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Recensione

65/100

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The Nail – The Nail – Recensione

12 Settembre 2024 1 Commento Yuri Picasso

genere: Hard Rock
anno: 2024
etichetta: Frontiers

Tracklist:

01. Hit & Run
02. The Nail
03. No Time To Burn
04. Broken
05. Walk The Line
06. Soul Screamer
07. BlackOut (Popeye Sin)
08. Exorcist
09. Hangman's Noose
10. Underdog
11. Fall Back Now

Formazione:

Formazione: Girish Pradhan: Lead Vocals; Reis Ali Eroglu: Drums, Bass, Guitars; Efe Eroglu: Guitars

Ospiti:

Cenk Eroglu: Guitars, Keyboards

 

Frontiers da seguito alla formula “Mischio le carte e ne cambio X” per dare vita all’ennesimo progetto artistico, punto d’incontro tra vecchie e nuove generazioni, esordienti ed in ascesa.
Nei qui recensiti The Nail troviamo la voce di Girish Pradhan (Girish & The Chronicles, The End Machine, Joel Hoekstra’s 13) unito ai giovanissimi Rais Ali ed Efe Eroglu (16 e 21 anni), figli di Cenk Eroglu, noto ai più per aver militato un paio di anni all’inizio del millennio negli Winger.
Durante il ripetuto ascolto di queste 11 tracce, oltre il track by track, a un rocker navigato (per soldi e tempo speso per la causa) come il sottoscritto, vengono spontanee due riflessioni che qui tenterò di sintetizzare; la prima: é lodevole, corretta e giustificata la possibilità data a nuove leve di mettersi alla prova sul tema full lenght. Il macrocosmo Rock è stato perlustrato al suo 99%, e mi auguro che la rimanente porzione Unknown non derivi da una qualunque IA. La musica, in ogni sua forma, nasce da un’emozione umana, e tale deve rimanere a tutela dell’ascoltatore, a tutela dell’artista.
La seconda la riporterò in conclusione di recensione.
I coinvolti, seppur guidati dall’ex Winger, mostrano di aver imparato la lezione degli 80’s rimanendo su coordinate inquadrabili tra il class metal stile Dokken (“No Time To Burn”) con aperture moderne meritevoli di attenzione verso la band di Kip (“Hit & Run”).
Heavy Melodico nella track che da il titolo al disco, e alla band il moniker.
I Dio fanno capolino tra le band citate nella monografia, qui omaggiati con l’impetuosa “Soul Screamer”.
Tra le mie preferite per costruzione armonica la ribassata “Blackout”, dove il riff portante fa da contraltare alla voce di Girish.
Sul finale da menzionare l’oscura e pesante “UnderDog”, tendente ai Judas di Painkiller e il lento “Fall Back Now” dove le trame acquisiscono eleganza.
Le canzoni ci sarebbero e anche l’identità, per quanto simile a tante altre, giunge gradevole, senza dimenticare la giovane età dei ragazzi. Ed ecco la seconda riflessione: la vera pecca di questo lavoro è la solita produzione standardizzata tanto quanto i suoni scelti, che trascina ogni strumento sulle frequenze medie rendendo l’esperienza d’ascolto a tratti confusionaria.

© 2024, Yuri Picasso. All rights reserved.

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