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Recensione

85/100

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Aursjoen – Strand – Recensione

14 Novembre 2024 2 Commenti Samuele Mannini

genere: pop wave folk
anno: 2024
etichetta: Stratis Capta Records

Tracklist:

1. Nytår
2. Apollo
3. Lilypad
4. Suns of Tomorrow
5. For Want Of
6. Strand

Formazione:

All songs written & performed by Ria Aursjoen

Contatti:

link per l'acquisto: https://aursjoen.bandcamp.com/album/strand

 

Oramai dovreste saperlo, ogni tanto amo andare clamorosamente off topic, però quando nella lista dei promo trovo materiale interessante e magari il carico di uscite da recensire lo permette, adoro proporre ai lettori del sito anche cose poco ortodosse. Certamente non considererò questo disco nella nostra abituale classifica di fine anno, prendetela come una scoperta che magari a qualcuno con gli orizzonti musicali più aperti ( e so che ce ne sono molti) farà piacere ascoltare.

Terminato il disclaimer andiamo a conoscere la protagonista di questo Ep, ovvero Ria Aursjoen.  Cantante e tastierista del gruppo post-punk di San Francisco, Octavian Winters. Ria Aursjoen è inoltre cantante e polistrumentista di formazione classica ed esperta di arti visive con un passato intriso di generi che vanno dal folk celtico e nordico alla darkwave e al progressive metal. (e qui almeno un aggancino tematico per il sito l’ho trovato :-))

Se volessimo definire il disco con un aggettivo quello che mi sembra più calzante è: etereo. Tutto si svolge intorno ad atmosfere nordiche leggiadre ed armoniose, crepuscolari ed evocative e, se vi venisse in mente la prima Bjork, non sareste poi così lontani dalla realtà. Le citazioni possibili sono però anche molte altre, tocchi i folk alla Lorena McKennitt e le atmosfere pianistiche che rimandano a Tori Amos, possono essere certamente altri punti di riferimento nel cercare di identificare le coordinate sonore, ma se volessimo estremizzare, anche certe pennellate presenti nei dischi degli Amorphis vanno a pescare nella tradizione del folk nordico, rendendo quindi certe assonanze facilmente assimilabili.

Certamente non è un disco per tutti, bisogna ascoltarlo con il giusto mood emotivo, ma è estremamente evocativo come raramente mi è capitato di ascoltare negli anni.  Prendiamo Nytar per esempio, riflette la transizione del mondo fuori dalla pandemia. Scritta durante la notte di Capodanno del 2022, questa traccia evoca immagini di cristalli di ghiaccio trasportati dal vento in una serata invernale, simboleggiando il desiderio collettivo di ritrovare la luce e il calore dopo tempi bui, Nytar infatti in danese significa anno nuovo. Su “Apollo” la voce svetta suprema andando a toccare registri mistici mentre ai odono echi di certe composizioni dei Type o Negative mentre “Lilypad” viaggia delicatamente in bilico tra evocazione  ed ossessività allo stesso tempo. Suns of Tomorrow è traslucida e diafana quasi incorporea ed ipnotica. “For Want Of”, il secondo singolo rilasciato, si svolge languida e sognante e ditemi poi se l’interpretazione non vi ricorderà la Tori Amos più introspettiva e sinfonica o la Anneke van Giersbergen più alternativa. Chiude la title track “Strand” dove  le atmosfere folk si mischiano ad arie che potrebbero appartenere alle ultime produzioni degli Anathema.

Insomma la faccio breve, se vi ho incuriosito e vi va di ascoltare qualcosa di diverso dal solito, prodotto da Dio e che inoltre possa stimolare emozionalmente tutti i vostri sensi, io vi consiglio vivamente di dargli un ascolto, la mente aperta non fa mai male.

© 2024, Samuele Mannini. All rights reserved.

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