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Recensione

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Van Zant – Always Look Up – Recensione

22 Novembre 2024 Comment Alberto Rozza

genere: Melodic Rock
anno: 2024
etichetta: Frontiers

Tracklist:

1. Awesome God
2. Stand Up
3. Warrior
4. There You Are
5. Speak His Name
6. Why God Brought Me Here
7. Praying
8. It's Up To You
9. Holy Moment
10. Leaning On The Cross
11. Jesus Christ

Formazione:

Johnny Van Zant - Lead Vocals
Donnie Van Zant - Vocal, Guitar
Mark Matejka, Carl Lindquist - Lead Guitar, Rhythm, Slide
Jimmy Carter - Bass Guitar
Shawn Fichter: Drums & Percussion
Jeffrey Roach, Chris Hurst, Dennis Wage: Keyboards

Contatti:

Sito: https://www.vanzantband.com/

Facebook: https://www.facebook.com/thevanzantband

 

Ritorno sulle scene per l’intramontabile duo southern rock dei Van Zant, dal gusto indiscutibile e ben riconoscibile.

“Awesome God” ci immerge immediatamente nell’atmosfera christian music vicina al duo per ispirazione e tematiche, dandoci in brano complessivamente gradevole. Arriviamo a “Stand Up”, lieve, dolce, suadente, dalle caratteristiche canoniche, senza grandi voli pindarici. “Warrior” prosegue strizzando l’occhio al country e mantenendo le tematiche su livelli “catechistici”. Al di là dei testi, condivisibili o meno, la struttura musicale sembra centrata ma a tratti banale, come in “There You Are”, che spicca solo per qualche balzo di dinamica, così come la successiva “Speak His Name”, corale, quasi bonjoviana, ma non particolarmente originale. Proseguiamo senza troppi indugi con “Why God Brought Me Here”, sonnolenta e malinconica, con poco brio, che sfocia implacabilmente in “Praying”, che non si scosta minimamente dal resto del lavoro, dando l’impressione di star ascoltando un’unica lunga traccia. “It’s Up To You” ci riporta alla mente la passata tradizione dei Van Zant, senza però raggiungere grandi vette, soprattutto a livello emozionale, nonostante una buonissima intenzione nel cantato. Con “Holy Moment” saliamo un pochino di groove e di dinamica, facendo attestare il brano sul limite della sufficienza. Notiamo un po’ più di impegno e di profondità su “Leaning On The Cross”, musicalmente interessante e globalmente più curata. Arriviamo alla conclusione con l’intoccabile “Jesus Christ”, emblematica e che nulla lascia all’interpretazione, che chiude un lavoro sicuramente ben eseguito, ma assolutamente poco originale, il che lo fa risultare alla lunga un po’ troppo noioso e monocorde.

© 2024, Alberto Rozza. All rights reserved.

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