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Recensione

70/100

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Demon – Invincible – Recensione

19 Maggio 2024 4 Commenti Denis Abello

genere:
anno: 2024
etichetta: Frontiers Music Srl

Tracklist:

01 INTRO
02 IN MY BLOOD
03 FACE THE MASTER
04 GHOST FROM THE PAST
05 BEYOND THE DARKSIDE
06 HOLE IN THE SKY
07 BREAK THE SPELL
08 RISE UP
09 INVINCIBLE
010 CRADLE TO THE GRAVE
011 BREAKING THE SILENCE
012 FOREVER SEVENTEEN

 

Recensione a cura di Luke Bosio che la redazione di MelodicRock.it ringrazia!

Come un novello Saruman, Denis Abello (direttore di MelodicRock.it n.d.r.) mi ha risvegliato dal sonno eterno – ormai sono a tutti gli effetti un recensore arrugginito e pensionabile – per affidarmi la recensione di un gruppo che ho avuto la fortuna di seguire con molta attenzione e grande interesse sin dagli esordi, ovvero quelli del binomio vinilico “Night Of The Demon/The Unexpected Guest” (rispettivamente 1981/1982).

A tal chiamata ho risposto con entusiasmo, anche perché tanta era la curiosità di ascoltare il nuovo “Invincible“, primo album ad uscire sotto l’egida della nostrana Frontiers Records e non meno importante, il fatto che il nome Demon, riecheggia ancora nelle mia memoria come qualcosa di altamente nobile e importante. Non si assurge allo status di ‘leggenda’ per caso, sia ben chiaro, i gradi bisogna guadagnarseli sul campo di battaglia e un onere da cui la band non si è mai tirata indietro. Il rischio in alcuni casi è che band seminali, dopo aver impresso il proprio marchio su un intero movimento musicale, si perdano per strada o, più semplicemente, vengano superate dai tempi e dall’evoluzione di quella musica che essi stessi hanno contribuito a plasmare o molto più banalmente decidano di cambiare completamente stile.
Come detto poc’anzi nel caso specifico dei Demon abbiamo a che fare con una formazione che ha fatto uscire due album importantissimi in piena esplosione del movimento della N.W.O.B.H.M. rendendo unica la loro proposta anche per l’iniziale uso di tematiche oscure che tanto pesantemente hanno connotato il settore fin dai propri albori. I temi horror/demoniaci, il look del cantante Dave Hill durante gli spettacoli (in stile Grand Guignol preso in prestito direttamente dall’Alice Cooper anni 70) fecero il resto nel creare una leggenda.
In realtà, i Demon, non erano affatto una band contraddistinta da chitarre gemelle e cavalcate furiose come vorrebbe la ricetta originale del british metal di inizio anni ’80, dato che affondavano le radici del loro impianto musicale, solide radici, risalenti al decennio precedente (Deep Purple, Black Sabbath e Uriah Heep su tutti) miscelate con le soluzioni più in voga dell’epoca.
I Demon vivono oggi una dimensione di ‘Cult band’ che forse non rende loro pieno merito e che in parte è stata offuscata da un periodo poco felice (leggasi perdita di tanti fans) inaugurato proprio da quel “The Plague” (1983) che sancirà un nuovo corso e che porterà il gruppo verso lidi sempre più distanti da quelli originali e sempre meno interessanti per noi amanti della distorsione, fino al ritorno alle radici metal 30 e passa anni dopo, ma questa è un’altra storia.
Quello che importa infatti, è che pur limitatamente a due album storici e senza tralasciare anche cosa di buono hanno saputo fare dopo, come ad esempio “Breakout” (per me è il loro equivalenete a “On A Storytellers Night” dei Magnum) “Hold On To A Dream” o “Taking The World By Storm”, il gruppo dello Staffordshire rimane fondamentale da conoscere anche per il ruolo storicamente importante che ha ricoperto.

Tornando saldamente al presente, musicalmente i Demon nel 2024 hanno definitivamente accantonato la carica esplosiva METAL e in parte quelle voglie malinconico-progressive (Pink Floydiane) della seconda parte di carriera e si presentano dopo ben 8 lunghi anni con questo nuovo album che qualitativamente, diciamolo subito chiaramente, si pone sulla falsariga dei precedenti “Cemetary Junction” (meglio) e “Unbreakable” (inferiore). I Demon hanno confezionato un disco dove, per non scontentare nessuno, hanno fatto collimare le due anime della band, in un equilibrio quasi perfetto che lascia nell’ascoltatore un senso di ordinarietà che non contribuisce di certo a pronosticare una lunga vita negli ascolti.
Tuttavia il song-writing si assesta su livelli qualitativamente buoni, nulla da far gridare al miracolo o da stropicciarsi gli occhi, ma qualche buon episodio è presente. Questi ‘old-boys’, hanno dedicato molto tempo alla lavorazione del disco (60 minuti di durata) con arrangiamenti meticolosi, specie nelle trame di tastiera, spesso usate come collante. La produzione è distinta e potente (ottime le batterie) e qua e la si notano piccoli ammodernamenti del sound che di base è pur sempre Rock, quindi non necessita di quelle frivolezze bombastiche tanto in voga ultimamente.

Dopo un intro di tastiere abbastanza sinistro (come nella migliore tradizione di casa) l’album parte bene con la rockeggiante ed avvolgente “In My Blood” canzone autoreferenziale per quel che concerne il classico British sound dei Demon riconoscibile subito all’istante. Una canzone molto sentita, dove spiccano ottimi cori di contrappunto al refrain e con un Dave Hill davvero in forma smagliante. Ottima partenza.
Segue “Face The Master” con il suo breve intro (quasi tutte le composizioni qui presenti vantano una propria introduzione) misterioso. Trattasi di una canzone tosta – la mia preferita dell’intero lavoro – è il pezzo più dotato e fa la parte del leone nel lotto di canzoni di “Invincible” assieme alla misteriosa e lunga “Hole In The Sky” (oltre 6 minuti) che si rivela una dark-song in piena regola.
Stranamente, visto il ruolo che ricopre, la title-track, dotata di intro marziale, risulta sottotono e non lascia quasi traccia del proprio passaggio. Belle le reminiscenze glam-rock alla Slade miste ai Rainbow di “Down to Earth” proprie della più leggera e scanzonata “Rise Up”. Il grande rammarico è “Break The Spell” traccia che fa la corte spietata ai Savatage di “Streets: A Rock Opera”, ma dopo il sussulto da sopracciglio alzato con la partenza voce/pianoforte, finisce per andare in loop su se stessa senza lo sviluppo progressivo che brano simile avrebbe meritato. Occasione mancata mi vien da dire. Meglio, semmai, i momenti più tipicamente hard-rock dove si manifesta, a tratti, il vecchio talento melodico della band: soprattutto l’up-tempo “Beyond The Dark Side” con Dave Hill in palla a declamare profezie su un testo suggestivo e un ritornello che vi entrerà in testa per non andarsene via mai più. Da sottolineare la ritmica lanciatissima del brano impreziosito, nella parte centrale, da un assolo ficcante e tecnico! Buoni anche i brani conclusivi come la solida “Breaking The Silence” e la ballata “Forever Seventeen” (un po’ auto referenziale) che, con un velo di lucida tristezza, pone la parola fine all’ascolto dell’album. Per ovvie ragioni la lunga carriera dei Demon tra una manciata di anni volgerà inesorabilmente al termine, non ci resta che costatare come “Invincible” non aggiunga ne tanto meno tolga un centimetro ai meriti di una band che sicuramente avrebbe meritato maggiori riscontri sia di pubblico che di vendite.

“Invincible” non è un capolavoro, ma è ben fatto e merita più di un ascolto, in linea con i tratti che da sempre caratterizzano la band. Quindi, se siete fans di lunga data dei Demon ritengo che dopo un paio di ascolti comincerete sicuramente ad apprezzarlo e di conseguenza a canticchiarlo.
Ribadisco: non siamo di fronte alle vette assolute raggiunte con “Breakout” o “Hold on To The Dream”, ma nel 2024 a tal gloriosa band credo non si potesse chiedere di più.

Ah, scusate un attimo: ma la copertina alla Stargate ve la siete gustata o no sciocchi mortali?!?

© 2024, Denis Abello. All rights reserved.

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