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Recensione

86/100

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Fumonero – Dentro – Recensione

26 Aprile 2017 Comment Alessandro Barbero

genere: Hard Rock
anno: 2017
etichetta: Autoprodotto

Tracklist:

01. Marzo
02. 7 ragioni per non credere
03. Carnivale
04. Cella 52
05. Piove
06. Somebody to love
07. Quello che ho
08. Ruggine
09. Così vero
10. Notti ruvide
11. Tutti i miei sbagli (bonus track)

Formazione:

Simone Seth Borsellini: voce, programming
Alessio Pucciano: chitarra
Patrick Suffia: chitarra
Mirko Fallabrino: basso, chitarra acustica
Marco Pendola: batteria

Ospiti:

Barbara Bosio: violino nella traccia 9
Claudio Ruggieri: pianoforte / hammond ed arrangiamento archi nella traccia 9
Simone Carbone: arrangiamento archi nella traccia 9, programming, synth
Francesco Rebora: chitarra Dobro nella traccia 10
Pablo Ferrarese: growl backing vocals nella traccia 3
Elisabetta Fuiano: backing vocals nella traccia 5
Martina Zambelli, Margherita Spalla, Anna Penone: backing vocals nell'outro della traccia 10

 

Con questa seconda prova in studio, i Fumonero decidono di alzare evidentemente il profilo della propria proposta musicale, proponendo un concept album sul tema della prigionia (sia fisica che, soprattutto, psicologica) che, nella sua presentazione in sede live, diventerà un vero e proprio spettacolo multimediale.

La proposta musicale si evolve sulla scia di quella del debut album “Note ruvide”: rock robusto cantato in italiano, con inserti moderni che aggiornano il sound. Un modo per non tradire la matrice rock della band, riuscendo però ad attualizzarla e renderla maggiormente accattivante.

L’album è suddiviso in cinque parti. La prima è “Assuefazione” e comprende l’opener “Marzo”, brano che immediatamente scalda l’ambiente con alto ritmo e riff serrato ed efficace; con chiare immagini, descrive la monotonia ed il desiderio di cambiamento della propria vita.

Segue “7 ragioni per non credere”, brano molto breve (supera di poco i due minuti di durata), una scheggia impazzita dall’atmosfera claustrofobica e moderna, con riff aspro ed inserti elettronici, che elenca senza pietà una sorta di moderni sette peccati che attanagliano la società contemporanea; il brano si chiude con il dolce suono di un carillon, spiraglio dolce in tanta cupezza, quasi a significare una possibilità di redenzione.

Segue la seconda parte: “Perdizione”. “Carnivale” è un oscuro e mefistofelico mid tempo, molto atmosferico, che descrive, invece dell’ipotizzata redenzione, una maligna caduta nella tentazione. Uno dei migliori brani del lotto.

“Cella 52” (primo brano a superare i quattro minuti di durata) parte molto aggressiva, per acquietarsi nelle strofe, diventando un’amara ballata, che alterna un armonioso ritornello e ruvide parti strumentali, con ottimo assolo di chitarra; narra il rimpianto di chi, ormai, pare non avere più scelte.

Segue la malincolica e moderna ballad “Piove”, che prende decisamente corpo nell’ottimo ritornello, in cui ci si interroga se esista una possibilità di svolta, per concludersi con il dolce suono di un pianoforte.

La terza parte, “Resurrezione”, si apre con “Somebody to love”, brano rock che alterna parti elettoniche a riff pesanti di chitarra, in cui si descrive la necessità di trovare dentro sé le motivazioni per reagire. Il brano si chiude con un toccante estratto di dialogo dal film “Le ali della libertà” sul significato della speranza.

Altro brano energico è “Quello che ho”, molto adrenalitico fino al ritornello molto arioso e melodico, con gran lavoro delle labirintiche chitarre: descrive come, in fondo, la libertà è l’unica cosa che davvero conta.

La quarta parte, “Tentazione”, è rappresentata dalla sola “Ruggine”, brano con iniziali echi pop rock (che ricordano gli Smashing Pumpkins), con intrusioni di un robusto riff ed inserti audio di notiziari, che si incattivisce nel suo incedere. Descrive l’uomo schiavo del lavoro moderno, che sembra una speranza, ma si trasforma troppo spesso in vincolo.

Infine, la catartica quinta parte è “Liberazione”: “Così vero”, dolce ballad piano e voce, con inserti di violino ed orchestrazione, fino all’avvolgente assolo finale, che descrive la “primavera” del protagonista, e “Notti ruvide (nell’immensità)” (con evidente gioco di parole rispetto al titolo del disco d’esordio), struggente brano (il più lungo del disco) dal flavour blues decisamente irrobustito.

Chiude la bonus track “Tutti i miei sbagli”, cover decisamente rock del celebre brano dei Subsonica (dalla ristampa di “Microchip emozionale” del 2000).

IN CONCLUSIONE

Bella prova della band che, al secondo disco, abbandona gli episodi spensierati presenti nel’album d’esordio per una prova decisamente più matura. Ottime le chitarre, sempre attenta e precisa la sezione ritmica, prestazione vocale eclettica, per un disco rock italiano che si è evoluto, per essere sempre fresco e con taglio contemporaneo affrontando temi di spessore.

© 2017, Alessandro Barbero. All rights reserved.

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