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22 Novembre 2024 1 Commento Yuri Picasso
genere: Melodic Rock
anno: 2024
etichetta: Frontiers
Tracklist:
01. I'll Stand For You
02. Love's Not Gone
03. Hope's Last Stand
04. Shot In The Dark
05. Without You
06. Restless Fight
07. Running To You
08. Against The Storm
09. In & Out (Fire)
10. Dreams Aren't Over
11. Take It All
Formazione:
Ronnie Romero: Vocals;
Aldo Lonobile: Guitars;
Andrea Arcangeli: Bass;
Alfonso Mocerino: Drums;
Antonio Agate: Keyboards;
‘Restless Fight’ rimane dopo ripetuti ascolti uno di quei lavori in grado di regalare sensazioni contrastanti; nulla di così amplificabile ne distorto a livello emotivo; ma alla fine dei conti il terzo lavoro con l’eccellente Ronnie Romero dietro al microfono dona qualche timore di troppo intervallato da istanti di piacevole benessere.
Sarebbe (e ora sarà) banale ricordare gli albori del progetto Sunstorm, con a capo l’idea di Joe Lynn Turner di rispolverare tracce rimaste inedite o cantate da altri performers dove lo stesso ha contribuito alla stesura, dagli anni 80 in poi; idea persistita sino al terzo album, ‘Emotional Fire’ (2012); dopo qualcosa si rompe. Sull’onde dell’interesse suscitato dal moniker, il progetto persiste e la formazione così come lo stile artistico si trasforma, snaturando inevitabilmente l’identità e il sound originario.
Il songwriting viene messo per la prima volta nelle mani dell’abile Aldo Lonobile (Ring Of Fire tra le altre) il quale riprende il discorso heavy ma melodico intrapreso con il precedente ‘Brothers In Arms’. Nulla da obiettare a livello tecnico/esecutivo, anzi; Tra le prime 6 tracce troveremo refrain validi spinti da un Romero Straordinario: l’opener “I’ll Stand For You” e “Hope’s Last Stand” coniugano machismo, melodia, attitudine e manifestano un manipolo di musicisti affiatati e di primissima categoria. Ancora “Love’s Not Gone” sposa perfettamente coordinate tipiche del classic Hard Rock con linee catchy tanto ricercate lungo l’intero airplay.
L’emozionale ballad “Without You” mostra l’apparente (e solo apparente) meraviglioso ossimoro del Romero più introspettivo a cospetto di una ballad costruita su armonie senzatempo. Tra le migliori del disco. Nella seconda parte non posso nascondere la sensazione di artificiosità che inizia a prendere campo. Il songwriting zoppica e si barcamena fino alla fine in soluzioni stilistiche scontate e reiterate, per quanto disegnate con precisione, tra melodie estremamente ordinarie e un eccesso di omogeneità stilistica. Ad eccezione della grintosa ma contenuta In & Out (Fire).
Non è sufficiente la performance accurata dell’intera band, ostacolati dalla consueta produzione estremamente fredda in grado da sola di elevare o sotterrare un intero lavoro. La magia degli esordi è inevitabilmente svanita e gli apparenti sforzi per riportarla in auge solo a tratti, e in forma diversa, escono infine a (ri)emergere.
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