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Recensione

90/100

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Revolution Saints – Light in the Dark – Recensione

08 Ottobre 2017 29 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Melodic Hard Rock
anno: 2017
etichetta: Frontiers Music

Tracklist:

1. Light In The Dark
2. Freedom
3. Ride On
4. I Wouldn’t Change A Thing
5. Don’t Surrender
6. Take You Down
7. The Storm Inside
8. Can’t Run Away From Love
9. Running On The Edge
10. Another Chance
11. Falling Apart

Formazione:

Deen Castronovo: voce principale, batteria
Jack Blades: basso, voce
Doug Aldrich: chitarre

 

Light In The Dark è il titolo dell’attesissimo secondo album del super-gruppo melodic rock Revolution Saints, composto da un trio di musicisti incredibili come Deen Castronovo, Jack Blades e Doug Aldrich, con Alessandro Del Vecchio ancora una volta nella veste di produttore tutto-fare del disco.

Disponibile dal 13 ottobre 2017 per Frontiers Music e registrato nella sua maggioranza negli studi di Del Vecchio a Somma Lombardo, il platter riesce nell’arduo compito di confermare il livello compositivo del debutto targato 2015, migliorandone a mio avviso sensibilmente la coesione delle parti e la qualità generale del songwriting, oggi molto più vario e compatto. Eh sì, perchè l’essere passati da essere un progetto in studio, a essere una band a tutti gli effetti (ricordiamo a proposito il bellissimo show al Frontiers Rock Festival dello scorso anno), ha giovato eccome ai Revolution Saints, che ora si trovano a meraviglia in ogni fraseggio e in ogni passaggio strumentale. Inoltre, Deen Castonovo appare oggi molto più sicuro di se stesso al microfono, molto più energico e convinto delle sue eccezionali doti vocali, e il supporto che gli viene fornito da Jack Blades ai cori (e allo strumento) è determinante alla riuscita dell’insieme tanto quanto la grande grinta con cui Doug Aldrich affonta le sue parti di chitarra, che regalano (finalmente) al disco ampie dosi di gusto e melodia, oltre che una prova tecnico-strumentale davvero importante (in definitiva: un Doug così in forma in parti rock melodiche non lo sentivamo dai tempi dei Lion).

A nulla sarebbero però valsi tutti questi sforzi se poi il disco non avesse avuto un songwriting di livello. Rassicuratevi allora fans, i Revolution Saints sono tornati sulle scene con undici canzoni melodic rock di indubbio spessore, come ci dimostra già in apertura la title track Light In The Dark, un pezzo bombastico in perfetto bilico tra Journey e Night Ranger, capace di farvi scapocciare e saltare di felicità a destra e a sinistra nelle vostre stanze. Eccellente anche Freedom, che nelle strofe da alito alla immensa tecnica strumentale di questi musicisti, permettendo poi a Deen di toccare vette vocali incredibili nell’arioso refrain, mentre Ride On ha un tratto speed molto convincente che lascia allo stesso Castronovo la possibilità di sfogarsi ora non solo alla voce, ma anche alle pelli.

Capitolo a parte per la cover della super power ballad I Wouldn’t Change A Thing, originariamente composta da Richard Page (Mr.Mister) e oggi totalmente ridipinta in chiave AOR da Alessandro Del Vecchio. Il lavoro fatto dal produttore e compositore italiano è semplicemente perfetto, e consegna definitivamente se stesso (per la produzione e il ri-arrangiamento) e i Revolution Saints (per la loro esecuzione) alla storia del nostro genere con una delle più belle ed emozionanti canzoni d’amore mai composte. Ascoltate il pathos del cantato di Castronovo, o il doppio assolo di Aldrich, e magari gustatevi anche il bel video musicale, per capire cosa intendo. Si è scritta oggi una pagina di storia del rock melodico anni duemila, e non solo. Punto.

Si riparte allora con la coralità del ritornello di Don’t Surrender, una bella canzone melodica e ricca di energie positive, che si fa seguire dal singolo Take You Down, il cui stile è molto più hard della precedente, e la ritmica più decisa, con la chitarra in primo piano nel riffing e nell’assolo. Analogamente, The Storm Inside non cala di una virgola la piega grintosa che ha preso questa parte centrale del disco, ma ci pensa la ballad numero due in lista, Can’t Run Away From Love, a riportarci alle orecchie quelle melodie delicate e soffuse che perfettamente si sposano con lo stile di questo gruppo, e soprattutto con la voce magnifica di Castronovo. Ecco allora un nuovo lento melodico di grande intensità, meno elaborato del precedente ma non meno efficace sul piano emotivo, dotato di un altro ottimo assolo del bravo Doug Aldrich, e in definitiva degno di un’altra menzione nella lista delle top track del platter.

Ci avviciniamo alla chiusura, ed ecco che le melodie della cavalcante Running On The Edge ci regalano un altro bel pezzo rock tutto da ascoltare, seguito dalla piacevole Another Chance, una canzone sinfonica e corale, di immediato impatto. Il commiato del disco è infine da ascoltare nelle note journeyane del terzo e ultimo lento del lotto, intitolato Falling Apart: è l’ennesimo pezzo da brividi, forte di ottime atmosfere, di un album sicuramente molto riuscito, che non lascia spazio a dubbi riguardo la bontà di questa incredibile release targata Revolution Saints.

IN CONCLUSIONE

Deen Castronovo + Jack Blades + Doug Aldrich = i Revolution Saints.

La somma delle undici canzoni di questo disco regala all’anno 2017 della nostra musica un altro album di altissimo spessore, degno di uno dei posti di vetta nelle top ten degli appassionati.

Se vi era piaciuto il debutto, troverete ancora più emozionante il suo seguito, riuscitissimo erede di un disco che nel 2015 aveva permesso ai Revolution Saints di lasciare un primo segno nella storia moderna del genere rock melodico. Un segno che, oggi, incide indelebile il marmo della storia.

© 2017, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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