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16 Aprile 2024 3 Commenti Denis Abello
genere: AOR
anno: 2024
etichetta: Pride & Joy Music
Tracklist:
1. Tuning In
2. Sacred Land
3. As We Cry
4. These Tears
5. Midnight Lady (Dangerous Game)
6. Fool’s Gold
7. This Time Around
8. The Essence Of Love
9. All Roads Lead Back To You
10. Never Be
Formazione:
Oz Hawe Petterson - chitarre
Mathias Rosén - tastiere
Jesper Persson - batteria
Ospiti:
David Forbes - voce
Chris Rosander - voce
Frederik Werner - voce
Jane Gould - voce
Zuzanna Korba - cori
Clara Skogholt - cori
Robert Majd - basso
Rebecka Tholerus - basso
Alice Bates - basso
Stefan Lindholm - chitarra
Sayit Dölen - chitarra
Manuel Heller - chitarra
Anton Joensson - chitarra
Negli intenti di questo Rendezvouz di Oz Hawe Petterson tutto dovrebbe riportare a non dopo il 1991… tastiere, chitarre, suoni, pezzi… tutto dovrebbe farci fare un balzo indietro nel tempo e riportarci a quei gloriosi anni.
Diciamocelo, una promessa che negli ultimi anni abbiamo sentito ben più di una volta… e allora siamo onesti fino in fondo… promessa difficilina da mantenere, e non magari per mancanza di pezzi, mancanza di intenti o mancanza di capacità… ma semplicemente perchè è una promessa che nel 2024 suona nettamente anacronistica e a cui manca una base di fondo spesso tralasciata ma di vitale importanza, il contesto storico che in quegli anni aveva trovato un’arma vincente proprio nella musica per turbare emozioni e sfondare i cuori di giovani speranzosi. Quegli stessi giovani che nell’anno di grazia 2024 sono molto meno giovani e di quei tempi portano dentro un ricordo vivo ma sbiadito e che forse non sono più in grado di fare un balzo verso quel 1991 promesso anche dai qui presenti Oz Hawe Petterson’s Rendezvous.
Digressione iniziale a parte entriamo nel cuore dell’analisi di questo lavoro che diciamolo subito, per uno come me che da sempre ama il songwriting a firma Osukaru, band madre che deve i suoi natali proprio al qui presente chitarrista Oz Hawe Petterson, non può che essere l’ennesima conferma della bravura in fase di scrittura di questo “ragazzo”.
Quello che forse ha sempre invece un po’ tarpato le ali agli Osukaru è da ricercare a mio parere nelle voci, non sempre all’altezza di quello che poteva essere un buon lavoro tra AOR e Hard Rock!
Ecco allora che, in combutta con il tastierista Mathias Rosén ex membro con Oz degli Svedesi Eye, vede la luce questo progetto prettamente AOR a nome Rendezvous che vede la delicata “parte vocale” delegata a diversi ospiti tra cui è impossible non citare la spendida voce di David Forbes (Boulevard). A lui si aggiungono nomi più o meno conosciuti nel panorama come quello di Chris Rosander, Frederik Werner degli Osukaru e Jane Gould dei Forget-Me-Not. Nutrita inoltre la lista degli strumentisti che donano la loro arte a questa opera.
Parlando dei brani a livello stilistico siamo effettivamente orientati sull’AOR di fine anni ’80 e inizio ’90 con band quali Strangeways, Alien e Bad English che vengono inevitabilmente alla mente e diciamolo, pur senza troppa originalità, ma i pezzi funzionano praticamente tutti e se amate il genere potete già fermarvi qui e correre ad ascoltare l’album!
Se vi serve comunque ancora qualche spinta in più vi basti sapere che i due brani a cui regala la voce David Forbes (These Days e All Roads Lead Back To You) valgono da soli l’acquisto dell’album con una prova come al solito ispirata, intensa e maestosa del nostro David “Boulevard” Forbes!
A questo aggiungo che, non avendo mai particolarmente amato la voce negli Osukaru di Frederik Werner, devo dire che qui mostra finalmente di aver ingranato la giusta marcia con un notevole passo avanti nella gestione della sua (valida) voce e così anche brani come As We Cry (primo singolo), Midnight Lady (Dangerous Game) in duo con Chris Rosander, This Time Around e Never Be ne escono vincitori.
Sacred Land è forse il brano più insipido del lotto e tocca al comunque valido Chris Rosander gestirlo. Infine validi gli inserti offerti dalla voce femminile di Jane Gould in Fool’s Good e The Essence of Love.
In definitiva un album che promette un miracolo e regala invece un lavoro gradevole e ben infiocchettato per farci “credere” in un finto miracolo. Se amate l’AOR più classico e radiofonico resta un album che sicuramente va ascoltato e preso in considerazione per la vostra collezione!
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