti:

Niclas Olsson - Keyboards on “I Need Tonight”
Philip Lindstrand - Backing Vocals on “I Need Tonight”
Alessandro Del Vecchio: Keyboards & Backing Vocals on “Just A Little Bit More”
Erica Trovato: Backing Vocals on “Together As Friends”
Jesús Espín: Backing Vocals on “Missing Piece”
Daniel Flores: Percussion on “I See The Light”
Michele Luppi: Keyboards on “I See The Light”

Contatti:

pagina facebook

 

Un 2017 per ampi tratti davvero ricco di grandi pubblicazioni discografiche è pronto a regalarci un suo ultimo grande botto. Il 1° dicembre uscirà infatti nei negozi per Frontiers Music Srl il disco di debutto del progetto melodic rock Raintimes, fondato dagli italianissimi Pierpaolo “Zorro” Monti e Davide Barbieri e forte della presenza in formazione di Michael Shotton alla voce, di Iván González e di Sven Larsson alle chitarre, e di Andrea Gipponi al basso. Senza contare un’ampia lista di ospiti che vanta nomi quali quelli di Niclas Olsson, Philip Lindstrand, Alessandro Del Vecchio, Erica Trovato, Jesús Espín, Daniel Flores e Michele Luppi.

Insomma, se gli ingredienti che vanno a comporre questo succulento piatto di rock melodico sono di prima qualità, vediamo se si può dire lo stesso dei sapori che questo platter è stato in grado di risvegliare all’interno dei nostri palati.

 

Influenzati per loro stessa ammissione dalla musica di quei The Storm che vedevano tra le fila artisti come Gregg Rolie, Kevin Chalfant, Ross Valory, Steve Smith, Josh Ramos e Ron Wikso, i Raintimes si ispirano in particolare al secondo album del gruppo statunitense (Eye of the Storm, 1996) per dare vita a un AOR di forte impatto melodico, decisamente arioso, dominato tanto dalla splendida e inconfondibile voce di un Shotton in grande splovero (quando rimane clean è 100% in stile Kevin Chalfant, ma quando sporca un po’ il suo timbro.. si sente persino qualcosa del Jimmy Barnes di fine anni’80), quanto dalle chitarre – entrambe soliste! – di un Gonzalez e un Larsson sugli scudi come non mai, e sempre pronti a duettare e sfidarsi all’interno delle canzoni alla ricerca dell’assolo perfetto.
Infine, ultime peculiarità di questo album rispetto alle tante produzioni presenti sul mercato, sono in primis i continui cori e contro-cori presenti nei refrain (anche questi rimandano ai The Storm), e i suoni di produzione, curatissimi e attentissimi al groove dato dalle tastiere di Barbieri unite alla sezione ritmica di Gipponi e Monti (la produzione è firmata Barbieri & Monti ai PriStudio, con mix e mastering di Roberto Priori).

Ok allora, anche i sapori di questo piatto musicale direi che ci sono piaciuti. Ma i tempi di cottura saranno stati anche quelli rispettati?

A dare il via al disco è la bella up-tempo Forever Gone, una opener che esemplifica perfettamente quanto è stato appena detto riguardo allo stile del gruppo, con le sue grandi vocalità e le sue ottime chitarre a supporto. Segue Make My Day, una traccia molto melodica, figlia dei The Storm, elaborata, ricercata nel cantato quanto nelle sue basi, ma decisamente orecchiabile.
Poi, guai a voi se vi dimenticherete di Don’t Ever Give Up quando sarete lì ad elencare le vostre canzoni rock melodiche preferite del 2017. E’ un brano pazzesco, che entra in testa fin dal suo primissimo ascolto e che ci da una forza positiva unica, che ci spinge ad alzarci dalle sedie e ballare, saltare, muoverci. Sento qua e là anche qualche rimando a Journey e Bad English, sento grandi riff di chitarra, assoli paurosi, ottime ritmiche e un cantato meraviglioso. E’ nella mia top 3 del disco, assieme a..

.. alla power ballad Swan. Non ho letteralmente parole adatte a descrivere un brano di tale emotività, stracolmo di sentimento, con uno Shotton pazzesco per come riesce a cantare alto, pulito, commovente come non mai. Splendidi gli arrangiamenti, ottime le tastiere di accompagnamento, sensazionali le due chitarre. E’ uno di quei brani che va oltre, che a un compositore vengono una volta nella vita o quasi, che possono diventare dei simboli personali per la gente. E scusate, ma questo non è poco.

Un respiro profondo, e ripartiamo. I Need Tonight ci riporta nel sound e nello stile alle prime tracce del platter, e ci colpisce con l’ariosità (voluta ed ottenuta) dei suoi strumenti. L’intro omonima Raintimes spezza perfettamente a metà il disco, e apre alla bella Just A Little Bit More, corale nel suo ritornello, stage friendly, piacevole nella sua alternanza tra momenti soffusi e accellerate elettriche. E’ poi il turno di una nuova ballata, Empty Days, notturna e delicata, solitaria, colma dei sogni e delle speranze di un cuore infranto. Seguono Together As Friends, frizzante inno all’amicizia, e Missing Piece, toccante tributo a un fratello che – lo sappiamo – ha lasciato un vuoto, e che tutti noi avremmo voluto conoscere.

Cala il sipario sull’album l’ultimo brano che occupa un posto nella mia personale top 3 del disco: I See The Light. Una ballad d’altri tempi, arrangiata in modo diverso da tutte le altre che normalmente ascoltiamo, e che va a scomodare il sound vero del passato e quei sottofondi da colonna sonora di allora. Trovo giusto citare qui il fondamentale contributo di Daniel Flores alle percussioni e di Michele Luppi alle tastiere: senza di loro il pezzo non sarebbe stato lo stesso, o almeno certamente non sarebbe stato così cinematico. E niente, semplicemente credo sia un altro tassello fondamentale di questa release. Ascoltare per credere.

IN CONCLUSIONE

Parlando con le persone ai concerti sento spesso esprimere questa opinione: sul mercato odierno ci sono dei bei dischi, ma suonano tutti troppo uguali fra di loro. E’ proprio questo aspetto, ovvero la diversità di sound rispetto alla stra-grande maggioranza delle uscite discografiche, a rendere decisamente consigliato – quantomeno da parte mia – l’ascolto e il conseguente acquisto del debutto dei Raintimes.

L’inconfondibile timbrica di Shotton, le sensazionali chitarre soliste di Gonzalez e Larsson, il tocco compositivo tricolore di Monti e Barbieri, e un’ottima produzione rendono questo disco il perfetto erede del tanto amato progetto The Storm. Un inno alla melodia intrisa di rock.

© 2017, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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