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04 Giugno 2024 4 Commenti Samuele Mannini
genere: Prog. Rock/metal
anno: 2024
etichetta: Autoproduzione
Tracklist:
Formazione:
LUCA ZABBINI:
keyboards, vocals, backing vocals, acoustic guitars (except track #11), bass guitar (on tracks #3, #7and #8), strings arrangements, bouzouki.
ERIC OMBELLI:
drums and percussions, bouzouki, acoustic guitars (on track #11), lead vocals on track #11
MARCO MAZZUOCCOLO:
electric guitars
ALEX MARI:
lead vocals (except on track #8), backing vocals
FRANCESCO CALIENDO:
bass guitar (except on tracks #2, #3 and #8)
Ospiti:
ALESSANDRO BONETTI (violin on track #4)
MANUEL CALIUMI (saxophones on track #7)
Contatti:
Link per l'acquisto del CD :https://wall.cdclick-europe.com/projects/barock-project-time-voyager
Sito Web :https://www.barockproject.net/
Amanti del progressive a tutto tondo godete, perché questo è il miglior disco del genere che ascolterete quest’anno ( e non solo)!
Se chiudessi la recensione qui avrei già detto abbastanza e chi mi legge dovrebbe sapere che non sparo frasi ad effetto a casaccio. Per contestualizzare però la mia affermazione e il mega voto mi dilungherò volentieri in spiegazioni e divagazioni.
Prima di tutto un po’ di storia. Cito direttamente dalla loro bio: “I Barock Project nascono sul finire del 2003 con l’intento di racchiudere la musica classica e sinfonica con il rock ed il jazz.” Già da questa piccola introduzione si capisce l’ambizione ed il respiro del progetto ed il mastermind del gruppo, Luca Zabbini, ha di certo la visione e le capacità per realizzare tutto ciò (d’altronde se lo chiamano il Keith Emerson italiano, ci sarà un perché). Circondato da giovani musicisti di talento, nel 2016 si unisce alla band in qualità di vocalist il talentuoso Alex Mari (di cui abbiamo parlato nella recensione dei Night Pleasure Hotel), che a mio parere esprime un cantato veramente splendido completando così l’assoluta qualità del gruppo.
Veniamo al disco. Lo svolgimento del concept mi porta alla mente le atmosfere di Metropolis Pt. 2: Scenes from a Memory, mentre i vari brani attingono a tutto ciò che il progressive ha sfornato in queste decadi, il tutto personalizzato e miscelato alla perfezione. Convivono infatti tocchi di Jethro Tull, parti più dure vicine al metal mischiate ad atmosfere folk, mentre pennellate dei Queen più “Rapsodiane” colorano l’opera in più punti. Queste sono solo le influenze più evidenti, ma nelle canzoni c’è molto di più e non è difficile riscontrare richiami anche alla scena prog. made in italy, ma lascerò volentieri agli ascoltatori scoprire tutte le mutevoli nuances musicali presenti, tutto ciò che ho scritto finora deve solo servire per dare una cornice generale. Inutile dirvi che il disco è suonato in maniera divina in tutte le sue parti e come detto, Alex Mari sforna un cantato che mi sembra un mix tra il James LaBrie più in forma e Steve Murray (The Quest) donando così una delicatezza ed una espressività unica.
In sintesi, si nota che il genio musicale di Luca Zabbini riesce a spaziare in tutti gli ambiti: dalla composizione agli arrangiamenti fino ad arrivare alla produzione, segno di una mente sopraffina e musicalmente superiore e dispiace solo che un opera del genere, se provenisse da altri paesi, avrebbe sicuramente un eco ed una stampa infinitamente superiore e magari degna di musicisti di questo calibro.
Ascoltatevi dunque le canzoni che ho allegato alla recensione, anzi ancora meglio, comprate direttamente il cd ed ascoltatelo nella sua interezza per gustarvi appieno questo viaggio sonoro, perché, come ho detto all’inizio, difficilmente ascolterete di meglio.
© 2024, Samuele Mannini. All rights reserved.
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