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25 Novembre 2014 0 Commenti Alessandro Lifonti
… e dopo aver da pochissimo pubblicato la recensione del loro ultimo album omonimo Crazy Lixx (qui la recensione) è giunto il momento di fare due chiacchiere con il leader della band… Danny Rexon!
Il nostro Alessandro Lifonti ha scambiato due parole con la voce dei Crazy Lixx parlando di musica, live e non solo…
Denis Abello
intervista a cura di Alessandro Lifonti
MR: I Crazy Lixx hanno appena pubblicato il loro quarto album, ed é giunta l’ ora di chiacchierare con il loro grande cantante Danny Rexon! Danny, grazie per concederci un po’ del tuo tempo!
DR: Nessun problema, quando volete!
MR: Danny, partiamo dal vostro ultimo cd: l’ omonimo della band. Possiamo dire che questo ultimo disco ci ha riportati alle origini dei Crazy Lixx, poiché il precedente “Riot avenue” é un po’ diverso da “Loud minority” e “New Religion”?
DR: Sì, lo puoi dire, ma noi preferiamo chiamarla la perfetta miscela del nostro vecchio stile dei primi due album mescolata ai migliori elementi di Riot avenue. La produzione, il suono, e le seconde voci, sono più nello stile dei vecchi dischi, ma é più riff oriented, c’ é un sacco di lavoro con le doppie chitarre come su Riot avenue. Quindi immagino che ci siano voluti tre dischi per trovare il nostro vero sound.
MR: Quando ci siamo incontrati al Frontiers rock Festival lo scorso maggio, avete detto al pubblico che stavate scrivendo il nuovo album.
Quando avete cominciato a pianificarlo e quanto tempo vi ci é voluto per registrarlo?
DR: In realtà abbiamo cominciato a registrare le prime tracce di batteria nell’ Ottobre 2013. Ma ovviamente non ci abbiamo lavorato ogni giorno da allora. Questa volta abbiamo deciso che dovevamo prenderci il tempo di cui avevamo bisogno, e registrare quando eravamo pronti ed ispirati, invece di prenotare uno studio costoso per due settimane e sgobbare come matti in quel breve periodo. Quindi possiamo dire che ci é voluto quasi un anno dalla prima registrazione al lavoro finale. Ma se conti il songwriting anche prima.
MR: Molti gruppi dicono che il loro ultimo cd é sempre il migliore. Tu cosa ne pensi della vostra ultima fatica?
DR: È il migliore che abbiamo fatto. Ma non penso davvero di essere l’ unico che la pensa così.
MR: Uno dei vostri punti di forza sono i testi. Poiché tu sei il songwriter principale del gruppo, come riesci a passare dallo scrivere un testo così divertente come “Lock up your daughter” ad un testo così profondo come “Children of the cross?”
DR: Trovo la mia ispirazione per i testi dagli aspetti della vita, e così come per le canzoni, ci sono sia i tempi buoni e le faccende più serie. Di solito parto con un gancio come in “Children of the cross”. Ho cominciato con una canticchiata sulla melodia, e la linea di stacco della canzone ci stava perfettamente. Una volta fatto quello, il titolo, ed il resto del testo si sono scritti da soli. Quindi di solito é così: trovo il gancio iniziale e poi ci costruisco il testo intorno. Poi, naturalmente, non scrivo due canzoni di questo genere nello stesso giorno, quindi l’ umore che ho in quel momento influenza parecchio il tipo di umore della canzone stessa.
MR: Ti faccio questa domanda poiché sono un fan della band! Se ti dicessi: “I put my faith in your heart, now it’ s tearing me apart”, cosa mi risponderesti? Dopo quattro anni non riesco proprio a stufarmi di quella canzone (blame it on love)!
DR: Sono d’ accordo. É una delle tre migliori canzoni che abbia mai scritto. La cosa divertente é che avevo il ritornello registrato su un vecchio demo un po’ di tempo prima che incominciassimo a registrare “new religion”. Aveva delle strofe totalmente diverse che non s’ incastravano bene con il resto della canzone, ma mi piaceva talmente tanto il ritornello che ho deciso di riscrivere tutto il resto da capo. Mi sono seduto una sera e ho cominciato a suonare ripetutamente il ritornello, e fuori dal nulla, gli accordi delle strofe e la melodia mi sono spuntati in testa. É stato veramente uno dei pezzi più facili che abbia mai scritto sotto questo aspetto. Ho finito il testo, e improvvisamente avevo ció che sarebbe diventato uno dei nostri pezzi più famosi.
MR: Quali sono i tuoi gruppi preferiti? Dove trovi l’ ispirazione?
DR: I Kiss e gli Iron Maiden sono in assoluto le mie bands preferite di sempre, ma quando si tratta di scrivere canzoni, guardo al grande produttore e songwriter Desmond Child, che credo abbia scritto alcuni dei più grandi inni del rock anni ottanta. Ma ascolto un sacco di Rock e Metal differente, principalmente degli anni settanta, ottanta, e primi anni novanta.
MR: Al momento non ci sono molte date dei Crazy Lixx in vista? Andrete di più in tour in futuro?
DR: Al momento ce ne stiamo seduti e vediamo come vanno le vendite del disco, poi decideremo quale sarà il prossimo passo.
MR: Poiché siamo italiani, ti andrebbe di raccontarci qualcosa della Frontiers?
DR: Non so molto riguardo a loro a dire il vero. Apprezziamo questo grande accordo di libertà creativa mentre siamo sotto contratto, e conduciamo affari da lontano. In realtà li abbiamo incontrati solo una volta, l’ anno scorso al Frontiers rock festival, ma sono una grande casa discografica con cui é facile lavorare, e stanno facendo un grande sforzo per portare la buona musica al pubblico. Le grandi etichette hanno dimenticato da molto tempo come si fa.
MR: Si trovano diversi video su YouTube dove si vede il gruppo suonare in acustico fuori dai negozi, e la gente passa senza considerarvi. Come ci si sente? É frustrante?
DR: Lo può essere a volte, ma alla fine abbiamo suonato nei centri commerciali dove la gente non era lì per noi quindi é comprensibile. L’ intera faccenda in realtà é stata una cosa molto spontanea. Abbiamo montato in un paio di posti in Svezia per il “Record store day” qualche anno fa. É stata un’ esperienza figa, ed un sacco di gente ci ha poi detto che dovremmo fare più materiale acustico dopo quella volta.
MR: Cosa pensi della scena rock italiana al momento?
DR: Ad essere completamente sincero non conosco nessun gruppo italiano. Mi dispiace:-(
MR: Danny, apprezziamo veramente la tua gentilezza! Speriamo di vederti presto in Italia!
DR: Grazie! Lo spero anch’io!
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