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Recensione

72/100

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Trishula – Becoming The Enemy – Recensione

23 Gennaio 2025 Comment Samuele Mannini

genere: Melodic Hard Rock/ AOR
anno: 2025
etichetta: Pride & Joy

Tracklist:

1.
Wardance (Long Live The Rising)
2.
Will Heaven Ever Give Us What We Need
3.
When I Gave You Everything
4.
The Walls Of Eden
5.
The Long Goodbye
6.
You're My Detonation
7.
Here Comes The Night
8.
Wait For A Minute
9.
Down, Down, Down
10.
Hold My Hand

Formazione:

Neil Fraser: Chitarra, tastiere , cori
Jason Morgan: Voce
Rick Benton: Tastiere
Dan Clark: Basso
Neil Ogden: Batteria

 

“Becoming The Enemy” è il quarto album della band britannica Trishula. La formazione è guidata dal chitarrista e compositore Neil Fraser, noto per le sue collaborazioni con Ten, Ged Rylands e Tony Mills. Insieme a lui ci sono il cantante Jason Morgan (Rage of Angels), il tastierista Rick Benton (Magnum), il bassista Dan Clark (Rebecca Downes Band) e il batterista Neil Ogden (Demon).

L’album propone un mix di ritmi energici e melodie accattivanti, con brani che spaziano dall’hard rock grintoso a ballate emozionali. Le influenze musicali attingono ampiamente dalla scena britannica, con richiami a band come Magnum, Ten ed anche Thunder quando si vanno a toccare le sfumature blues. Tra le tracce più riuscite emergono i due brani di apertura, “Wardance (Long Live The Rising)” e “Will Heaven Ever Give Us What We Need”, in cui il vocalist Jason Morgan riesce a dare il meglio di sé. Degna di nota è anche l’incalzante e orecchiabile “The Walls of Eden”. La parte centrale del disco, invece, zoppica un po’, non riuscendo ad incidere e restando solo un gradevole sottofondo. Tuttavia, il colpo da maestro, e vero gioiello del disco, arriva in conclusione, ed è la ballata “Hold My Hand”. Se, dopo 40 anni di ascolto di questo genere, una canzone riesce ancora a commuovermi, significa che c’è davvero qualità.

In sintesi, “Becoming The Enemy” dimostra la capacità dei Trishula di creare canzoni coinvolgenti, con melodie curate, assoli di chitarra ispirati e ritmi incalzanti. Nonostante le influenze evidenti, la band riesce a mantenere una propria identità sonora, evitando di cadere nel semplice copia e incolla. Nel complesso, si tratta di un album che merita attenzione da parte degli amanti del rock melodico. A mio personale avviso, è senza dubbio il miglior disco di gennaio in questo ambito musicale.

© 2025, Samuele Mannini. All rights reserved.

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