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Recensione

95/100

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Sonic Station – Next Stop – Recensione

13 Maggio 2014 26 Commenti Iacopo Mezzano

genere: Westcoast AOR
anno: 2014
etichetta: Avenue of Allies

Tracklist:

1. Amelia
2. Catch Me If You Can
3. Brighter After Dark
4. Fool For Your Love
5. Stopped Beating
6. Where Are You Now?
7. Half Of My Heart
8. Broken Man
9. Love Clash
10. Last Goodbye
11. Hide And Seek

Formazione:

Johan Boding: Lead vocals on tracks 1,2,4,5,7,8,9,10 and background vocals
Marika Willstedt: Lead vocals on tracks 3,6,11 and background vocals
Alexander Kronbrink: Guitar, synthesizers, drum programming on track 4 and background vocals
Jonathan Fritzén: Keyboards
Erik Metall: Bass (except tracks 2,4)
Thorleif Robertsson: Drums (except track 4)

Ospiti:

Mathias Garnås: Bass on tracks 2,4 and background vocals
Arvid Svenungsson: Additional synthesizers on track 5
Andreas Ekstedt: Percussion on tracks 4,5,6,7,8,10,11
Conny Lindgren: Strings on tracks 4,8,11
Matilda Bådagård: Background vocals
Matilda Lindell: Background vocals
Rebecca Petersson: Background vocals
Uffe Söderberg: Background vocals

 

Li ho aspettati con ansia, contando i giorni fino all’annuncio ufficiale del loro ritorno, sapendo che il loro bel primo album omonimo non era altro che un semplice antipasto di quello che di grande sarebbe venuto dopo. Ho fatto bene a restare (stranamente, e in parte immeritatamente) molto cauto due anni fa per potermi oggi sbilanciare senza la minima esitazione. E lo voglio dire senza nascondere un sorriso sincero, come quello di un bambino di fronte ad un dono tanto sperato: sì, Next Stop dei Sonic Station, il secondo lavoro della realtà svedese capitanata dal chitarrista Alexander Kronbrink e oggi su Avenue of Allies, è un vero masterpiece moderno del genere westcoast AOR.

Poche balle cari miei, con questo disco le vostre orecchie impazziranno di piacere. Congedati tutti i quattro cantanti presenti sul primo episodio tranne ovviamente quell’angelo che è Marika Willstedt, qui al microfono su tre canzoni e ai cori, Kronbrink ha pescato il metaforico coniglio dal cilindro facendo della partita Johan Boding, vocalist conosciutissimo in Svezia ma per noi poco più che esordiente. Una voce che (lo giuro) non fa rimpiangere nessun cantante AOR sulla faccia della terra, forte come è di una stupenda timbrica calda ed espressiva, a metà tra James LaBrie e i big della scena westcoast USA. Da brividi.
In più, il leader di questa formazione ha deciso di affidarsi a un nuovo team di aiutanti in fase di songwriting, portando un netto rafforzamento nel sound del gruppo, ora molto più energico e bombastico che in passato, oltre che meno atmosferico e più raffinato, e non dissimile da quanto fatto in passato da formazioni geniali e seminali come Toto e Chicago. Così, a conti fatti, il numero dei pezzi instant classic non si conta nelle dita di una mano..
Infine, a coronare il tutto, i suoni di produzione e la tecnica strumentale dei protagonisti. Se già Sonic Station si era messo in bella mostra in questo senso, Next Stop sale oggi in cattedra, abbracciandoci e avvolgendoci nota dopo nota, tra chitarre e tastiere melodiche sempre in primissimo piano assieme alle voci, ma soprattutto con un groove di basso e batteria da antologia. Per una cura del dettaglio sonoro che motiva tutto il tempo speso dal gruppo in studio, e che più in generale non si ascoltava su un disco ”minore” (inteso non major) da un bel po’ di tempo..

Credetemi se vi dico che basta già il primo singolo, video ed opener dell’album Amelia per essere al 100% convinti della bontà di questo prodotto, ed è inutile che spenda altre parole d’elogio per un brano così dannatamente radio friendly (ma raffinato), e ottantiano fino al midollo. Se vi è piaciuto questo pezzo, beh, è scontato che adorerete l’intero album.
Catch Me If You Can è invece la prima ”nuova” canzone che incontriamo su questo disco. Da apprezzare qui la raffinatezza con cui il riff di chitarra portante si intreccia con il basso, i cori e la sezione ritmica tutta, ma anche con le sempre squisite tastiere di Jonathan Fritzén. Questa è una vera canzone-opera d’arte, pura poesia, disegnata con trame dai colori unici, nel calore emozionale. Un pezzo per niente banale e carico di groove, stile, originalità.
Poi, Brighter After Dark mette per la prima volta in secondo piano Johan Boding, per lasciare spazio alla Willstedt. La cantante si immerge ancora una volta perfettamente in un grande pezzo, rendendosi autrice di un vocalizzo sensuale come pochi nel suo genere (scusate ora la mia schiettezza, ma ogni volta che questa ragazza graffia con la sua timbrica io mi strappo le vesti. Non so voi, ma è hot da far paura!), che lancia un brano molto ben congeniato, su, su!, fino a toccare le stelle.

Siamo solo alla quarta traccia e, storditi dall’intensità di quanto fino ad ora ascoltato, avremmo bisogno di una pausa per riprenderci da un tale terremoto di sensazioni. Viene in nostro soccorso Fool For Your Love, la prima power ballad dell’opera, una composizione lenta e soffusa in stile Chicago che fa ardere i cuori nel nostro petto, rabbrividire la cute, incollandoci alle dolci parole perfettamente intonate da Boding. Cinque minuti di musica da condividere con l’amata, in intimità, abbracciati sotto la luce della luna..

Tirato così un leggero sospiro, si riparte con il groove e il ritmo Toto-oriented di Stopped Beating, un pezzo che ci fa venire una voglia matta di danzare, con un refrain da urlo, dove le voci di Boding e della Willstedt (quest’ultima ai cori) si alternano a meraviglia, allacciandosi con le tastiere su un ritmo tribale. Where Are You Now? torna a lasciare la leadership del cantato a Marika, dando vita a un pezzo abbastanza lineare e nei canoni della westcoast, ma intenso, ricco di begli ingressi di tastiere e di chitarre che contribuiscono a creare una atmosfera avvolgente. Da notare qui un grande assolo di Kronbrink, fino a questo momento sempre sugli scudi. E della seguente Half Of My Heart si ci ricorderà per uno dei più bei ritornelli dell’intero lotto, ma anche per le tastiere raffinate, in puro stile AOR anni ’80. Scommetto già ora che diversi di voi citeranno questa canzone come personale pezzo hit di questa registrazione.

Meno quattro tracce alla fine, eccoci alla seconda ballata, Broken Man, che i più attenti avevamo già apprezzato all’interno dell’EPK promozionale di questo album. Tra Toto e i nostrani Lionville, i Sonic Station danno vita a uno dei migliori lenti degli ultimi dieci anni, con Boding che si veste da LaBrie e ci coccola con la dolcezza della sua voce, tra arrangiamenti da antologia e liriche d’autore. La consacrazione finale del talento di questo progetto.
Fuori di nuovo gli artigli poi con Lover Clash, bombastico componimento di quattro minuti di durata, forte di un pregievole lavoro strumentale e, nuovamente, di un coinvolgimento vocale massimo da parte del cantante leader, ma anche dei numerosi coristi, qui davvero fondamentali per la buona riuscita del pezzo. E a sole due tracce dal termine, giunge il momento di Last Goodbye, pezzo soffuso che si alza di tono e di intensità con l’arrivo del refrain, nel quale la Willstedt riesce nuovamente ad arricchire divinamente il talento di Boding con i suoi magici attacchi ai cori. Si lascia andare qui anche il leader Kronbrik, con alcuni assoli di grande classe, forti di un virtuosismo melodico che solo i grandi big di questa musica riescono ad avere. Assoli, che ritroviamo ancora e di pari qualità anche nella chiusura d’album Hide And Seek, lasciata tutta in mano al talento di Marika Willstedt, qui in veste meno aggressiva, ma dannatamente melodica e ammaliante attraverso la sua unica e naturale estensione vocale. Il perfetto finale da sogno che questo incredibile disco doveva avere.

IN CONCLUSIONE

Con Next Stop la sfida è stata lanciata. Sta a Chicago, Toto e compagnia bella dimostrare di saper fare oggi meglio dei Sonic Station. Questi musicisti svedesi hanno fatto esattamente quel gigantesco passo avanti che da loro si ci aspettava, componendo un disco privo di filler e oggettivamente incapace di scendere mai al di sotto dell’8/8.5 di giudizio, traccia dopo traccia. Ci sarà l’ascoltatore che lo apprezzerà di più (come il sottoscritto), e quello che lo esalterà un po’ di meno, ma a nessuno, e dico nessuno, questo prodotto della Avenue of Allies deluderà.

Un talento chitarristico e compositivo come quello di Alexander Kronbrink è unico quanto raro ai giorni nostri. Trovarlo affiancato alla bravura di un tastierista come Jonathan Fritzén, e di una sezione ritmica come quella di Erik Metall e Thorleif Robertsson, è un qualcosa in grado di ammutolire davvero un recensore, e ancor più un fan. In più, coristi d’elitè e due leader vocali maiuscoli come Johan Boding e Marika Willstedt portano il tutto a un livello musicale e melodico davvero ultraterreno.

O sto vivendo un sogno, o sono passato a miglior vita e sto ascoltando i cori degli angeli. Quel che è certo, è che non credo ancora a quanto ho udito pigiato il tastino play su Next Stop..

© 2014 – 2018, Iacopo Mezzano. All rights reserved.

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