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29 Settembre 2017 2 Commenti Denis Abello
Tanta buona musica che tocca tutti i generi del Rock, un sacco di amici su e giù dal palco e quel senso di appartenenza ad una famiglia speciale che in queste situazioni riesce sempre a riempire il cuore… questo in definitiva il resoconto di quella che speriamo sia solo la prima di tante edizioni del Tanzan Music Festival, evento che si è tenuto in una delle serate della ormai consueta rassegna Rock in Park al Legend Club di Milano!
Diciassette settembre duemiladiciassette, quattro band sul palco; Six Impossible Things (Alternative, Acoustic, Emo), Soul Seller (Melodic / Modern Rock), HungryHeart (Hard Rock), Smokey Fingers (Southern Rock) che danno un’idea di quanto la piccola etichetta italiana Tanzan sia riuscita a seminare (e raccogliere) bene in questi anni di attività. Quattro realtà tutte “nostrane” che questa sera sapranno mettere in mostra i muscoli e far vedere come la musica possa andare oltre i “generi” e le “etichette” a tutto vantaggio di quella che a conti fatti sarà una serata in grado, oltre che di omaggiare la Tanzan, di dare uno spaccato a 360° delle “potenzialità Rock” che l’Italia può mettere in campo!
Prima di partire con un resoconto dettagliato delle singole esibizioni è doveroso fare un plauso al pubblico, che oltre a dimostrarsi sempre più unito, questa sera pur con complici negativi il fatto di essere una domenica ed un acquazzone dell’ultimo minuto, si dimostra già dalla salita sul palco dei giovani Six Impossible Things numeroso e partecipe! Merito questo anche di uno “zoccolo duro” di fans che ha saputo crearsi e rafforzarsi nel tempo e che rende ogni evento di questo tipo un incontro “di famiglia”.
Denis Abello
SIX IMPOSSIBLE THINGS (report di Iacopo Mezzano)
Ben detto Denis! E a dimostrarci quanto questo nostro pubblico sia oggi non solo coeso, ma anche maturo e in grado di essere ricettivo anche verso proposte musicali differenti, c’è il grande calore riservato fin dalla prima nota suonata sul palco a l’unico gruppo “diverso” di questa splendida serata di musica: il duo dei Six Impossible Things. In un evento dove l’hard rock la farà da padrone, i lodigiani Nicole Fodritto (voce) e Lorenzo Di Girolamo (chitarra e voce) suonano invece un rock alternativo acustico – ricco di influenze punk e emo – che non manca di catturare l’attenzione della gente grazie alla sua grande capacità di trasmettere e di catturare l’attenzione, oltre che di emozionare. La voce potente di Nicole carica di energia i brani e i testi, e si scontra e incontra con il suo opposto, ovvero con un Lorenzo che invece delicatamente la accompagna con la sua chitarra e con i suoi cori, creando quel bellissimo contrasto di voci e suoni che è caratteristica della musica di questi due artisti. La prestazione sul palco è poi ottima, sia tecnicamente (le composizioni sono belle, varie e ben eseguite on stage) che visivamente, con i due interpreti bravi a tenere il palco nonostante l’apparente timidezza con cui si rivolgono alla loro platea.
Insomma, i Six Impossibile Things tirano fuori dal cilindro una grande prova e aprono alla grande questo festival firmato Tanzan Music. Dimostrando la loro bravura e il gusto e l’attenzione musicale che questa label ha anche nei confronti degli altri generi musicali.
SOUL SELLER (report di Denis Abello)
Miglior esibizione vista fino ad ora per i piemontesi Soul Seller. Tutto lo show è praticamente incentrato sull’ultimo album Matter of Faith (qui la recensione), anche se nella setlist trova spazio una versione riveduta e riarrangiata in maniera più moderna e corretta per la voce di Eric Concas (l’originale infatti era cantata da Michael Carrata) di Wings of Freedom tratta dal primo album della band.
Bravissimi sul palco con una presenza scenica coesa e d’impatto, cosa che era un po’ mancata nelle precedenti volte, con Eric a fare da frontman navigato e tutto il resto della band a seguire. Netta crescita sotto questo punto di vista in cui le ottime individualità che avevano già dimostrato i fratelli Zublena (Dave, chitarra e Mirko, basso), Cris Audisio (chitarra) e gli ultimi innesti Italo Graziana (batteria) e Simone Morandotti (tastiere) trovano finalmente “un’unione d’intenti” per tutta la durata dello show.
Ottimi poi i suoni (complimenti al Legend), altro tassello in grado di far risaltare una performance veramente di alto livello. I Soul Seller ne escono quindi da vincitori portandosi a casa una bella esibizione ed il calore del pubblico! Bravi!
HUNGRYHEART (report di Denis Abello)
Per il sottoscritto una garanzia… e come sempre gli HungryHeart non deludono. La band è di quelle che si possono tranquillamente definire di caratura superiore, soprattutto sul palco e anche se con una scaletta ridotta dovuta ai tempi imposti per ogni band resta comunque il tempo al gruppo Lodigiano di giocarsela come suo solito con uno spettacolo di primo livello.
Oramai immancabile e apprezzatissima dal pubblico la storica One Ticket To Paradise cantata a squarciagola dall’intera sala e, come da ultimi live, indiscussa regina dell’esibizione, ma ci verrebbe da dire anche della serata, risulta la splendida Shoreline (tratta dall’ultimo album Dirty Italian Job, qui la recensione) ormai vero e proprio cavallo di battaglia della band e che a pezzo concluso viene portato avanti dal pubblico con un unico coro e pugni al cielo! TOP!
Poco altro da aggiungere, come al solito gli HungryHeart non tradiscono… 😉
SMOKEY FINGERS (report di Iacopo Mezzano)
Eccoci allora al main event di questo festival con i quattro lodigiani Smokey Fingers, autori – per chi non lo sapesse – di un magico southern rock alla americana, molto settantiano e carico di influenze blues. Super influenzati da band del calibro dei Lynyrd Skynyrd, dei Black Crowes, dei Gov’t Mule o dei Molly Hatchet – ma allo stesso tempo personali nel loro approccio al genere -, i nostri portabandiera dell’hard rock polveroso e sanguigno ci trasportano con la giusta energia all’interno del loro viaggio musicale, su una highway di note e voci che cattura facilmente l’attenzione e l’immaginario della folla. Gianluca”Luke” Paterniti alla voce è indomabile e sempre preciso ed intonato, mentre Diego”Blef”Dragoni al suo fianco disegna nell’aria riff e assoli rock e blues, perfettamente bilanciati tra influenze ledzeppeliniane, appunto southern americane, e blues rock. Bene anche Daniele Vacchini alle pelli e Fabrizio Costa al basso, che caricano questa musica del giusto groove, completando la scenografia musicale di un gruppo che, lo si vede, ha sulle spalle diverse date live e quindi una padronanza totale del palco. Lo show scivola via quindi in leggerezza, lasciando nelle nostre menti il ricordo di una band molto compatta e totalmente coesa nel suo volere suonare ben più USA oriented che italiana. Una grandiosa chiusura per un festival a tutto tondo come quello proposto dalla Tanzan Music!
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