Registrati gratuitamente a Melodicrock.it! Potrai commentare le news e le recensioni, metterti in contatto con gli altri utenti del sito e sfruttare tutte le potenzialità della tua area personale.
effettua il Login con il tuo utente e password oppure registrati al sito di Melodic Rock Italia!
31 Gennaio 2025 0 Commenti Samuele Mannini
genere: Hard Rock/AOR
anno: 1990
etichetta: Atlantic
ristampe:
Tracklist:
1. No More Broken Dreams
2. Billy Knows Better
3. Waitin' For The Man
4. Your Love Is In Vain
5. Isn't It Easy
6. Let's Get Lost
7. Heaven and Hell
8. Love Junkie
9. Kill Me
10. Love's A Bitch
11. Beggars and Thieves
Formazione:
Louie Merlino / vocals
Ronnie Mancuso / guitar
Phil Soussan / bass
Bobby Borg / drums
Ancora un disco del 1990? Eh sì, non so se avete notato cosa diavolo è uscito nei primi tre anni dei famigerati Nineties in ambito Hard Rock, AOR ed affini. Come se fossero gli ultimi istanti di un amplesso, tutto il carico maturato nel decennio precedente è stato rilasciato in un estatico e pirotecnico finale, prima di abbandonarsi allo sfinimento e alla stanchezza post-coitale. Questi tre anni meriterebbero una retrospettiva particolareggiata e approfondita… e non è detto che prima o poi non mi decida a farla, ma nel frattempo occupiamoci dei Beggars & Thieves.
Nel 1990, mentre il grunge iniziava a farsi strada, i Beggars & Thieves pubblicavano il loro album di debutto omonimo, un gioiello di hard rock/AOR che, ovviamente dato il periodo, non ottenne il successo meritato. Questo disco, uscito per Atlantic, si rivela ancora oggi un capolavoro per gli appassionati del genere, un vero e proprio baluardo dell’hard rock più evoluto e variegato partorito in quegli anni. La band, composta da Louie Merlino alla voce, Ronnie Mancuso alla chitarra, Phil Soussan al basso e Bobby Borg alla batteria, vantava già un pedigree di tutto rispetto, con membri che avevano suonato con leggende come Jimmy Page, Ozzy Osbourne e Dio.
L’album si apre con “No More Broken Dreams”, un brano che parte con un’intro orientaleggiante (chi ha detto Kashmir?), per poi esplodere in un hard melodico di grande impatto. La voce di Merlino, che a grandi tratti può essere sintetizzata in un misto tra Paul Stanley e Robert Plant, guida l’ascoltatore attraverso un viaggio sonoro che mescola influenze classiche con un tocco assai più personale. In “Billy Knows Better” si viene incalzati da un riff chiaramente zeppeliniano e un assolo bluesato, mentre “Waitin’ For The Man” introduce un blues elettrico con un refrain ai limiti del glam. “Your Love Is In Vain” è un mid-tempo lento e intenso, impreziosito da timbriche di chitarra sature, ma con un coro che non avrebbe sfigurato su un disco del Michael Bolton più pop, mostrando la versatilità della band.
“Isn’t It Easy” e “Let’s Get Lost” mantengono alta la qualità, con atmosfere che richiamano più quell’AOR maturo proposto in quegli anni anche dai Giant. “Heaven & Hell” è caratterizzata da un riffing più funky ma con un’anima blues che viene sfoderata nel solo di chitarra. In “Love Junkie” spunta l’onnipresente (ai tempi) penna di Desmond Child, ed ecco che si punta sul ritornello catchy ed anthemico, che solo due o tre anni prima sarebbe valso la top di Billboard. “Kill Me” è l’immancabile power ballad intensa e strappamutanda con la quale noi giovinastri dell’epoca tentavamo di far colpo sulle pulzelle ancora in qualche modo attratte dal rocker romantico. “Love’s A Bitch” è un glam losangelino quasi da manuale, con un riff poderoso e un cantato ammiccante. La title track “Beggars and Thieves” conclude infine l’album con una gradevole ballad semi-acustica.
La produzione di Steve Thompson e Michael Barbiero è ovviamente impeccabile e dona all’album un suono potente e definito, che ai giorni nostri esiste solo nel mondo dei sogni. Gli arrangiamenti sono semplici e di buon gusto, assolutamente mai banali, miscelando le atmosfere del rock americano con toccate di blues ed echi glam. Il risultato è un sound riconoscibile ma assolutamente unico. Ogni brano è curato nei minimi dettagli, con riff immediati ma eclettici, assoli chirurgici e melodie accattivanti. Le ballate, inoltre, non seguono i soliti cliché ma puntano tutto sul sentimento, generando un pathos che non può lasciare gli ascoltatori indifferenti.
Nonostante l’evidente qualità, l’album non ricevette l’attenzione che meritava, creando una sorta di mistico alone di culto intorno alle copie di questo disco, specie in edizione vinilica.
In conclusione, Beggars & Thieves è un album che merita di essere riscoperto e apprezzato. È un vero peccato che una band di tale talento sia stata ignorata al momento della sua uscita. Questo disco è l’ennesima prova lampante di come la qualità non sempre trovi il giusto riconoscimento. La band ha successivamente sfornato negli anni altri lavori di spessore, dando prova di una straordinaria resilienza al tempo che passa, ma inutile dirlo: la magia che era presente qui è semplicemente irripetibile, perché figlia di un’epoca ormai passata.
© 2025, Samuele Mannini. All rights reserved.
Devi essere registrato e loggato sul sito per poter leggere o commentare gli Articoli