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Recensione Gemma Sepolta

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Gemma Sepolta

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Sons Of Angels – Sons Of Angels – Gemma Sepolta

10 Febbraio 2025 0 Commenti Samuele Mannini

genere: Hard Rock
anno: 1990
etichetta: Atlantic
ristampe:

Tracklist:


    Cowgirl
    Spend the Night
    Look Out for Love
    Lonely Rose
    Rock and Roll Star
    Trance Dance
    Would You Die for Me?
    Fight
    Could It Be Love
    Fly





Formazione:

Hans-Olav Solli – voce
Torstein Bieler – basso e cori
Lars Kilevold – tastiere
Staffan William-Olsson – chitarra
Geir Digernes – batteria

 

Una di quelle cassette che ho letteralmente fuso nel walkman durante il tragitto per la scuola sull’autobus, nel vasto e mutevole panorama dell’hard rock di fine anni ’80 e inizio ’90, è senz’altro l’omonimo disco dei Sons of Angels. Pubblicato l’11 maggio 1990 sotto l’etichetta Atlantic Records, questo lavoro rappresenta un’eccellente fusione tra hard rock, AOR e sfumature funky. Purtroppo, fu penalizzato da una promozione carente e dalla sciatteria imperdonabile delle major di allora. Nonostante ciò, c’erano tutti i presupposti per il successo, a partire dall’immagine della band e dalla caratura dei musicisti

Se leggete i miei scritti, saprete certo del mio complicato rapporto con la scena scandinava. Riconosco l’enorme esplosività della scena, ma spesso la critico per un’eccessiva omologazione. Pertanto, quando una band scandinava riesce a rompere gli schemi, è quasi sempre un crack assoluto. I Sons of Angels nascono in Norvegia, ma la loro anima musicale è profondamente americana. La band ottenne un contratto con Atlantic Records dopo un viaggio di dieci giorni a Los Angeles con un demo in mano – un vero e proprio ‘Viaggio alla ricerca dell’oro’, come lo ha definito il frontman Hans-Olav Solli. Il loro sound conquistò per la freschezza e l’energia che sprigionava, combinando riff potenti, tastiere avvolgenti e melodie accattivanti. I Sons of Angels si distinguono per un approccio personale e un gusto raffinato per le contaminazioni funky, elemento che valse loro l’ironica definizione di ‘funkin’ and frenzin’ from the fjords’. Ricevettero addirittura proposte da tre etichette diverse: MCA, Atlantic e Warner.

Un elemento chiave del sound dei Sons of Angels è l’elevato livello tecnico dei suoi musicisti. La voce di Hans-Olav Solli, ruvida e distintiva, si muove con naturalezza tra tonalità pacate e acuti incisivi, adattandosi perfettamente al mix di hard rock e melodia della band. Il basso dinamico di Torstein Bieler e la chitarra ispirata di Staffan William-Olsson aggiungono profondità e carattere alle composizioni, arricchendole con varietà tecnica e un’energia vibrante.

L’album si apre con “Cowgirl”, un autentico inno hard rock, perfetto per i club di Los Angeles. Nonostante il supporto di un videoclip, il brano non ha ottenuto il successo sperato, ma resta uno dei momenti più iconici del disco. “Spend the Night” segue con un groove coinvolgente e una sezione centrale che invita al ballo, mentre “Trance Dance” e “Fight” esaltano l’anima più funky della band. In particolare, “Fight” si distingue per una lunga sezione strumentale, in cui emergono chiaramente le influenze di Prince.
Tra i passaggi più interessanti spicca “Look Out for Love”, un mix ben calibrato di AOR e funk, mentre “Rock ‘n’ Roll Star” sprigiona un’energia classica con richiami a Faster Pussycat. “Fly”, invece, abbraccia melodie ariose che evocano le radici scandinave del gruppo.
Le ballad “Lonely Rose” e “Could It Be Love” aggiungono profondità emotiva all’album, perfette da cantare a squarciagola, accendino al vento. Chiude il trittico più intimo “Would You Die for Me?”, una traccia pervasa da malinconia e da un’anima profondamente zeppeliniana, intensa e spirituale.

Nonostante un potenziale indiscusso, la scarsa promozione da parte di Atlantic Records e l’onda del grunge hanno spento prematuramente le speranze di successo della band. La rottura con l’etichetta nel 1991 e la conseguente dispersione dell’album nei circuiti a basso costo hanno reso ‘Sons of Angels’ un piccolo culto per intenditori. Pensare che questo disco, con più di 150.000 copie vendute, sia stato considerato un insuccesso, farà piangere lacrime insanguinate alle band odierne. Tuttavia, è utile per capire i diversi ordini di grandezza del music biz di allora in confronto a quello odierno.

La band ha tentato un ritorno nel 2001 con “Slumber with the Lion”, una raccolta di brani registrati in periodi diversi, ma il progetto non ha avuto il riscontro sperato.

Nonostante la sfortuna, l’album dei Sons of Angels resta un esempio brillante di melodic rock, capace di unire energia, groove e raffinatezza compositiva. Una perla nascosta che ogni appassionato del genere dovrebbe riscoprire.

© 2025, Samuele Mannini. All rights reserved.

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