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Mr.Big – Ten – Recensione

12 Luglio 2024 8 Commenti Vittorio Mortara

genere: Hard Rock
anno: 2024
etichetta: Frontiers

Tracklist:

Good Luck Trying
I Am You
Right Outta Here
Sunday Morning Kinda Girl
Who We Are
As Good As It Gets
What Were You Thinking
Courageous
Up On You
The Frame
8 Days On The Road (bonus track)

Formazione:

Eric Martin - Voce

Paul Gilbert - Chitarra

Billy Sheehan - Basso

Nick D'Virgilio - Batteria

 

I Mr.Big sono stati IL supergruppo per antonomasia. Hanno saputo coniugare la tecnica sopraffina dei singoli musicisti con il gusto per il formato canzone. Personalmente li ho visti dal vivo ormai qualche anno orsono, ed anche lì mi hanno impressionato per quanto sapessero gestire il palco e riproporre in veste live la loro impressionante qualità esecutiva, facendo letteralmente scomparire compagni di festival quali Judas Priest e Europe. E allora come mai nessuno in redazione si è prodigato per aggiudicarsi questa recensione? Beh, la vena compositiva dei nostri, negli ultimi anni, si è parecchio affievolita e la tegola della malattia di Torpey è stata difficile da superare. Da qui la decisione di dare alle stampe questo “Ten” quale nota d’addio verso i numerosissimi fan in tutto il mondo, presentato come il compendio della loro interpretazione della musica rock senza rifarsi a nulla di quanto composto prima.

E sicuramente il blues sincopato e saltellante di “Good luck trying” non è nulla di convenzionalmente Mr.Big. Tecnica OK ma fruibilità KO. “I am you” raddrizza il tiro con un brano pop rock fruibilissimo, senza spazio per i tecnicismi. Nonostante l’incipit orientaleggiante, “Right outta here” torna al blues in modo più standardizzato, con il basso di Shehan che martella inesorabile il ritmo. Più heavy la seguente “Sunday morning kinda girl” ed anche un po’ più vicina agli ultimi dischi del quartetto. Memore del successo delle vecchie ballads, “Who we are” non smentisce l’abilità in questo campo di Martin & C. Ancora forti influssi pop pervadono “As good a sit gets”, con quel riffino che suona un po’ Boston e Gilbert che finalmente si sfoga un po’ nel solo. Il più classico dei giri di blues e la relativa pentatonica la fanno da padroni su “What are you thinking”, una sorta di rivisitazione di “Deadringer” del compianto Polpettone… Ritmi rilassati contraddistinguono “Courageous” dando una fortissima impressione di già sentito. Il singolo “Up on you” si salva per il bel ritmo e il simpatico videoclip nel quale tutti suonano tutto. Premio per la miglior canzone  per chi vi scrive va al lento “The frame”, semplice ma graziosa e dal testo non banale. Ancora blues nella bonus track europea “Days on the road” dove, finalmente, possiamo gustarci un bell’assolo di Sheehan che, se l’orecchio non mi inganna, si cimenta anche alla voce.

Diciamoci la verità, questo canto del cigno del quartetto americano è un disco mediocre. Neppure per un momento Sheehan e Gilbert provano a rincorrersi su scale improponibili. Baby Face non è più Baby Voice. La produzione delle major è uno sbiadito ricordo. E poi, cosa importante, tutti sembrano essere piuttosto svogliati. Come se questo disco rappresentasse più un obbligo contrattuale che un sentito congedo nei confronti di chi, me compreso, li segue e stima da sempre. I loro primi album sono e resteranno sempre delle pietre miliari nella storia dell’(hard) rock. “Ten” è mera routine. Addio ragazzi.

© 2024, Vittorio Mortara. All rights reserved.

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