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Recensione

70/100

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Unity – Almost There – recensione

03 Febbraio 2017 Comment Denis Abello

genere: Hard Rock
anno: 2017
etichetta: RVPrecords

Tracklist:

01. You're My Bad Dream
02. Rosie
03. Bad Reputation
04. Angels
05. The Dreamer
06. Summer Nights
07. No More Lies
08. City of Hope
09. American Beauty
10. About Last Night

Formazione:

Maciek Papalski - chitarre
Piotr Zinny Zaleski - voce
Lukasz Chmielinski - batteria
Adam Pierzchala - basso
Dominik Roslon - tastiere

 

Dalle lande della vicina Polonia arrivano questi Unity che escono oggi per RVPrecords con il loro secondo lavoro Almost There che segue a tre anni di distanza il loro debutto Promised Land.
Registrato agli Heinrich House/Mandragora Studio in Varsavia e masterizzato da Maor Appelbaum nei Maor Appelbaum Studio (Faith No More, Dokken, Halford, Ville Valo, Adrenaline Mob, Sepultura, Yngwie J. Malmsteen, Angra, Yes, Therion e Gus G) in California, questo Almost There punta a far fare il grande salto agli Unity e lanciarli nell’affollato terreno internazionale dell’Hard Rock moderno.

Diciamo che a voler ben vedere i numeri per “ben fare” questo Almost There li avrebbe anche. La voce di Piotr Zinny Zaleski sa bene modularsi ed adattarsi sia a pezzi tirati che ad acustiche ballate come Angels, la band sa il fatto suo e a livello di resa sonora il risultato è più che valido.
Quello dove forse serve ancora agli Unity lavorare è sui pezzi cercando di dare un tratto più distintivo al sound della band. Sound che tuffandosi a piene mani nell’iperaffollato terreno dell’hard rock di stampo moderno ha bisogno di una prestazione e di un songwriting di eccellenza per poter risaltare.
Detto questo l’album resta comunque più che godibile per chi ama questo tipo di sonorità toccando anche punti ispirati come la parte centrale con una The Dreamer che propone un hard rock di buona fattura, una Summer Nights che vira verso lidi più rock melodici ed una No More Lies che se la gioca su tratti moderni e piazza un riuscito solo di chitarra.
Non convincono appieno invece i momenti puramente intimi dove pezzi come l’acustica Angels e City of Hope non riescono ad andare a segno presentando soluzioni già troppo abusate la prima ed un coinvolgimento che non riesce a far presa la seconda.
Per il resto il livello resta invece buono presentando pezzi che per lo più piazzano un hard rock moderno tra cui merita menzione invece la virata hard rock funky/blues, che strizza in parte l’occhio ai Whitesnake, di American Beauty .

IN CONCLUSIONE

Un album in definitiva che presenta una band dalle buone possibilità ma che ha ancora forse bisogno di trovare una sua identità e personalità forte per farsi strada in un terreno duro e competitivo come quello dell’hard rock attuale. Dategli comunque un ascolto se siete amanti delle sonorità più moderne di questo genere.

© 2017, Denis Abello. All rights reserved.

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