Registrati gratuitamente a Melodicrock.it! Potrai commentare le news e le recensioni, metterti in contatto con gli altri utenti del sito e sfruttare tutte le potenzialità della tua area personale.
effettua il Login con il tuo utente e password oppure registrati al sito di Melodic Rock Italia!
06 Novembre 2017 34 Commenti Iacopo Mezzano
Domenica 5 novembre 2017: fuori tuona e c’è il diluvio, dentro al Legend Club di Milano c’è la musica, e quindi il sole.
Eh sì, perchè il ritorno in Italia degli amastissimi H.e.a.t coincide, ahimè, con una giornata milanese a dir poco invernale e piovosa, la quale però non spegne minimamente il grande entusiasmo della gente, accorsa in gran numero fin dal primo pomeriggio per far festa e supportare i propri beniamini svedesi, accompagnati in tour per l’occasione dai colleghi Degreed e Black Diamonds.
Ha avuto così luogo una serata decisamente convincente e coinvolgente, una vera night to remember per chi nel rock cerca tanta melodia, tanta energia, e perchè no, anche una bella dose di sfrontatezza giovanile. Ma soprattutto, finalmente eravamo in tanti. E sì, ci siamo divertiti, sì, ci siamo ritrovati, ma ancor più sì, abbiamo finalmente visto anche qualche faccia nuova tra le tante già viste! E con loro, i visi di diversi giovanissimi!
Insomma, credo che questa serata sia andata oltre le aspettative, e che la musica e il divertimento siano stati il re e la regina di questo evento. Tanto che non credo di offendere nessuno se dico che con questa data degli H.e.a.t ci siamo trovati al cospetto di uno dei migliori concerti visti in Italia in questo 2017. Liberi di smentirmi eh, ma ci siamo divertiti davvero un mondo ieri sera!!
BLACK DIAMONDS
Piombati giù dalla Svizzera (lato tedesco immagino, visto che nessuno dei musicisti biascicava una frase compiuta in italiano), i Black Diamonds suonano qui la loro prima data italiana di sempre. Il loro sound rock, figlio di band come i primi Reckless Love, gli Steel Panther, gli Hardcore Superstar e gli stessi H.e.a.t (senza per forza di cose dover scomodare i soliti miti del passato), riesce ad emozionare il pubblico fin dalla prime canzoni, mantenendo alto il livello di adrenalina lungo l’intera durata dello show.
Piacevole l’alternanza vocale tra il chitarrista e il bassista, buona la prova strumentale di tutti, già avanzata la capacità di tenere il palco. Insmma, i ragazzi ci sanno fare e con un po’ di fortuna li potremo certamente rivedere ancora sui palchi della nostra Nazione. Nel frattempo, beh, buona la prima!
DEGREED
Svedesi di Stoccolma, i Degreed seguono in tour gli H.e.a.t per presentare alle folle il loro ultimo omonimo e quarto album in carriera. Complici i suoni qui non del tutto perfetti (le tastiere andavano sovente a coprire tutto il resto) e un po’ di cali vocali del cantante e bassista Robin Ericsson, lo show alterna momenti di grande qualità, ad altri un po’ più sottotono. Complessivamente, lo spettacolo è buono, ma si fatica a reagire con lo stesso entusiasmo di fronte a tutti i pezzi proposti, specie quando questi tendono ad essere simili tra loro, per stile e sonorità (difetto questo che, personalmente, riscontro anche nei loro album in studio, quindi può sussistere l’attenuante che queste ultime impressioni siano frutto del mio solo orecchio, e di un giudizio soggettivo).
La risposta del pubblico è stata comunque buona, l’energia sprigionata dagli amplificatori era decisamente quella giusta, e il palco è stato calcato con grinta. Quindi nulla da recriminare a una band in continua crescita, ma che a mio avviso ha ancora un po’ di terreno da percorrere se vuole avvicinare il successo di chi li segue in scaletta.
H.E.A.T
Pazzeschi e devastanti. Cinque musicisti con i controca**i calcano il palco del Legend e in un attimo, dopo un solo pezzo in scaletta, hanno già raso al suolo ogni cosa grazie a una forza esecutiva micidiale, e una padronanza dei propri mezzi che solo i big sanno dimostrare. Inutile negarlo, tra i giovani del nostro genere questi hanno da sempre una marcia in più, che proviene (sceglietelo voi) dalla chitarra di Dave Dalone, dalle tastiere di Jona Tee, dal basso di Jimmy Jay, dalla batteria di Crash, dalla voce e dal carisma di Erik Grönwall.. non lo so, scrivetelo voi se lo sapete. Quel che è certo è che un combo di artisti giovani così bravi è davvero difficile da trovare. Tanto di cappello.
E poco importa se stasera Erik è un po’ penalizzato con la voce e allora urla più del solito. E pazienza se lo stesso frontman (visibilmente alticcio) tenta di ammazzarsi da solo facendosi sollevare dalla folla fin sul bancone del bar, lassù, in alto, là dove colpirà con la testa le eliche di un ventilatore in funzione, procurandosi un notevole taglio sanguinante (che meritava più di un punto di sutura, ma che per amore del pubblico e della musica è stato ovviato giusto con un cerottone messo alla bella e meglio a bordo palco). No, davvero, tutto questo non ha da essere analizzato, non ha senso parlare di un difetto, o di un errore, legato a questo concerto. Se lo si facesse si perderebbe la magia dell’insieme. Se non ci fosse stata sfrontatezza e follia, non avremmo goduto di uno dei più bei momenti rock degli ultimi anni, e mi riferisco a quando lo stesso Erik (il matto, l’irrefrenabile, il solito Erik) ha chiesto a un papà tra le prime file di farsi passare sul palco il bimbo che da inizio show aveva sulle spalle.
Se non ci fosse stata una buona dose di pazzia pensate che un genitore avrebbe davvero sollevato e messo in braccio il proprio figlio ad un cantate così sopra le righe, permettendogli di sballonzolarlo da una parte all’altra del palco? Io dico di no.
Bene, questo invece è successo, ed è stato fatto in nome del rock senza pensieri. E così in un attimo abbiamo avuto un nuovo slogan da schiaffare in faccia a tutti coloro che ancora credono che il rock sia musica per gente pericolosa, cattiva, e quant’altro ci vogliono propinare tv ed esperti di vario genere. Cari miei, alla facciaccia vostra il piccolo è sopravvissuto e si è divertito, ha cantato tra le braccia del suo idolo e davanti a tutti noi, facendoci persino commuovere nel suo irrefrenabile sorriso quando il cantante lo ha ridato al papà dicendo: questo bimbo da grande sarà una rockstar. E’ tutto documentato, guardate le foto, cercate i video.
Dai, alzi la mano chi di voi non ha mai sognato un momento così nella sua vita. Ehi, la domanda vale anche per voi, ignorantoni che credete ancora che esista la musica del diavolo e la gente cattiva ai concerti rock. Ma andatevene a **** e tenetevi le vostre discoteche piene di pasticche e di risse.. (scusate lo sfogo, ma ci voleva).
Quindi sapete cosa vi dico?! Per me questo report si può chiudere anche qua, tutto stretto intorno alla magnificenza di questo gesto del buon Gronwall. Perchè sarebbe davvero inutile andare avanti a parlare di musica e di canzoni eseguite (e bene) su di un palco. Tanto si sa, chi ieri sera non c’era un po’ ancora rosica, perchè già sa cosa si è perso. Mentre chi c’era.. beh, chi c’era ha ancora nel cuore le emozioni, nelle orecchie il fischio, nella gola la raucedine, negli occhi la stanchezza, nella testa il dolore, nello stomaco o nella pancia i postumi, di una serata eccezionale come questa degli H.e.a.t e soci al Legend Club.
Ah, ce ne vorrebbero cento di serate così..
Setlist:
Bastard of Society
Emergency
Mannequin Show
Straight for Your Heart
Redefined
Into the Great Unknown
1000 Miles
We Rule/Time On Our Side
Beg Beg Beg
Drum Solo
Breaking the Silence
Guitar Solo
Eye of the Storm
In And Out Of Trouble
Inferno
Bis:
Point of No Return
A Shot At Redemption (con accenno a One For The Money di Elvis Presley)
Living on the Run
© 2017, Iacopo Mezzano. All rights reserved.
Devi essere registrato e loggato sul sito per poter leggere o commentare gli Articoli