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Remedy – Pleasure Beats The Pain – Recensione

22 Maggio 2024 3 Commenti Giulio Burato

genere: Melodic Rock
anno: 2024
etichetta: Escape

Tracklist:

01. Crying Heart (4:17)
02. Moon Has The Night (4:10)
03. Sin For Me (4:05)
06. Angelina (3:44)
05. Bad Blood (4:14)
04. Caught By Death (5:03)
07. Hearts On Fire (4:00)
08. Poison (4:06)
09. Girl’s Got Trouble (3:41)
10. Something They Call Love (3:46)

Formazione:

Robert Van Der Zwan (voce), Roland Forsman (chitarra), Jonas Dicklo (basso), Fredrick Karlber (batteria), Jonas Öijvall (tastiere)

 

Seconda uscita discografica per i Remedy a meno di due anni dal primo, interessante “Something That Your Eyes Won’t See” (qui la recensione), album che ha fatto successo nelle classifiche dei paesi nordici e che suggerisco di ascoltare.
Alla band non manca il piglio dell’originalità per la scelta dei titoli; infatti, anche il nuovo “Pleasure beats the pain” conferma tale regola, consegnandoci anche una copertina ben riconoscibile su uno sfondo rosso. In uscita il 24 maggio 2024, con Escape Music, l’album è stato mixato e masterizzato da Erik Martensson (Eclipse) per Mass Destruction Production.

“Pleasure beats the pain” si apre con il mid-tempo “Crying Heart”, secondo singolo del nuovo lavoro, dalla costruzione che sa di anni ottanta, seguito a ruota dal singolo apripista “More has the night”, un gioiellino da ascoltare per struttura, armonie e gli intarsi di tastiere e chitarre, amalgamati alla perfezione, che sfociano in un ritornello splendidamente riuscito.
“Sin for me” si apre truce, passa ad un solo di chitarra, e riparte spedita scaturendo in un refrain complesso ma efficace. “Angelina” ha un DNA soft rock con un coretto che ti si attacca al padiglione auricolare e che ci rimanda alle grandi coralità degli ABBA e dei più “familiari” Bad Habit. Il morbido inizio di “Bad Blood” sale di carica all’innesto tra bridge e chorus, mentre il terzo singolo “Caught by Death” riporta in primo piano il chitarrista Roland Forsman coadiuvato dal lavoro di Jonas Dicklo al basso. Più semplice e diretta “Hearts on fire”, mentre la carica iniziale di “Poison” ci regala una canzone con interessanti sfumature di tastiere e variazioni chitarristiche di pregio. “Girl’s got trouble” ha un’anima e un ritmo blues e sembra uscita dallo shaker tra i Deep Purple e gli Y&T.
Nell’acustica “Something They Call Love”, il cantato di Robert Van Der Zwan mi rimanda idealmente al Mike Tramp solista; le orchestrazioni presenti a fine brano lo rendono piacevole, sfumando e chiudendo la scaletta proposta dai Remedy.

© 2024, Giulio Burato. All rights reserved.

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