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Reach – Reach Out To Rock – recensione

18 Maggio 2015 12 Commenti Luka Shakeme

genere: Melodic Rock
anno: 2015
etichetta: Sunhill Production

Tracklist:

01. You Called My Name
02. Fortune & Fame
03. Tell Me
04. We Are
05. Someone Like You
06. The Beast
07. Make Me Believe
08. Reach Out
09. Looking For Love
10. Coming Home

Formazione:

Alex Waghorn - Voce
Ludvig Turner - Chitarre
David Jones - Basso
Marcus Johansson - Batteria

 

Sempre più frequenti le uscite dal nord europa con la Svezia che da sempre risulta essere portabandiera di un rock melodico rivelatosi nel corso degli anni un vero marchio di fabbrica. L’asticella della competitività si è innalzata a dismisura ultimamente con band che, seppur armate delle migliori intenzioni, purtroppo scontano la differente caratura tecnico-compositiva. E’ il caso dei Reach, band di Stoccolma che fra luci e ombre presentano il loro “Reach Out To Rock”.

You Called My Name” non lascia certamente gridare al miracolo, una buona opener granitica in cui la voce non morde come dovrebbe anche se si tratta di un’ugola che nel genere ci sta tutta pur non avendo caratteristiche particolari per essere ricordata.
Fortune & Fame” è più melodica, orecchiabilissima nel suo incedere, forse un tantino piatta per lasciare quel desiderio di riascoltarla più volte. Carina ma non trascendentale, purtroppo come già accennato la competizione in questi ambiti è feroce e i termini di paragone fanno spavento.
Tell Me” gode di buone armonie vocali, lavoro di chitarre più che pregevole e chorus pronti ad essere canticchiati fin dal primo ascolto. Il pezzo in se è carino malgrado per l’ennesima volta non faccia accapponare la pelle ma quantomeno è discretamente emotivo nell’insieme.
We Are” è al momento il pezzo meno aor e più “metallurgico” del lotto, oscuro e chiuso sulle strofe con un riffing ai limiti del metal, chiaro sulle aperture vocali dei chorus che mi sembrano anche un pelo più “ricercati”.
Someone Like You” potrei etichettarla come una power-ballad riuscita in parte perché purtroppo inficiata da una prestazione vocale non proprio coinvolgente come il pezzo necessita. Il songwriting mi sembra buono e anche gli arrangiamenti risultano studiati, peccato dunque per un’ugola che a tratti sembra patire altezze troppo vertiginose.
The Beast” tenta di uscire coraggiosamente da canovacci già scritti e il risultato purtroppo non è molto entusiasmante. Un hard rock decisamente oscuro che riesce ad essere apprezzato ancora una volta solo per buone soluzioni chitarristiche ma quanta noia però, fretta di ascoltare il pezzo successivo.
Make Me Believe” è un altro buco nell’acqua purtroppo. L’incipit iniziale molto soft e caldo per poi crescere in aperture di chitarra più rocciose mi aveva lasciato ben sperare. In questo caso paradossalmente è il cuore del pezzo che appiattisce il tutto malgrado i coroni da rock arena che non riescono a nascondere le armonie vocali del ritornello non molto ispirato.
Reach Out” riesce a salvare la barca che a tratti sembra poter affondare. Belle le linee vocali sostenute da partiture strumentali compatte. Il tutto scorre via piacevolmente e posso annoverare la track in questione fra le più riuscite.
Looking For Love” sembra un altro tassello ben riuscito. Fruibile fin dal primo ascolto nasconde le lacune di una band che non riesce a colpire nel segno come potrebbe complice un’esecuzione troppo statica e poco coinvolgente; questa è una valutazione che vale un po’ per tutti i pezzi, tuttavia qui mi ritrovo con un ritornello che riesce a trasportarmi egregiamente.
In chiusura “Coming Home” risulta essere uno dei migliori pezzi del lotto. Un buon mid tempo dove anche la voce riesce a respirare meglio e a trovare una migliore collocazione.

IN CONCLUSIONE

La band svedese paga dazio in termini di originalità e anche perizia tecnica ad altri act del rock melodico, ma se il primo aspetto è per me assolutamente trascurabile in quanto anche fra uscite più “importanti” non c’è traccia di sonorità che sperimentino qualcosa di diverso, l’aspetto tecnico è ciò che fa la differenza o quantomeno il feeling che sotto questo aspetto latita fortemente per la band in questione.

© 2015 – 2018, Luka Shakeme. All rights reserved.

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