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Recensione

88/100

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The Pretty Reckless – Going to Hell – Recensione

06 Dicembre 2014 3 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Hard Rock / Alternative
anno: 2014
etichetta: Razor & Tie

Tracklist:

01. Follow Me Down
02. Going to Hell *
03. Heaven Knows *
04. House On a Hill *
05. Sweet Things
06. Dear Sister
07. Absolution *
08. Blame Me *
09. Burn
10. Why'd You Bring a Shotgun to the Party
11. Messed Up World *
12. Waiting for a Friend *

* migliori canzoni

Formazione:

Taylor Momsen – voce, chitarra ritmica
Ben Phillips – chitarra solista, cori
Mark Damon – basso
Jamie Perkins – batteria, percussioni

 

Com’è il detto? Chi dorme non piglia pesci? Beh, se è così, nel nostro caso si dovrebbe però dire che: chi dorme fa delle gran brutte figure.

Eh sì, perchè noi e solo noi, che siamo sempre attenti all’uscita di quello e di quell’altro, potevamo ricordarci di tutto e di tutti, ma poi cadere in totale amnesia di fronte alla più bella tra le belle, alla copertina più sexy degli ultimi dieci anni, e a uno dei migliori dischi di derivazione hard rock del 2014. Di chi, e di cosa, sto parlando? Di Taylor Momsen, dei The Pretty Reckless e del loro secondo album Going To Hell.

Ragazzi miei e cari lettori, se non lo avete già fatto, agite da voyeuristi e, come il sottoscritto, comprate l’edizione in vinile di questo album! Vi assicuro che quello che vedete in copertina è solo un assaggio di quello che troverete tra le due facciate del gatefold. Roba da leccarsi i baffi! Lo ricorderete, quando uscì il disco di debutto dei The Pretty Reckless (Light Me Up,2010) Taylor Momsen non era altro che una giovane adolescente che giocava a fare la ribelle, l’incompresa, la diversa, l’esatto opposto di quello che ci si aspettava da una delle Gossip Girl televisive (Tayolr Momsen è attrice nella serie tv Gossip Girl, ndr). Faceva buona musica, era una bella figliola, e qualche bella melodia l’aveva composta, oltre ciò però bon, fine della storia. Oggi invece, nel nuovo album Going to Hell, la biondina americana si è trasformata, è diventata davvero sexy, fisicamente e musicalmente, e appare tanto, tanto maturata. La Momsen è una giovane ragazza che ha preso piena consapevolezza della sua realtà di donna, del suo pensiero, e delle possibilità anche mediatiche che il suo sinuoso corpicino da modella può regalarle. Tanto da trovarla lì, proprio come mamma l’ha fatta, stampata in una delle più belle copertine (per il messaggio, per la provocazione, e per le più disparate interpretazioni che si possono dare) che la storia recente della nostra musica ricordi. Amen!

Come se tutto ciò non bastasse, i The Pretty Reckless e la Momsen vanno, un po’ come Dante, all’Inferno. Nel vero senso della parola, perchè questo Going to Hell non è altro che una violenta e cruda esamina di quello che vale oggi la società moderna, con i suoi vizi, le sue perversioni, i suoi ben evidenti difetti. Non a caso, il disco ha il suo esordio con gli orgasmi femminili di una Follow Me Down che ci parla esplicitamente dei piaceri della carne, per arrivare poi a una title track simbolo dell’alienazione, a Heaven Knows e alla dipendenza mediatica sui giovani, e così via fino a una Why’d You Bring a Shotgun to the Party che è il perfetto manifesto dell’America violenta che tutti i giorni leggiamo sui quotidiani, e a Messed Up World, denuncia perfetta di tutti questi malesseri negli occhi di una giovane donna. Insomma, Taylor Momsen e soci non ci parlano più in prima persona con il tono dei teenager ribelli, ma ci schiaffano oggi in faccia, a ragione, tutti quei mali e quei problemi che tutti ci sforziamo, o che ci impongono, di non vedere e di ignorare.

Stilisticamente, l’album oscilla tra l’hard rock moderno e l’alternative, con la Momsen che pare sempre un po’ una Avril Lavigne o una Pink delle origini in chiave rock/metal, ma ora anche una Lita Ford, un Marylin Manson, un Myles Kennedy, etc, etc. Insomma, la ragazza è cresciuta anche a livello interpretativo, migliorando l’intonazione e l’espressività, senza perdere nulla di quel suo genuino modo di fare che, diciamolo, è terribilmente hot per l’orecchio di chi ascolta. E di tutto questo giova in primis il songwriting, vario e sempre ispirato, ricco di energia e appeal, moderno ed orecchiabile, ma poi anche il gruppo tutto, sugli scudi nelle preziose parti strumentali a supporto della voce. Diventano così imperdibili per gli appassionati i già singoli Going to Hell, Heaven Knows (quest’ultima per ovvi motivi una sorta di Another Brick in The Wall in chiave moderna), House On a Hill (una ballata rock che eleva tutto il talento interpretativo della Momsen), e Messed Up World, ma anche una dinamitarda Absolution, un granitica e allo stesso tempo melodica Blame Me, e una sincera, intima ed emozionale Waiting for a Friend. Serve aggiungere altro?

IN CONCLUSIONE

Going to Hell è un disco davvero riuscito, moderno ma nel modo giusto, che mostra tutte le potenzialità di questa formazione, prima un po’ troppo celate dietro il make-up pesante sul volto adolescenziale della Momsen. Questo album è la consacrazione finale di quella che in breve tempo, rotta magari ancora un po’ di titubanza della critica o dei fans più old-school, diventerà una delle più affermate realtà della nostra musica. Vogliamo fare un po’ anche noi i veggenti, o no?!

© 2014 – 2016, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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