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Billy Pettinger (Billy The Kid) – Intervista

Billy Pettinger (Billy The Kid) – Intervista

23 Giugno 2016 4 Commenti Iacopo Mezzano

BillyLa cantautrice canadese Billy Pettinger, in arte Billy The Kid, è una di quelle rare (se non rarissime) cantautrici soliste in grado di arrivare direttamente all’anima dei fans, permeando la cute fino a toccare il cuore.

Il suo rock (ascoltatelo) è acustico, essenziale, solitario nelle sue parti di corde, nei tasti di pianoforte e nella batteria. E’ silenzioso, è talvolta cupo, altre volte illuminato da ariose melodie, e debitore tanto del genio di Ryan Adams quanto del talento di Jackson Browne. Sa attirare l’attenzione fin dalla prima nota, merito anche di una vocalità non perfetta tecnicamente, ma ricca di quel tono caldo di passione che rende unico e irripetibile il suo ascolto.

Ricordo ancora quando provai la sua musica per la prima volta, nel 2014 con l’album Horseshoes & Hand Grenades che ricevetti come promo da ascoltare per un altro sito che gestivo. Fu amore a primo ascolto e una esperienza sonora che ancora oggi, due anni dopo, non smette di emozionarmi ancora.

Oggi Billy vive una momento difficilissimo della sua storia. E’ finita in bancarotta per alcune scelte artistiche sbagliate, è stata male e ha avuto anche bisogno di un ricovero. E’ stata abbandonata da tutto e da tutti. Da molti amici, da chi invenstiva in lei, da chi diceva di credere nella sua musica. Ma non dai fans!
Dal buio della sua attuale situazione la Pettinger ha trovato così la forza di reagire, di riprendersi la sua vita. Si è trasferita, ha trovato un lavoro con il quale spera di pagarsi un giorno il suo nuovo album, e ha autoprodotto due dischi registrandoli direttamente nel salotto di casa sua. Uno di questi, I Have to Do This, è stato anche oggetto di una mia recensione (https://www.melodicrock.it/2016/06/billy-pettinger-i-have-to-do-this-recensione/). Insomma, ha combattuto e si sta rialzando ancora!

Leggendo questa intervista non scoprirete solo informazioni sulla sua carriera artistica, ma saprete cosa significa essere vittime dell’avidità del mercato musicale, e su cosa si deve fare forza per rialzarsi e affrontare il mondo con rinnovata fiducia. In se stessi, e negli altri.
Da questa grande e talentuosa artista, ma ancor più delicata ma forte donna, imparerete a dare un nuovo senso al vostro presente. State per leggere l’intervista di cui vado più fiero in assoluto.

Diamo il benvenuto a Billy Pettinger sulle pagine di Melodicrock.it!

ENGLISH VERSION

MR.IT: Nell’offrire ai tuoi fan il tuo ultimo album I Have To Do This, hai dichiarato: se il mondo finisse domani, c’è solo una cosa che vorrei. Desidererei fare un altro album. Lasciami dire che queste sono frasi molto forti da leggere, soprattutto per chi come noi è dipendente dalla musica. Quindi, partendo da queste tue parole, puoi dirci come è nata in te la passione per la musica e qual è il tuo rapporto con essa nella vita quotidiana?

BP: Intorno ai sei o sette anni d’età i miei genitori mi iscrissero a lezioni di pianoforte. Non mi sono mai esercitata, più che altro componevo mie canzoni. A 12 anni ricevetti una chitarra classica e continuai a scrivere. Dovevo sempre comporre, anche quando non sembrava essercene ragione o scopo. Anche ora scrivo sempre. Non ci deve essere uno strumento o una penna nelle vicinanze…è solo quello che il mio cervello crea con indipendenza.

MR.IT: Nella precedente domanda ho scritto: offrire ai fans il tuo ultimo album. Questo perchè sappiamo che l’etichetta Xtra Mile non ti ha aiutato nella pubblicazione del tuo nuovo disco, e allo stesso tempo anche le altre label non hanno mostrato interesse nelle tue canzoni. Quindi hai scelto di offrire tutto quello che avevi ai tuoi supporters: la musica che avevi composto negli ultimi anni. Nascono così l’album solista I Have To Do This e l’EP You Can Have It All. Come hai deciso che avresti pubblicato da sola le tue composizioni?

BP: Può sembrare un po’ triste da dire ma “I Have to Do This” è nato come conseguenza del fatto che ho deciso di riprendermi la mia vita. Nel momento in cui mi sono svegliata in ospedale ho capito che avevo “come perduto” le mie stesse demo. “You Can Have It All” è venuto fuori qualche mese dopo la mia guarigione, quando le cose si erano stabilizzate e avevo capito che non volevo smettere di scrivere canzoni.

MR.IT: Molti altri artisti avrebbero messo queste canzoni in un cassetto, aspettando un periodo migliore per pubblicarle. Tu non l’hai fatto oggi, e neppure in passato quando chiedevi aiuto con campagne di raccolta fondi che cercavano di raccogliere il budget necessario per lavorare ai tuoi album, o per andare in tour. Ti affiderai ancora a soluzioni come queste?

BP: In realtà mi sento un po’ come se avessi superato ciò…Non voglio dire che ci sia qualcosa di sbagliato o che non lo rifarei ancora, mi sembra solo che adesso lo facciano un po’ tutti. Quando feci la mia prima campagna non c’era nulla come Pledgemusic o Kickstarter…l’intera idea di chiedere aiuto ai fans era qualcosa di relativamente nuovo. Era una parte della sua bellezza. Alla fine però era come se tutti quanti stessero chiedendo qualcosa. Voglio lasciar stare la gente e fare le cose da me. Se piacciono, bene. Ancora una volta tutto si riduce a sentirsi costretti a creare.

MR.IT: E’ questo il momento più difficile della tua carriera? Ti vedi su una sorta di binario morto, o credi che queste due nuove produzioni possano essere un buon mezzo per una rinascita della tua carriera, magari in un modo differente?

BP: Le cose sembrano proprio cambiate. Per gran parte della mia vita ero certa che avrei avuto un lavoro e che quindi avrei potuto comprarmi le corde della chitarra ed eventualmente fare qualche disco. La musica non sarebbe mai stata la mia “carriera”. Poi con la storia del contratto discografico, avevo il sentore di avere una possibilità di fare carriera. Credo di aver iniziato a crederci. Quando tutto è svanito mi sono dimenticata che c’erano tutte queste altre parti di me stessa…Non sono solo “Billy the Kid” o chi altro. Tutto ciò che avevo sempre desiderato era solo una vita tranquilla nella quale potevo trovare il tempo di fare un disco ogni tot di anni. Non è il momento più alto o il più basso, ma è vero che mi sono sentita giù di corda per gran parte dello scorso anno. Il momento in cui finalmente ho deciso di tornare a quello che avevo sempre fatto, e di trovare un modo per fare della musica in qualsiasi maniera (anche usando una batteria finta, una cosa che mi ero giurata non avrei mai utilizzato), ho avviato definitivamente una parte del mio processo di guarigione.

MR.IT: Hai detto di queste canzoni: erano pensate per essere demo, spero le ascoltiate immaginando come sarebbero state se le cose fossero andate in qualche altra maniera. Avresti arrangiato queste tracce sullo stile del tuo ultimo album Horseshoes & Hand Grenades, o differentemente?

BP: Sarebbero state più basilari rispetto all’ultimo album, forse anche più essenziali. Mi vedo ancora a suonare tutti gli strumenti, come in passato. Semplicemente divertendomi e correndo qua e là per uno studio di registrazione inventando rumori o spezzoni di canzoni. Non mi importava poi più di tanto di avere parti di batteria vere su questo disco. Non mi sarei potuta proprio permettere un altro posto che il mio salotto.

Billy PMR.IT: Come nascono generalmente le tue canzoni? Come senti crescere in te la pulsione di creare musica?

BP: Qualche volta inizia con la musica, se mi succede di avere uno strumento nei paraggi, ma gran parte delle volte mi succede di trovarmi a pensare ad alcuni pezzi di testo o di una melodia…se ho la possibilità di sedermi e finire il pensiero, forse allora nasce qualcosa.

MR.IT: Nella mia recensione del tuo ultimo albuim ho detto: il tono generale dell’album è molto più cupo e depresso di come normalmente l’artista appare, segno di come questo periodo stia influendo nel suo modo di comporre. Sei d’accordo?

BP: E’ stato un anno difficile. Per molte ragioni. Mi sono trasferita negli Stati Uniti poco dopo aver firmato il contratto e non potevo lavorare o lasciare il Paese mentre cercavo di ottenere il mio permesso di immigrazione. Facendo tutte le cose che la gente mi diceva di fare sono finita in bancarotta. Non voglio dire che anche loro non abbiano avuto spese, abbiamo investito tutti un po’, nel mio caso tutto quello che avevo lasciato nel mondo. E così mi sono ritrovata senza niente. Un giorno avevo agenti, una etichetta, pubblicisti, manager, e dopo pochi mesi, nulla. Nessuno.

MR.IT: Amo le tue nuove canzoni e apprezzo molto i tuoi testi. In Apollo canti: I’m 31 and I live out of a storage facility (ho 31 anni e vivo fuori da un deposito). Guardando al passato ti senti come se il tempo avesse corso troppo, o sei orogliosa di ogni decisione presa? Ci poteva essere un punto di svolta nella tua carriera che però non è finito come pensavi?

BP:  Non so davvero come rispondere. Credo che se sapessi la risposta, forse sarei ancora on the road. Forse avrei ancora più di 8 dollari in banca. Forse però non sarei stata in grado di girare il mondo e suonare con i miei eroi…questo non lo rimpiango. Credo che se potessi tornare indietro spenderei ancora tutti i miei soldi e tutto il mio tempo per avere l’esperienza di tutte queste cose. Quindi adesso penserai che ne è valsa la pena. Alla fine io dico che vorrei aver potuto registrare più cose e che vorrei aver potuto far vedere qualcosa in più, ma secondo il grande schema delle cose penso che ciò non abbia davvero avuto molta importanza.

MR.IT: Una delle mie canzoni preferite della tua discografia è Chelsea Rose, un brano che credo abbia un grande valore per te. Ci vuoi brevemente raccontare la storia che ha portato alla sua composizione?

Chelsea era una mia amica di infanzia che è stata assassinata al piano di sopra di un locale dove ero solita esibirmi con la mia vecchia punk rock band. Fu scioccante e tragico, quantomeno.

MR.IT: Un altro tuo brano magnifico è Diamonds, da tuo album Ours. Come è nato?

Giuravo che non mi sarei mai sposata e poi ho incontrato sto tipo che mi ha dato un anello. Aveva deciso che voleva vedere altra gente, ma non me lo aveva detto. Sto iniziando a pensare  che hai ragione… forse la mia vita è diventata davvero deprimente haha!

MR.IT: Alcune delle tue canzoni, e penso ancora a Diamonds o a This Sure As Hell Ain’t My Life, parlano di relazioni finite. Ti senti più un cuore spezzato dall’amore, o da questa società?

BP: Ho incontrato della brava gente in questo mondo e ne ho incontrato altrettanta non così buona. Succede a tutti. Per una qualche ragione tendo a gravitare intorno alle persone non così brave quando si tratta di relazioni. Magari sono brava gente come amici o così via, ma dal punto di vista di una relazione penso di non essere mai stata fortunata. Forse ho solo un po’ di cose su cui lavorare. Forse non ho niente a che fare con l’altra gente. In termini di società, soprattutto in USA, le persone sono molto concentrate su loro stesse. Non è difficile per loro andare via o decidere di lasciarti perdere se hai avuto un anno difficile e hanno deciso di non aver tempo per questo. Alla fine non so di chi sia questa “colpa” ma penso di essere portata a chiudere le relazioni come se dovesse essere una mia colpa. Questo forse è un tema di tutti i dischi… adesso sto pensando alla canzone “American Cities” e al fatto che continuo a giurare a me stessa che devo smetterla di uscire con gli Americani. Sono certa che non siano tutti cattivi ma sono orgogliosa di essere cresciuta in Canada. Ha.

MR.IT: Nelle tue canzoni parli spesso dell’isolamento che hai sentito vivendo nella tua città natale di Vancouver. Una sensazione che non percepisci vivendo in USA o in altri Paesi..

BP: Adoro e sempre amerò la mia casa. In verità non so se ho mai detto di non apprerzzarla, è solo che non posso permettermi di viverci. Risiedo in Alabama da due anni. Ho imparato ad amare questa regione per quello che è. Mi piace che qui, in Alabama, posso permettermi di vivere in qualcosa di più che un appartamento da studente lungo la strada per il mercato o qualsivoglia altra cosa.

BPMR.IT: C’è una canzone che hai scritto di cui ti senti particolarmente orgogliosa? Vuoi parlarcene?

BP: Mi piace il brano “Fallout” (trad. Pioggia Radioattiva, ndr). E’ stata l’origine del processo che ha portato al nuovo album. Il nuovo suono di chitarra e la “produzione” di me “che produco” me stessa o roba simile. Quando le cose stanno andando alla deriva ti senti come se una esplosione di una bomba atomica fosse stata innescata intorno a te. Adoro questo punto di vista, e l’idea di avere la possibilità di nascondermi in un rifugio antiatomico.

MR.IT: Quali sono gli artisti che hanno maggiormente influenzato il tuo modo di comporre?

BP: Billy Bragg, Dylan, i ragazzi dei The Band, Neil Young, Joni Mitchell, Jackson Browne e Ryan Adams.

MR.IT: Nella mia recensione ti descrivo come: una anima irrequieta che oscilla tra la voglia di ribellione e la necessità di pace e tranquillità. E’m così? Chi è Billy Pettinger nella vita privata, e qual è la differenza tra Billy Pettinger e l’artista Billy The Kid?

BP: Forse non sono più così. La mia vita adesso è molto normale. Ero solita rimbalzare tra concerti in giro per il globo per suonare in locali la maggior parte delle volte vuoti o pieni di gente. Ero solita godere e apprezzare la confusione di tutto ciò. Per un po’ di tempo ho avuto pensieri su quello che davvero volevo e su come volevo che la mia vita apparisse. Nella tranquillità, ho più tempo di pensare e quindi, di creare. E’ così che voglio essere ricordata. Alcune persone sono felici su un palco, o necessitano di essere ammitrate o giudicate. Non ho mai trovato tanta santità nelle cose che dico a me stessa. Mi piace ancora viaggiare, e credo mi manchi vedere spesso i miei amici, ma ho anche capito che un sacco di gente che credevo fossero miei amici in realtà non lo erano. Le loro vite sono spesso così folli che a mala pena hanno il tempo di ricordarsi di altro al di fuori dei loro piccoli problemi sui loro grandi tour bus. Non sto dicendo che ciò valga per tutti, ma per vivere quella vita devi darti un certo tono e nascondere il tuo vero essere. E io sono piuttosto nauseata da me stessa. Preferirei essere invisibile.

MR.IT: Yuri, uno dei nostri lettori, ti decrive in un commento come “una mosca bianca, piena di personalità e creatività”. Sei d’accordo?

BP: E’ davvero un bellissimo complimento. Sono davvero una persona stramba haha.

MR.IT: Nasci come punk. La cultura punk influenza ancora la tua vita e il tuo modo di pensare?

BP: Non più di tanto… al di là del fatto che non mi importa di ciò che la gente pensa di quello che sto facendo, adesso più che mai haha!

MR.IT: Come è nato il tuo moniker Billy The Kid?

BP: Era un soprannome. La mia prima band Blue Collar Bullets mi chiamava così. Colpisce. E piace, davvero.

MR.IT: Cosa ti ricordi dei tuoi giorni in tour in Europa e in Italia? Ti manca il nostro Paese e speri di tornare a suonare da noi prima o poi?

BP: Sicuramente. L’Italia è uno dei miei Paesi preferiti nel mondo, davvero. L’ho visitata per la prima volta da turista ed era una cosa che sognavo di fare da sempre. Sono tornata un po’ di altre volte per suonarci, dedicandomi a qualche gita turistica quando potevo. E’ la cosa che mi manca di più…il cibo, il vino, l’arte. Questo mondo ha così tanto da offrire. Gran parte della gente non riesce a guardare abbastanza al di là di se stessa per andare fuori e vedere il mondo. Io faccio parte di questa cerchia di persone.

MR.IT: Alla fine della mia recensione ho detto: Il mondo deve aprire gli occhi, uscire fuori dagli standard imposti, e imparare ad apprezzare ciò che davvero piace. E che davvero ha un valore. Ciò ha senso se si parla di musica, ma anche in ambito generale. Non siamo uno standard, siamo degli individui! Sei d’accordo con me?

BP: Si, e immagino di aver praticamente detto la stessa cosa nella domanda precedente haha. Non possiamo forzare nessuno a fare le cose, credo. Certamente, sarebbe bello se tutti riuscissimo a fare sempre quello che vogliamo. E’ la stessa cosa che tutti desiderano. Vogliamo essere pagati per quello che ci piace fare. Sembra molto semplice vero? Salvo che per il fatto che non a tutti piace fare le cose che a tutti gli altri piacciono. Sto dicendo questo da un po’ ma non mi aspetto che le cose che amo mi ricambino il loro amore. La cosa importante è trovare un modo per continuare a farle. Se io fossi così tanto speciale magari starei ancora vivendo di questo. Ma non è così. Solo una manciata di umani in questo pianeta sono speciali. E chissà, forse un giorno quando noi tutti non ci saremo più, qualcuno verrà fuori con qualcosa che abbiamo fatto e questo cambierà la loro vita. Se così non fosse, ha allora senso smettere di creare? Spero davvero di no. Questa è la differenza tra noi, e loro. In questo c’è una impostazione punk, credo haha!

MR.IT: Hai una voce unica e ammiro molto il modo in cui esprimi sentimenti usando il calore del tuo timbro. Hai seguito lezioni di canto o sei autodidatta?

BP: Per gran parte della mia vita mi è stato detto da vari produttori che non potevo cantare così bene, etc. Mi rendo conto di non cantare come molte altre voci, specie confrontandomi con chi ha preso lezioni, ma è così che sono. Mi piace pensare che sono meglio come compositrice che come cantante o chitarrista o come qualsiasi tipo di performer. Scrivo canzoni e questa è la mia voce. Non voglio avere altre persone che interpretino le canzoni che compongo, quindi penso di doverlo fare io!

MR.IT: Perchè, secondo te, il business musicale non ti ha dato maggiori attenzioni? Solo sfortuna?

BP: Non devo essere così brava. Dirò così, so di avere grandi fans. Non ce ne saranno tantissimi ma mi hanno permesso di fare tanti album e suonare molti concerti che saranno sempre ricordi speciali per me. Forse ho fatto degli errori, o non ho scelto la giusta gente con cui lavorare. Forse a nessuno di loro importava. L’industria musicale è davvero folle. Molta della gente che vive con la musica non è un gran chè secondo me. Credo in questo senso di aver avuto successo haha!

MR.IT: Cosa ne pensi della scena musicale della regione in cui vivi?

BP: La Muscle Shoals Alabama è sempre stata una grande comunità. C’è un grande documentario che ne parla, dovreste cercarlo. E’ sempre stato un posto di grande musicisti. Mi sono già esibita qui ed ho sentito un certo spettro di quel talento che si è originato e gravita qui.

MR.IT: Cosa ti aspetti dal futuro? Stai scrivendo qualcosa di nuovo al momento?

BP: Sempre. Sto continuando a lavorare in un negozio di liquori, portando a spasso i miei cani e pagando i miei debiti finchè non potrò di nuovo tornare in un vero studio di registrazione. Ho sentito che ce ne sono un po’ in città.

BillyPettingerMR.IT: Con le ultime tre domande voglio chiederti qualcosa di diverso: so che ami i tatuaggi. Credi che siano una sorta di arte? Puoi parlarci del significato di un tuo tatuaggio, magari del tuo preferito?

BP: Ne ho uno che dice “Today = Best Day Ever!” (trad. Oggi = Il Miglior Giorno di Sempre) che mi piace molto. Più invecchio, più i miei tatuaggi diventano misteriosi. Significavano qualcosa ma adesso sono diventati una cosa da fare o qualcosa per ricordare un momento. Non ho mai avuto molti soldi da spendere in tatuaggi quindi molti di loro sono regali di amici o di gente on the road a cui piaceva la nostra musica o qualcosa. Da anni non ne faccio più. Anche se diventassero gratuiti forse non ne farei più haha!

MR.IT: Alcuni studi recenti hanno mostrato che il nostro cervello ha una percezione particolare del silenzio, che in qualche modo è più elaborata rispetto a quella che si ha in un momento di suoni o di rumore. Questo perchè nel silenzio il cervello è più concentrato a ciò che accade dentro di noi, rispetto al di fuori. Molte delle tue canzoni hanno arrangiamenti basilari abbinati a testi pieni di significato. Il tuo modo di comporre può fondarsi sulla stessa teoria di questa ricerca, aiutando l’ascoltatore a concentrarsi sui sentimenti?

BP: Mi piace molto queta domanda. Amo la scienza e in particolar modo quella che studia la mente. La mie canzoni potrebbero darti questa percezione perchè generalmente le compongo quando sono calma. Forse è per questo che ho disegnato la mia vita in un modo più tranquillo rispetto al passato. Non posso pensare o concentrarmi se c’è rumore. Voglio lasciarmi alle spalle una mole di lavoro che, almeno, mostri che ho lavorato davvero duramente. Anche se non vi piacciono le mie canzoni, potete almeno essere d’accordo nel pensare che ne ho scritte davvero tante!

MR.IT: Sappiamo che sei anche una brava pittrice! Cosa ti piace disegnare nei tuoi dipinti? Hai influenze particolari?

BP: Michelangelo Buonarroti è senza dubbio il mio artista preferito. Quando viaggiavo (grazie alle donazioni di Airmiles dei miei genitori!!!) organizzavo gran parte degli itinerari solo per riuscire a vedere più opere di Michelangelo che potessi. Non mi considero chissà cosa come artista ma sono felice di aver iniziato a dipingere. Mi piace imparare cose nuove. Fa bene anche al mio cervello…forse invecchiando non diventerò demente haha.

MR.IT: Grazie per il tempo dedicatoci, sei stata gentilissima. Chiudi l’intervista come preferisci e buona fortuna per il futuro!

BP: Grazie mille amico mio per le tue domande e per le tue belle parole! Ti auguro il meglio.

Pettinger

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