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Recensione

80/100

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Heart 2 Heart – Alley of Dreams – Recensione

08 Dicembre 2024 1 Commento Denis Abello

genere: AOR
anno: 2024
etichetta: Self Released

Tracklist:

1. The Arrival
2. Alley Of Dreams
3. 2.000 Miles
4. Stay
5. Empty Streets
6. Hold Me
7. Feel Your Heart
8. Behind The Mask
9. Mine In The End
10. Thrill
11. Reach Out Your Hand

Formazione:

Sara Verge – Lead Vocals, Keyboards
Javi Valdezate – Drums
Miquel Guilarte – Bass
Juan Carlos López – Guitars
Luis Verge – Guitars

Contatti:

https://www.facebook.com/heart.two.heart.bcn

 

“Alley of Dreams” è il secondo album della band spagnola Heart 2 Heart, gruppo spagnolo che mescola l’AOR classico con un tocco moderno, aggiungendo una voce femminile che giocoforza porta a ricordare nomi quali Heart e Robin Beck.
Guidati infatti dalla talentuosa Sara Verge, cantante e tastierista, gli Heart 2 Heart riescono a bilanciare energia e melodia con un sound curato e una valida produzione.

L’album parte con “The Arrival”, un’introduzione strumentale che sembra una sorta di riscaldamento per quello che arriverà. Si passa poi subito a “Alley of Dreams”, la title track, che a fine ascolto potrebbe essere vista come il cuore dell’album. Chitarre potenti, tastiere che creano un’atmosfera sognante, e la voce di Sara che dà quel tocco di drammaticità perfetto. È un brano che sembra invitarti a perderti in un mondo fatto di ambizioni e nostalgia.
Con “2.000 Miles” il ritmo si intensifica unendo riff accattivanti a un ritornello infettivo, una di quelle canzoni che ti restano in testa fin dal primo ascolto. “Stay”, invece, abbassa un po’ i toni ma punta tutto sulle emozioni, con un ritornello che sembra fatto apposta per essere cantato a squarciagola.
“Empty Streets” è una ballata che ti conquista lentamente: l’inizio delicato lascia spazio a un crescendo emozionante, e l’interpretazione vocale di Sara dona un bel tocco di pathos. Uno di quei pezzi da ascoltare in una notte solitaria. “Hold Me” è un brano più orecchiabile, quasi pop-rock che lo rende leggero e perfetto per un ascolto spensierato.
A metà album troviamo “Turn Back Time”, un pezzo che esplora un lato più introspettivo della band, con arrangiamenti ricchi e una sezione ritmica che fa da collante. “Fire Inside” riaccende l’energia, con chitarre a dare una bella carica esplosiva, mentre “Under the Moonlight” aggiunge un tocco di mistero, grazie alle sue atmosfere soffuse e al gioco tra voce e strumenti.
Il disco, quasi a voler chiudere il cerchio iniziato con “The Arrival”, abbassa il sipario con “Final Horizon”, una traccia che combina elementi epici e nostalgici.

In definitiva questo lavoro può fregiarsi di una buona produzione, un songwriting con brani capaci di emozionare e intrattenere e un’interpretazione vocale di Sara Verge che convince. La varietà delle tracce mantiene vivo l’interesse dall’inizio alla fine. Potrebbe guadagnare punti extra con un tocco di originalità in più o qualche rischio maggiore nella struttura dei pezzi, ma è sicuramente un disco solido e godibile per gli amanti del rock melodico e dell’AOR.

© 2024, Denis Abello. All rights reserved.

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