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Recensione

80/100

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White Widdow – Crossfire – Recensione

01 Novembre 2014 13 Commenti Elena Aurë

genere: Melodic Hard Rock / AOR
anno: 2014
etichetta: AOR Heaven

Tracklist:

01. Caught In The Crossfire
02. Fly Me Away
03. Just Another Night
04. Below The Belt
05. Dreams Don't Die
06. Too Many Tears
07. Angel
08. Born To Be A Rebel
09. Carry The Heartache
10. Never Again

Formazione:

Jules Millis - voce
Xavier Millis ­- tastiere, cori
Enzo Almanzi ­- chitarra
Ben Webster ­- basso
Noel Tenny ­- batteria

 

 

Lo ammetto: sin dal primissimo annuncio promozionale, le mie aspettative nei confronti di questo nuovo album firmato White Widdow sono state piuttosto elevate. L’interessante omonimo debut album del 2010 e il successo del loro follow­up artistico del 2012 (Serenade) avevano infatti galvanizzato gli animi degli amanti del genere che, come la sottoscritta, resteranno senza alcun dubbio positivamente impressionati anche dall’entusiasmante e ormai imminente “Crossfire“, in via di rilascio il 26 Novembre ancora una volta tramite la teutonica AOR Heaven.
La tragica e prematura scomparsa del batterista George Kristy, unita al ritiro dal mondo della musica del bassista Trent Wilson, avrebbero scalfito in maniera profonda gran parte delle bands presenti e passate. Tali eventi, pur rappresentando un capitolo doloroso nella storia personale dei White Widdow, non hanno comunque spento la notevole passione e la grande voglia di emergere dei talentuosi artisti del gruppo, capaci di tornare alla ribalta con quello che probabilmente è il loro miglior album di sempre.
Tornando a discorsi di natura più squisitamente tecnica, salta subito all’occhio la linea di continuità presente tra il cd in questione (mixato ancora una volta da Pelle Saether dei Grand Design) e quelli precedenti, fattore bissato dall’ormai consolidato sodalizio dei fratelli Millis (Jules ­ voce, da qualche tempo frontman anche degli storici Tigertailz ­ e Xavier ­ tastiere) con il virtuoso chitarrista Enzo Almanzi, e che vede un rinnovamento di line­up con l’ingresso di Ben Webster al basso e Noel Tenny alla batteria.

Accattivanti melodie (in perfetto stile “Golden Era“) con l’aggiunta di un tocco leggermente hard­rock contraddistinguono l’intelligente successione di pezzi della track-list, ben studiata per dare fluidità e fruibilità d’ascolto già ad un primo approccio con l’album ivi in esame. La radiofonica apertura di “Caught In The Crossfire“, il ritornello incredibilmente catchy (con tanto di vero e proprio muro di synth) di “Fly Me Away“, la purezza sognante delle tastiere AOReggianti di “Just Another Night” e “Dream’s Don’t Die” vi cattureranno immediatamente, mentre la virtuosa ma al contempo emozionantissima performance chitarristica di Enzo Almanzi in pezzi come “Below The Belt” e “Angel“, permette all’intero lotto di brani di raggiungere vette importanti anche dal punto di vista esecutivo. E se ancora non bastasse, godetevi e rivivete l’atmosfera tipicamente ottantiana di “Too Many Tears“, completata a dovere dalla perfezione armonica delle backing vocals di “Never Again“, componimento che segna la conclusione di questo piccolo gioiello made in Australia.

IN CONCLUSIONE

Posso quindi ritenermi più che soddisfatta di fronte a questo terzo capitolo discografico a firma White Widdow, un lavoro che ha saputo mantenere alta la qualità artistica del combo oceanico nonostante i numerosi problemi incontrati lungo la tortuosa via del music biz, strascichi che hanno saputo forgiarne ulteriormente la tempra e accrescere l’amore per questo meraviglioso genere musicale. Una vittoria meritata insomma, che si respira e percepisce sin dalle primissime note di questo convincente “Crossfire”.

 

© 2014 – 2022, Elena Aurë. All rights reserved.

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