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Recensione

84/100

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Reece Kronlund – Solid – recensione

28 Giugno 2011 Comment Denis Abello

genere: Melodic Hard Rock
anno: 2011
etichetta: AOR Heaven

Tracklist:

01. My Angel Wears White *
02. Samurai *
03. Could This Be Madness *
04. Animals And Cannibals
05. Remember You *
06. Paint The Mirror Black
07. I Would
08. Edge Of Heaven
09. Magic Puddin' *
10. The Dead Shall Walk The Earth

* migliori canzoni

Formazione:

David Reece - voce
Martin Kronlund - chitarre
Hans in't Zandt - batteria

Ospiti:

Tommy Denander
Andy Susemihl
Rikard Quist
Brynn Arens
Christian Tolle

 

David Reece (Accept, Bangalore Choir) è senza dubbio uno di quei personaggi che oltre che su una notevole capacità vocale può contare sicuramente su un gran carisma. Non può che farci quindi piacere la sua ritrovata vena artistica che dopo anni di oblio da quel On Target firmato Bangalore Choir lo ha riportato in primo piano nel panorama internazionale grazie ad un album con i Gipsy Rose (Another World – 2008) un progetto solista  (Universal Language – 2009), il secondo album dei Bangalore Choir intitolato Cadence (2010, qui la recensione), la partecipazione lo scorso anno al Firefest con la stampa di un live preso proprio in occasione di questo prestigioso evento ed ora in questa nuova fatica che lo vede a fianco dell’amico Martin Kronlund (chitarrista dei Gipsy Rose e Dog Face).
Il duo Reece Kronlund, attorniato da una serie di ospiti d’eccezione (Tommy Denander, Andy Susemihl, Rikard Quist, Brynn Arens, Christian Tolle, Hans in’t Zandt), ha cercato di dar vita ad un album che si poggia sull’ottima tecnica messa in campo da Kronlud e sulla forza vocale del singer dei Bangalor Choir. Il risultato è questo Solid che ora metteremo prontamente sotto torchio.

LE CANZONI

Il duo Reece Kronlund non ha bisogno di rodaggio e già dalle prime note di My Angel Wears White ci si trova davanti ad un David Reece in perfetta forma che letteralmente danza con la sua voce potente tra le note rock e gli accenni blues tessuti con estrema maestria da Martin Kronlund.
Lasciatevi andare, seguite il ritmo e perdetevi nella melodia di Samurai, anatema Rock che sarebbe in grado di far balzare in piedi uno stadio intero in sede live. La voce e la chitarra si fondono in un connubio esaltante che trasmette il senso di forza del pezzo! Sicuramente uno dei momenti meglio riusciti di questo Solid.
Si cambia completamente stile ed è il tocco blues della chitarra di Krounlund su cui delicatamente si poggia la voce accarezzata di Reece ad accoglierci nella successiva Could This Be Madness, in assoluto il pezzo che più mi ha esaltato di questo lavoro.
Animals and Cannibals a mio parere, pur rimanendo un pezzo notevole, non riesce a mantenere lo stesso passo tracciato dai pezzi precedenti e perde qualche punto anche se è impossibile non stamparsi il ritornello in testa dopo giusto un paio di ascolti.
Solo la voce ed il carisma di Reece potrebbero riuscire a rendere quasi palpabile il dramma e la sofferenza che traspare dalle note di Remember You.  Prova di grande valore di una delle voci più intense, forti e cariche d’emozione del panorama attuale dell’Hard Rock melodico. Da notare in questo pezzo la sempre ottima prova di Kronlund alle corde con un solo da brividi, ma anche l’ottima batteria affidata alle esperte mani di Hans in’t Zandt.
Arrivati al giro di boa Paint the Mirror Black non stupisce e si inserisce nel contesto di questo Solid regalando un momento senza infamia e senza lode ma che al solito si basa sull’ottima qualità messa in scena dal duo Reece Kronlund.
I Would rilassa nuovamente i toni e pur non avendo l’intensità emotiva di Could This Be Madness o Remember You si segnala come una bella e classica ballata. Edge of Heaven riprende in mano l’Hard Rock e porta in scena un pezzo ben costruito e, seppur senza particolari note, che si lascia ascoltare con piacere.
Nettamente più interessante mentre ci avviamo verso il finale è Magic Puddin’ in cui alla cadenza della chitarra si frappongo i fraseggi e i cori messi in scena da Reece in pieno stato di grazia! IL solo di Kronlund che rilancia la voce sempre oltre misura di Reece serve a siglare ulteriormente la bellezza del pezzo.
L’ultima cavalcata, ed è proprio il caso di dirlo data la velocità di esecuzione del pezzo, viene generosamente offerta da The Dead Shall Walk The Earth… è altamente consigliato dosare con cautela l’ascolto di questo pezzo, potenza allo stato puro!

IN CONCLUSIONE

Solid, mai titolo fu più azzeccato. Infatti questo album non è altro che un bel concentrato di pezzi Hard Rock melodici che poggiano le loro basi sulla splendida voce di David Reece e sulla notevole tecnica di Martin Kronlud. Reece al solito si dimostra un mattatore di primissimo piano che letteralmente piega la sua voce alle esigenze di ogni singolo pezzo con una naturalezza disarmante mentre Kronlund dimostra di avere una classe ed un talento che meriterebbero sicuramente maggiore attenzione.
Mettere questi due signori al servizio di una serie di pezzi, che per la verità non reinventano nulla di nuovo ma che sicuramente risultano azzeccati e gradevoli, è come mettere una sicura ipoteca sulla riuscita qualitativa di questo Solid.
Infatti tutti i pezzi scorrono via veloci con alcuni frangenti sicuramente più riusciti di altri ma pur sempre tutti di buon livello anche se bisogna far notare che nessun pezzo risulta particolarmente originale, ma questa è più una semplice nota che non un difetto. Per il resto non ci sono dubbi che Solid è godibile, ben strutturato e che può contare su due Artisti veramente di alto livello… consigliato a tutti quelli che cercano un album di Hard Rock melodico classico e di qualità!

© 2011 – 2018, Denis Abello. All rights reserved.

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