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Fate – Reconnect ‘N Ignite – Recensione

04 Ottobre 2024 1 Commento Yuri Picasso

genere: Hard Rock
anno: 2024
etichetta: Frontiers

Tracklist:

01. Around The Sun
02. Reason For Everything
03. This Won't Last
04. I'm On Fire
05. Running
06. Hold On
07. Nowhere To Run
08. When It's Over
09. Children Of A Lesser God
10. Feel The Burn
11. Under The Gun

Formazione:

Patrik Törnblom - Keyboards
Torben Enevoldsen - Guitars
Peter Steincke - Bass
Peer Johansson - Vocals
Søren Ryan – Drums

 

Dopo 11 anni dall’ultima testimonianza, torna in scena sotto Frontiers il moniker danese di culto Fate. Nel rivedere il loro percorso artistico da quando Hank Sherman nel 1984 dipartì dai Merciful Fate per avvicinarsi a sonorità mainstream, ad oggi, possiamo riconoscere due identità distinte e riuscite lungo la loro carriera. La prima fase rispecchiava il tipico sound Melodic Rock/AOR proveniente dal freddo nord Europa: tastiere + Synth predominanti, ricerca del ritornello a presa rapida il tutto trainato dal frontman Jeff Lox Limbo (ai tempi definito il David Lee Roth di Danimarca). Con ‘Scratch and Sniff’ (1990) si virò verso un sound Hard & Heavy trascinato dall’ecclettico e dotato Mattias “IA” Eklundh alle 6 corde e fronteggiato dalle vocals alte e potenti di Peer Johansson. Un cambio netto, riuscito, proseguito con l’ottimo ‘V’ (2006), primo disco della reunion, dove alla chitarra trovavamo Soren Hoff. Della Line Up originale oggi abbiamo il solo bassista Peter Steincke, accompagnato dal rientrante Johansson dietro al microfono.
Il sound guidato dal chitarrista deus ex machina Torben Enevoldsen (Fatal Force, Section A – qui alla terza prova in studio) rimane orientato a un Heavy dai tratti teutonici e saltuariamente sconfinanti nell’epic.
Sarà colpa delle personali e forse elevate aspettative, ma dopo ripetuti ascolti stento a memorizzare molti dei passaggi strumentali e vocali della scaletta di questo ‘Reconnect’ N Ignite’; se la forma stilistica segue lo stile del capace Enevoldsen, il songwriting a più riprese appare eccessivamente di maniera e a tratti sterile.
Oltre le mie sindacabili opinioni, prendete a musa i Pretty Maids più Heavy o gli ultimi Bonfire, mancando quella perizia in grado di elevare il full length a pienamente convincente.
Le canzoni meglio riuscite sono quelle che si avvicinano per imprinting heavy e melodico allo stile degli album del 1990 e del 2006, dove si riscontra l’attitudine catchy per sviluppo di melodie ariose e cori consoni.
Posso citarvi tra le mie preferite l’opener “Around The Sun” e la doppietta posta verso il finale “When It’s Over” e “Children of a Lesser God”, up-tempo conditi da soli azzeccati e strutture armoniche efficaci.
Auspicavo un ritorno più convinto e deciso alle sonorità legate alla voce di Peer Johansson, fautore di una buona prova nonostante emerga una comprensibile difficoltà anagrafica ad esprimere la grinta che un tempo solcava le sue linee.
Un passo indietro rispetto a ‘If Not For The Devil’ (2013) che mostrava una maggiore e globale coesione unite a un songwriting più ispirato.
Consigliato ai completisti del genere e agli amanti delle belle grafiche di copertina.

© 2024, Yuri Picasso. All rights reserved.

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